Educare il cane senza ricorrere alla violenza

Educare il cane senza ricorrere alla violenza

Ultimo aggiornamento: 17 giugno, 2015

Un cane educato è un padrone felice. Purtroppo la maniera più comune di educare il cane è strattonarlo, picchiarlo o fargli annusare le sue feci.

La violenza non è mai una buona soluzione, ma allora, come educare un cane senza dover ricorrere alla violenza?

La violenza, in tutte le azioni pedagogiche, causa paure, ansie e provoca aggressività. È importante creare un rapporto positivo tra il cane e il suo padrone affinché l’obbedienza non scaturisca dalla paura, ma dall’affetto: solo così l’educazione produrrà dei risultati. Con questo non vogliamo dire che non bisogna castigare. Se il cane ha fatto qualcosa di sbagliato, dev’essere rimproverato e punito per far sì che non lo faccia di nuovo. È possibile, comunque, castigare senza usare la violenza.

Come educare il cane senza ricorrere alla violenza?

Quando si comincia a lavorare sull’educazione del cane è importante che i membri della famiglia si mettano d’accordo sul linguaggio che verrà usato a tal fine e che tutti si impegnino ad usare sempre lo stesso, cioè: ad avere un linguaggio comune. Ogni ordine è associato a una, e solo a un’unica, parola. I cani non capiscono i sinonimi!

Oltre a questo, bisogna prestare attenzione al linguaggio non verbale, soprattutto al tono di voce e alle carezze. Dobbiamo usare un tono di voce  deciso e un timbro grave, è l’unico modo per esprimere autorevolezza. Un timbro di voce acuto o insicuro potrebbe far innervosire il cane o incitarlo alla disobbedienza. Le carezze acquistano un significato diverso a seconda di dove si fanno, sul collo è un gesto d’affetto, lungo il collo è un complimento che il maestro rivolge al proprio alunno, sulla schiena è un incoraggiamento che sprona l’animale, sulla pancia è un atto che tranquillizza i cuccioli. È importante saper usare le carezze nel modo giusto per non confondere il cane, infatti se utilizzate con cognizione faranno sentire al cane che è benvoluto ed egli ubbidirà al suo padrone.

In linea di massima, gli ordini impartiti al cane devono essere brevi e concisi e l’addestramento quotidiano e costante. Deve durare tra i 10 e i 15 minuti, ogni giorno, per far sì che il cane non si stanchi, nonostante, non ci devono essere “giorni liberi” almeno fino a quando il cane non sia stato educato del tutto. Affinché l’educazione del cucciolo sia coerente, non si può passare all’esercizio successivo senza aver imparato perfettamente quello prima, anche se noioso, ed è meglio concludere la lezione con un esercizio di facile realizzazione o con uno che il cane sappia già fare alla perfezione per evitare la sensazione di fallimento. Bisogna essere giusti con il cane e non punirlo senza ragione o allungare troppo la lezione se non ce n’è bisogno.

Va bene, ho capito, ma come si fa?

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Quando cominciamo ad educare il cane, dobbiamo seguire quattro comandi basici: piede, seduto, torna e terra. “Piede” è un ordine che si dà al cane quando si passeggia in strada. Il cane deve camminare con la testa all’altezza del ginocchio del padrone e abituarsi alle variazioni del passo. Non è, infatti, il padrone che deve adeguarsi al ritmo del cane, anzi, è proprio il contrario. Quando si dà l’ordine di “seduto” o “terra”, il cane deve sedersi o mettersi giù e rimanere in questa posizione fino a quando non gli venga dato il comando di “torna”. Per mettere in pratica ognuno di questi comandi, bisogna obbligare il cane a seguirli e premiarlo quando ubbidisce. L’allenamento deve continuare fino a quando il cane è ormai capace di ubbidire solo con la voce e senza ricompensa. Quando un cane ubbidisce ai comandi basici, allora possiamo dire che è ben educato.

Nonostante sia educato, il mio cane continua a comportarsi male, come lo rimprovero?

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Se il cane si comporta male, dev’essere rimproverato ma senza ricorrere alla violenza, bensì con un “NO” categorico, con un tono di voce, espressioni verbali e un atteggiamento di rimprovero. A volte possiamo ricorrere a un oggetto sgradevole per il cucciolo, per esempio a una pistola ad acqua. Se fa qualcosa di sbagliato, lo spruzziamo con il getto della pistola, fino a quando non smetta di farlo. Nel caso in cui abbiamo di fronte cani a cui piace la compagnia, una punizione potrebbe essere isolarlo in una stanza per cinque minuti e, dato che non si tratta di una cosa che gli piaccia, non farà più quello che ci dà fastidio.

È molto importante che le punizioni abbiano corpo (se fa qualcosa di sbagliato più volte, lo dobbiamo rimproverare tutte le volte che commette lo stesso errore) e devono essere messe in pratica nel momento stesso in cui si produce lo sbaglio. Se lasciamo passare del tempo, il cane non collegherà più la punizione allo sbaglio, e l’unico effetto del castigo sarà quello di confonderlo. 

E se si comporta bene, come glielo dico?

Quando i cani si comportano bene o ubbidiscono agli ordini, li possiamo premiare con del cibo, con il loro giocattolo preferito o con una parola gentile e una carezza. La questione è che durante l’addestramento dobbiamo passare poco a poco dal cibo alle parole, per evitare che ubbidisca solo per ghiottoneria.

È importante che i cani ricevano stimolazioni positive affinché ubbidiscano e si comportino nel modo corretto. 

 


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