La malattia dei cervi zombie: di cosa si tratta?

La cosiddetta malattia dei cervi zombie è una patologia neurologica che provoca dimagrimento, debolezza, apatia e scoordinamento nei cervidi. 
La malattia dei cervi zombie: di cosa si tratta?
Eugenio Fernández Suárez

Scritto e verificato il veterinario Eugenio Fernández Suárez.

Ultimo aggiornamento: 27 dicembre, 2022

Qualche anno fa una patologia battezzata come la malattia dei cervi zombie, anche conosciuta come cachessia cronica o CWD, ha colpito molti cervidi maschi degli Stati Uniti. Cervi, alci e renne di un totale di 23 stati sono stati colpiti da questa malattia neurologica.

Cos’è la malattia dei cervi zombie?

Questa sindrome è stata scoperta negli anni ’60 in cattività, ma risale solo al 1981 il primo caso allo stato selvatico. Con l’entrata del XXI secolo, si sono formati nuovi focolai che hanno permesso che si diffondesse in gran parte degli Stati Uniti.

La causa della malattia dei cervi zombie è da ricercare nei prioni, proteine che possono impiegare fino a un anno prima di manifestare i sintomi nel soggetto infetto. Gli animali che sono affetti dalla malattia presentano diversi sintomi neurologici, soprattutto debolezza e scoordinamento, oltre ad apatia e dimagrimento.

Non vi è cura per questa malattia, che nella maggior parte dei casi provoca la morte degli animali. Al momento attuale questa patologia non colpisce gli esseri umani, ma uno studio su primati non umani mostra che il consumo di carne o di cervello di animali infetti può essere pericoloso.

Allo stato selvatico, le popolazioni raggiungono appena un 10% di animali infetti. Viceversa nelle popolazioni allevate in cattività il tasso di infezione può raggiungere il 79% del branco.

Renna nel bosco

È probabile che gli animali si infettino tra di loro tramite liquidi come le feci, la saliva, il sangue o l’urina. I prioni resistono molto tempo nell’ambiente, motivo per cui un esemplare potrebbe essere contagiato da animali morti già da diverso tempo.

Questa malattia ha messo in pericolo le popolazioni dei cervi di tutti gli Stati Uniti, ma ha causato diversi problemi anche nei paesi nordici, in particolare è arrivata sino ad aree in cui vi sono ancora pastori di renne.

I lupi: una barriera per frenare la diffusione di questa patologia?

Sono diversi i professionisti che sostengono che i lupi rappresentino il miglior mezzo per tenere sotto controllo questa malattia. La strategia di caccia dei lupi mira a esaurire le prede più deboli dei branchi di cervidi, come gli esemplari affetti da questa patologia.

Uno studio pubblicato nel 2011 ha analizzato tramite modelli matematici diverse strategie al fine di frenare il diffondersi della malattia. Si è visto che la selezione effettuata da predatori come il lupo sembra essere molto più efficace rispetto a quella per opera dei cacciatori, e potrebbe portare alla scomparsa della malattia in presenza di determinate circostanze.

Alce sotto la neve

Lo studio indica anche che la presenza di questi predatori potrebbe eliminare la comparsa della malattia dei cervi zombie in nuove aree, il che suggerisce che le zone in cui non vi sono lupi potrebbero favorire enormemente la disseminazione della stessa.

Visto il potenziale rischio che deriva da tale patologia, soprattutto se si pensa a una sua possibile mutazione, è evidente ancora una volta che i lupi e altri predatori aiutano a mantenere un equilibrio naturale. Grazie al loro comportamento, permettono di tenere sotto controllo malattie che sono pericolose anche per l’essere umano.

È dunque evidente che l’importanza della catena alimentare in natura si ripercuote anche sulla salute della nostra specie. Conviene tenerlo a mente quando si propongono interventi volti a ridurre le popolazioni di animali selvatici come il lupo.


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  • Mathiason, C. K., Powers, J. G., Dahmes, S. J., Osborn, D. A., Miller, K. V., Warren, R. J., … & Wild, M. A. (2006). Infectious prions in the saliva and blood of deer with chronic wasting disease. science314(5796), 133-136.


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