Cambiamento climatico e plastica minacciano gli uccelli marini

Studi recenti rivelano che molti uccelli marini non sono in grado di adattare il loro ciclo riproduttivo ai cambiamenti climatici.
Cambiamento climatico e plastica minacciano gli uccelli marini
Eugenio Fernández Suárez

Scritto e verificato il veterinario Eugenio Fernández Suárez.

Ultimo aggiornamento: 27 dicembre, 2022

Il cambiamento climatico minaccia tutti gli esseri viventi del pianeta, inclusi gli umani. Sfortunatamente, gli effetti che provocano su animali come gli uccelli marini sono ancora più devastanti. Vediamo di scoprire in che modo il cambiamento climatico e la plastica danneggiano questi animali. 

Cambiamento climatico e uccelli marini

Studi recenti rivelano che molti uccelli marini non sono in grado di adattare il loro ciclo riproduttivo ai cambiamenti climatici. Queste modifiche si verificano in altre specie, che sono state in grado di cambiare diverse abitudini. Per esempio, le prede di questi uccelli.

Gli scienziati ritengono che gli uccelli marini non saranno in grado di adattarsi ai cambiamenti che si verificano nei loro ecosistemi. Quello che succede, principalmente, è che il periodo in cui le uova si schiudono di solito coincide con il massimo momento di caccia. Ma il nuovo panorama climatico ha cambiato le abitudini di questi uccelli. E ora si trovano costretti ad allevare i piccoli in un altro momento, quando scarseggia il cibo.

Quelli marini sono gli uccelli più minacciati del pianeta. La bassa fertilità e la loro alta longevità li rendono ancora più soggetti a questi cambiamenti ambientali. Ecco quindi che oggi, in tutto il mondo, la maggior parte di loro si trova in pericolo di estinzione.

Plastica e uccelli marini

Ma questo non è l’unico problema per questi poveri volatili. Gli uccelli marini sono anche uno dei gruppi di animali che soffrono maggiormente a causa dell’inquinamento marittimo. Parliamo, in particolar modo, di residui di plastica e altri rifiuti prodotti dall’attività umana.

Gabbianella cammina su un cumulo di immondizia

Questi uccelli hanno la sfortuna di confondere spine e altri elementi artificiali con il cibo. Il che produce migliaia di decessi, con il becco e il sistema digestivo saturati di plastica.

I dati gestiti dalla comunità scientifica sono preoccupanti. Si stima che entro il 2050 il 99% degli uccelli marini avrà dei resti di plastica depositati nel sistema digestivo. I dati contrastano con le statistiche realizzate nel 1960, quando l’incidenza di questo fattore era calcolato intorno al 5%.

Questa ingestione è altamente letale, perché oltre alla possibile tossicità, questi uccelli andrebbero incontro a pericolose ostruzioni intestinali. Con la conseguente perdita di peso e l’inevitabile morte. In alcuni uccelli marini, i ricercatori hanno individuato fino a 200 pezzi di plastica per individuo, il che rappresenta un vero e proprio allarme per la comunità scientifica internazionale. Non a caso, si stima che le materie plastiche negli oceani uccidano 1,5 milioni di animali all’anno.

Albatro, uno degli uccelli marini più colpiti

Tra tutte le specie di uccelli marini che rischiano di scomparire per l’eccesso di plastica e il cambiamento climatico, l’albatro è sicuramente l’animale più a rischio. Questa famiglia di volatili marini, per giunta monogami, sono uccelli di grandi dimensioni, con lunghi cicli biologici e grandi migrazioni. Tutti elementi che li rendono assai meno adattabili e più sensibili a ogni tipo di cambiamento del clima.

Gabbiano plana con le ali mezze aperte

Inoltre, la loro dieta si basa su krill, pesce e calamari, tutte specie colpite dall’inquinamento delle materie plastiche. Così che gli albatri non solo possono confondere la plastica con il cibo: la loro stessa fonte di cibo contiene plastica.

Queste specie di uccelli marini ci danno un’idea di come le attività umane colpiscono ecosistemi anche molto distanti. Gli albatri sono uccelli coloniali e nidificano in aree remote e isolate, lontane dall’attività umana. Ciononostante, gli scarti di plastica hanno raggiunto il loro habitat, aree dove non dovrebbe esserci alcun tipo di inquinamento.

La produzione di plastica è aumentata esponenzialmente negli ultimi anni. Sebbene sia utile, la plastica è molto inquinante e non è biodegradabile. La cosa peggiore è che le misure contenitive, come il riciclaggio, sono ancora molto superficiali. Sia perché la trasformazione di questi rifiuti non è del tutto efficace, sia per l’indifferenza delle popolazioni più industrializzate.

Ciò significa che sempre più ambientalisti, scienziati e animalisti stanno pensando come risolvere il problema della plastica in un futuro prossimo. Nella maggior parte dei casi, è chiaro che il riciclaggio non è la soluzione. Occorre cambiare il modo di confezionare i prodotti, utilizzando materiali come il cartone, il vetro o tessuti e rinunciare completamente alla plastica. Un sacchetto del supermercato può finire nello stomaco di una uccello marino, una tartaruga o un delfino, a migliaia di chilometri di distanza.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.