Gli animali possono essere dipendenti da sostanze?

Così come noi, gli animali possono diventare dipendenti da sostanze. Che siano sostanze create dall’uomo o che si trovano nel loro ambiente naturale, vi mostriamo i casi più eclatanti di questa condizione.
Gli animali possono essere dipendenti da sostanze?

Ultimo aggiornamento: 07 novembre, 2021

Noi esseri umani potremmo pensare di essere gli unici ad avere l’impulso di fare uso di sostanze che alterano il sistema nervoso. Tuttavia, anche gli animali possono essere dipendenti da queste sostanze chimiche, poiché i meccanismi cerebrali coinvolti sono simili in molte specie (compresa la nostra).

Che sia per propria volontà o a causa dell’uomo, molte specie consumano composti che alterano il loro comportamento. Se siete curiosi, ecco gli esempi più curiosi documentati fino ad oggi. Non perdeteveli.

Modelli animali di dipendenza

La ricerca sul funzionamento e sugli effetti dei farmaci sull’uomo ha fatto principalmente uso di animali da laboratorio come ratti, maiali e pesci (in altri tempi, anche primati). Sebbene l’obiettivo fosse trovare un beneficio per l’uomo, questi esperimenti ci hanno permesso di esplorare i meccanismi cerebrali della dipendenza.

Il processo neurologico alla base di una dipendenza è simile in umani e non: la dopamina e il sistema limbico sono i principali responsabili della regolazione del sistema di ricompensa nel cervello. Queste vie nervose hanno una chiara funzione, che è quella di incoraggiare comportamenti ripetuti che provocano piacere in modo duraturo.

Nella maggior parte degli esperimenti, gli animali mostrano preferenza per cibi con sostanze che creano dipendenza o li cercano attivamente. Inoltre, mostrano segni di astinenza quando non li ricevono.

Nel caso specifico delle sostanze chimiche, inducono l’attivazione o l’inibizione dei corrispondenti recettori neuronali, creando una risposta condizionata e innaturale perché si continui a consumare il composto chimico. Anche la struttura cerebrale e il funzionamento fisiologico cambieranno a lungo termine a causa dell’uso del farmaco in questione.

Sfortunatamente, il cervello “si abitua” a questi picchi di attività indotti da sostanze, quindi viene a crearsi una dipendenza sia fisica che emotiva. Come è facile immaginare, questo accade anche negli animali da laboratorio a cui vengono somministrati farmaci.

Un topo da laboratorio.

Gli animali selvatici possono essere dipendenti da sostanze?

Anche in natura possiamo riscontrare casi di animali dipendenti da sostanze. Non si tratta però di dipendenze come le intendiamo noi umani (in cui la vita di una persona viene distrutta dall’uso della droga): si tratta piuttosto di un consumo ricorrente per gli effetti piacevoli che ne derivano.

Sicuramente vi chiederete quali sono gli animali che possono diventare dipendenti da sostanze, e come fanno a distinguere tra una sostanza che li fa star male e una che li fa sballare. Per soddisfare la vostra curiosità, vi mostriamo alcuni esempi famosi:

  • Renna americana (Rangifer tarandus): questi cervidi sono attratti dai funghi allucinogeni (Amanita muscaria). Testimoni affermano che dopo averli consumati, le renne corrono e saltano in maniera irregolare, emettono strani versi e scuotono la testa.
  • Elefante (Loxodonta africana): I pachidermi ricercano attivamente gli alberi di marula (Sclerocarya birrea), i cui frutti hanno un sapore dolce. Quando questi frutti diventano troppo maturi, fermentano creando etanolo. Dal momento che hanno difficoltà a metabolizzare questo alcol, dopo averli mangiati gli elefanti si comportano in modo strano.
  • Gatto domestico (Felis silvestris catus): conosciamo bene il rapporto dei felini con l’erba gatta (Nepeta cataria). Questa erba produce vari effetti, come iperattività, stress, sonnolenza e sbavamenti. Anche i grandi felini mostrano una predilezione per quest’erba.
  • Delfini (famiglia Delphinidae): nel 1995, dopo aver osservato un gruppo di delfini che inseguivano un pesce palla gonfio, la biologa Lisa Steiner ipotizzò che questi cetacei si stessero intossicando per mezzo della tetrodotossina che questo pesce secerne attivamente. Si tratta di un’ipotesi ancora da confermare: è possibile che l’intossicazione, mentre giocavano con il pesce, sia sopraggiunta in maniera accidentale.
  • Wallaby (famiglia Macropodidae): i produttori di papavero dell’isola della Tasmania (Australia) riferiscono che i wallaby si introducono nei loro campi per mangiarne le piante, coltivate come materia prima per la produzione di antidolorifici. Dopo aver mangiato i papaveri, questi marsupiali corrono in cerchio fino a perdere conoscenza.
  • Mosche (Drosophila melanogaster): il loro è un caso davvero curioso. Secondo uno studio condotto nel 2012, i maschi delle mosche che non riescono ad accoppiarsi tendono a consumare etanolo. Sembra che l’accoppiamento e l’effetto dell’alcol abbiano dei tratti in comune all’interno del sistema di ricompensa del cervello, motivo per cui le mosche “celibi“ ricercano una sorta di sollievo artificiale attraverso il consumo di questa sostanza.

Come potete vedere, la ricerca del piacere e di nuove esperienze non è esclusiva dell’essere umano. Tuttavia, è si consiglia una certa cautela quando si tratta di umanizzare il comportamento degli animali, poiché l’osservazione diretta può risultare fuorviante (come nel caso dei delfini e dei pesci palla). Alla fine, il significato di ogni comportamento dipende da chi lo interpreta.

Impatto umano sulle dipendenze degli animali

Esistono altre situazioni in cui gli animali non scelgono di consumare sostanze, ma è l’uomo che con esse inquina il loro ambiente. Per darvi un’idea di come ciò avvenga, segnaliamo uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Biology, il quale ha rivelato che le metanfetamine rilasciate dagli impianti chimici nei fiumi avevano causato dipendenza nei pesci che ci vivevano.

Gli impianti di trattamento delle acque reflue non possono eliminare la maggior parte delle droghe e dei medicinali illeciti scaricati dalle case. Questi ultimi finiscono per colpire le specie autoctone.

Sono inoltre stati rilevati casi di pesci che cambiano sesso in acque contaminate da farmaci contraccettivi. Un altro evento documentato è la comparsa di variazioni comportamentali nella fauna acquatica nel cui habitat si sono riversati resti disciolti di antidepressivi.

I pesci sono dipendenti dalla metanfetamine.

Come possiamo vedere, il fatto che anche gli animali possano essere dipendenti da sostanze chimiche è un’arma a doppio taglio. Da un lato, questo comportamento è curioso da osservare e funge da modello nella ricerca sulle dipendenze umane. D’altra parte, tutto ciò ci ricorda la necessità di rivalutare l’impatto che abbiamo sul nostro pianeta.


Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.


  • Horký, P., Grabic, R., Grabicová, K., Brooks, B. W., Douda, K., Slavík, O., … & Randák, T. (2021). Methamphetamine pollution elicits addiction in wild fish. Journal of Experimental Biology224(13), jeb242145.
  • Purdom, C. E., Hardiman, P. A., Bye, V. V. J., Eno, N. C., Tyler, C. R., & Sumpter, J. P. (1994). Estrogenic effects of effluents from sewage treatment works. Chemistry and Ecology8(4), 275-285.
  • McCallum, E. S., Bose, A. P., Warriner, T. R., & Balshine, S. (2017). An evaluation of behavioural endpoints: the pharmaceutical pollutant fluoxetine decreases aggression across multiple contexts in round goby (Neogobius melanostomus). Chemosphere175, 401-410.
  • Shohat-Ophir, G., Kaun, K. R., Azanchi, R., Mohammed, H., & Heberlein, U. (2012). Sexual deprivation increases ethanol intake in Drosophila. Science335(6074), 1351-1355.
  • Janiak, M. C., Pinto, S. L., Duytschaever, G., Carrigan, M. A., & Melin, A. D. (2020). Genetic evidence of widespread variation in ethanol metabolism among mammals: revisiting the ‘myth’of natural intoxication. Biology letters16(4), 20200070.
  • Vanderschuren, L. J., & Ahmed, S. H. (2013). Animal studies of addictive behavior. Cold Spring Harbor Perspectives in Medicine3(4), a011932.

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.