La morte di Koko, la femmina di gorilla che parlava agli uomini

La morte di Koko, la femmina di gorilla che parlava agli uomini
Eugenio Fernández Suárez

Scritto e verificato il veterinario Eugenio Fernández Suárez.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

Qualche tempo fa, il 20 giugno 2018, è stata purtroppo confermata la morte di Koko, probabilmente la femmina di gorilla più famosa al mondo. Apparteneva alla sottospecie dei gorilla di pianura occidentale ed è morta all’età di 46 anni in quella che è stata la sua casa negli ultimi anni, La Fondazione Gorilla di San Francisco, Stati Uniti.

Secondo quanto affermano i suoi curatori, la morte di Koko è avvenuta nel sonno, senza dolore da parte di questo grande e celebre primate. Molto probabilmente, la Fondazione chiuderà i battenti, soprattutto ora che l’uso dei primati per studiare il linguaggio è stato messo in discussione, per ragioni di carattere etico.

Koko, un gorilla con una mente prodigiosa

Koko divenne famosa per la sua bravura nel linguaggio dei segni. La sua tutor, Franscine Patterson, riuscì ad insegnargli più di 1.000 segni che l’animale poteva sia capire che utilizzare. Inoltre, era in grado di comprendere almeno 2000 parole del vocabolario orale inglese.

Si crede però che queste competenze siano state spesso esagerate. In generale, la comunità scientifica concorda sul fatto che Koko non era in grado di elaborare frasi usando la sintassi e la sua capacità di comunicare era simile a quello di un bambino di quattro anni.

Koko divenne un fenomeno virale quando fu utilizzata in un video contro il cambiamento climatico. Sebbene molto commovente, è poco credibile che questo primate fosse in grado di comprendere e commentare le cause e le soluzioni di un fenomeno che solo gli umani capiscono. Nonostante lo scopo fosse nobile, si è trattato di una esplicita forzatura.

Koko gorilla

Conoscete la storia di Koko?

Koko nacque nello zoo di San Francisco e durante i primi mesi di vita fu spesso malata. Quindi fu necessario incaricare una persona affinché si prendesse cura di lei. E proprio la sua curatrice, Franscine Patterson, creò un legame molto forte ed emotivo con questa femmina di gorilla.

Successivamente, Franscine riuscì a portare Koko in una fondazione dove rimase per il resto della sua vita. Alcuni mostrarono subito forti critiche nei confronti di questa decisione, dato che nello zoo, nonostante fosse uno spazio chiuso, per lo meno Koko aveva molti altri gorilla con cui interagire. Invece che una sola persona.

La vita avventurosa di Koko

A Koko piacevano moltissimo gli animali e in molte occasioni si prendeva cura dei gatti, esprimendo il suo amore per loro. Queste manifestazioni avvenivano in modo esplicito, dato che il primate era in grado di usare il linguaggio dei segni per comunicare i suoi sentimenti.

Questa gorilla incontrò molte persone, come Leonardo Di Caprio o anche Robin Williams. Tutto il mondo poté vedere la reazione di Koko alla notizia della morte del famoso attore.

Il problema etico legato all’esperienza di Koko

Sebbene Koko abbia ispirato molte persone, ci sono molti che credono che le condizioni in cui è stata allevata nascondano un sottile esempio di maltrattamento animale.

Gorilla di montagna nella selva

I primati corrono spesso il rischio di essere umanizzati. Specialmente se sono tenuti a stretto contatto con le persone. E ciò, evidentemente, è qualcosa che essi subiscono e che non scelgono. La conseguenza diretta di questa prassi è che poi risulterebbe impossibile reinserire questi gorilla nel loro habitat. Ecco perché non dovrebbero mai essere isolati e obbligati a vivere come persone.

Anche se ha vissuto con i gorilla in varie fasi della sua vita, Koko è stata obbligata al continuo contatto con le persone. Qualcosa che va certamente contro la sua natura selvaggia.

In questo senso, alcuni credono che sarebbe stato meglio lasciare Koko vivere tranquillamente nello zoo dove nacque. Qui avrebbe goduto delle stesse attenzioni ma con il vantaggio di sentirsi parte di un gruppo e interagire con i propri simili.

Alcuni criticano questi esperimenti con i primati, poiché se non vanno come previsto, possono innescare situazioni drammatiche. Come l’abbandono o la sperimentazione animale, due esempi di maltrattamento psicologico grave per questi primati finiti in balia di pseudo-scienziati.

Quel che è certo è che Koko ha avuto una vita molto diversa da quella dei suoi simili e, soprattutto, che le è stata imposta. Forse la sua storia e i suoi video possono aver aiutato a sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti della natura, ma si tratta comunque di un ulteriore esempio di strumentalizzazione da parte dell’uomo.


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