Gli animali nell'antica Roma

Gli animali nell'antica Roma

Ultimo aggiornamento: 23 giugno, 2018

Le civiltà del passato, spesso, amavano “adottare” determinati animali come simboli. Spesso li legavano al culto di qualche divinità, creando leggende e miti su di essa. Altri, erano semplicemente usati nei lavori agricoli e per il trasporto o venivano semplicemente tenuti in casa, come facciamo noi oggi. Se amate la storia, non perdetevi questo articolo dedicato agli animali nell’antica Roma.

Animali nell’antica Roma: il lupo

La storia di questa magnifica civiltà inizia con la famosa leggenda di due fratelli, Romolo e Remo, che furono allattati da una lupa, chiamata Luperca. Secondo la storia, questi bambini erano frutto del tradimento di Rea Silvia con il dio Marte, scoperto dal marito di lei, Amulio.

La madre, evitò la morte ai gemelli, nascondendoli in una cesta, affidandola alla corrente del Tevere. All’altezza del Palatino, questa cesta si fermò su un argine e qui la lupa trascinò i due sulla terraferma, allattandoli come se fossero suoi cuccioli. Più tardi, un pastore si accorse dei neonati e li prese con sé.

Questo mito fu costruito in modo da dimostrare che la fondazione di Roma si doveva a un discendente diretto del dio della guerra, Marte, e che fu allevato da uno degli animali più forti e temuti, il lupo.

Animali nell’antica Roma: animali domestici

Non si sa molto sulla vita quotidiana in quest’epoca, ma ciò che vediamo nei mosaici, nelle statue e nelle monete può essere sufficiente per conoscere qualcosa sulle abitudini o attività degli antichi romani. Possiamo anche conoscere quali erano gli animali nell’antica Roma che erano tenuti in casa.

Ad esempio, nella città di Pompei, in una delle case rimaste in piedi è possibile vedere un mosaico all’ingresso in cui si dice “cave canem“, l’equivalente latino di “attenti al cane”. I cani erano molto comuni in quell’epoca come animali domestici ed erano fondamentali per la guardia e la protezione delle case.

Cane su un mosaico romano

Ma non erano gli unici animali scelti per le case, dove spesso trovavano spazio persino le oche. Le caste inferiori non potevano permettersi certi “lussi”, quindi preferivano questi uccelli ai cani, dato che il loro starnazzare poteva avvertire della presenza di un estraneo.

Esiste la famosa leggenda delle Oche del Campidoglio che, proprio grazie al loro rumore, nel 390 a. C., impedirono la conquista della città svegliando i romani durante un assedio notturno portato avanti dai Galli di Brenno.

Gli imperatori erano personaggi piuttosto eccentrici e spiritosi. Spesso amavano circondarsi di animali molto particolari ed esotici, provenienti dai vari angoli dell’Impero. Giulio Cesare non solo allevava conigli, ma aveva persino una giraffa. Sia Domiziano che Caracalla ebbero entrambi un leone come animale da compagnia.

Animali nell’Antica Roma: guerre e sacrifici

Sicuramente avrete visto il film “Il gladiatore” con Russell Crowe. Ma, mentre è abbastanza coerente con i tipici gusti di Hollywood, ci permette di conoscere un po’ sulle usanze al tempo degli Imperatori.

Gli animali dell’Antica Roma che venivano scelti per lottare contro i prigionieri o condannati a morte erano principalmente felini (come leoni, tigri e leopardi) portati principalmente dall’Africa. Venivano chiusi per giorni e tenuti senza mangiare, per aumentarne la ferocia. Potevano essere usati negli scontri contro uomini armati (vere e proprie cacce, chiamate venatio) o anche solo per sbranare individui legati a dei pali (damnatio ad bestias), nel centro del Colosseo. Un trattamento spesso riservato ai primi cristiani.

Una tigre con due romani su un antico mosaico

Testimonianze storiche affermano che, sotto l’imperatore Tito, nell’anno 80 d. C., durante 100 giorni di festeggiamenti per l’apertura del Colosseo, nel nuovo anfiteatro vennero uccise circa 10 mila persone e ben 9 mila animali.

E, naturalmente, non mancavano gli “spettacoli” in cui venivano mostrati animali esotici come ippopotami, elefanti, struzzi, cammelli e coccodrilli. Gli esemplari più preziosi venivano portati nel luogo in cui l’imperatore di turno custodiva tutti i suoi tesori. Ma non possiamo ignorare il rapporto dei Romani con gli animali in tempi di guerre e battaglie, o anche nella caccia.

Spesso venivano usati nomi di specie diverse per indicare un determinato comando o formazione: testuggine, cervo, riccio, corvo, lupo, asino, ariete, scorpione, farfalla, topo o mulo. L’idea era quella di richiamare una delle caratteristiche eccezionali di ciascun animale. Senza ovviamente scordare l’aquila imperiale, mostrata con fierezza dai legionari dell’Antica Roma.


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