Liberare animali esotici in natura è pericoloso

Liberare animali esotici in natura è pericoloso

Ultimo aggiornamento: 27 settembre, 2015

Acquistare animali esotici potrebbe sembrare un’idea originale, almeno in un primo momento. Una piccola rana, un uccello tropicale, un pesce particolare o un serpente potrebbero sembrare l’animale giusto per sorprendere o terrorizzare amici e parenti. Tuttavia, mantenere un animale esotico non è cosa facile, oltre che essere costoso: per questo molte persone decidono di disfarsi dell’animale poco dopo l’acquisto. Ma liberare animali esotici in natura può essere molto pericoloso: vi spieghiamo i motivi.

Liberare un animale esotico in natura può essere controproducente sia per l’animale che per l’ambiente in cui si decide di liberarlo: se l’animale è stato “strappato” al suo ambiente in età molto precoce, sicuramente non avrà avuto il tempo di sviluppare le dovute esperienze che gli permetterebbero di difendersi dai predatori o procurarsi il cibo. Allo stesso modo, sarà difficile che si adatti ai cambiamenti climatici, soprattutto se proviene da zone caratterizzate da un clima diverso da quello in cui viene liberato o dall’assenza di stagioni.

Il secondo aspetto ha a che fare con l’ambiente, e si riferisce ai vari modi in cui l’inclusione di un animale estraneo può influenzare la flora e la fauna locale. Successivamente esamineremo ulteriormente questo punto.

Dieta

Uno degli elementi più pericolosi ha a che fare con la dieta degli animali introdotti nell’ambiente. Dal momento che non riusciranno a trovare le fonti di cibo di cui si nutrirebbero nel loro ambiente naturale, dovranno necessariamente sostituirle con altre, generando quindi un processo di predazione che può compromettere seriamente i delicati ecosistemi locali.

L’inserimento di specie esotiche nell’ambiente ha portato alla scomparsa di molte specie animali e vegetali che, non possedendo un “meccanismo di difesa” nei confronti della specie “estranea”, diventando quindi facili vittime di questa.

Mancanza di predatori e riproduzione

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Un altro elemento da tenere in considerazione è la mancanza di predatori nel nuovo ambiente naturale in cui viene a trovarsi la specie esotica liberata. La presenza dei predatori è fondamentale per controllare la crescita delle popolazioni animali che, altrimenti, se non fossero predate, crescerebbero a dismisura riproducendosi, diventando una vera e propria piaga.

In questo modo si creano situazioni che potrebbero danneggiare non solo la fauna locale, ma anche le coltivazioni. Inevitabilmente, per tenere sotto controllo tutto questo fenomeno, bisogna sacrificare migliaia di specie che finiscono per diventare vittime innocenti dell’irresponsabilità degli esseri umani che le scelgono come animali domestici.

Batteri e microrganismi

Proprio come gli esseri umani, anche gli animali trasportano (sulla pelle, sulle piume o sul mantello) un gran numero di microrganismi che, per loro, sono innocui. Tuttavia, se inseriti in un nuovo ambiente, possono causare gravi malattie a quegli animali che non possiedono una difesa immunitaria contro questi microrganismi.

Questo fenomeno potrebbe causare molti danni, specialmente se colpisce animali che sono alla base della catena alimentare, in quanto potrebbe generare un fenomeno di sfaldamento massivo di un ecosistema e la malattia potrebbe persino diffondersi in modo incontrollato.

Mutazioni

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Un’altra conseguenza negativa, sia per le specie che per gli ecosistemi, è la possibilità che si possano manifestare gravi alterazioni nel comportamento abituale degli animali introdotti, in particolare per quanto riguarda le abitudini alimentari. Questo aspetto è collegato alla dieta, ma le mutazioni possono verificarsi anche nei sistemi di adattamento della specie.

Ad esempio, qualche tempo fa è stato reso noto un caso in cui una specie di Colossoma (appartenente alla famiglia dei Piranha, ma con una dieta a base di vegetali) venne introdotta in un fiume, allo scopo di favorire la riproduzione della specie locale che, a causa della pesca indiscriminata, era a rischio estinzione. La dieta degli esemplari introdotti si sarebbe basata, dunque, sui frutti che, cadendo dagli alberi circostanti le rive del fiume, sarebbero caduti in acqua.

Ma, nei dintorni del fiume in cui furono introdotti, non c’era né la quantità né la varietà di alberi da frutto necessari a sfamare questa specie. Per questo motivo, i pesci apportarono un cambiamento nella loro dieta e iniziarono a predare i Colossoma locali (con cui, invece, avrebbero dovuto riprodursi) e anche tutti i pesci e i piccoli animali che vivevano nel fiume.

La situazione peggiorò quando iniziarono a verificarsi attacchi nei confronti di uccelli, bestiame e addirittura dell’uomo. Pertanto, si dovette intraprendere un processo, lungo e costoso, per eliminare la specie introdotta che, nel frattempo, aveva triplicato la sua popolazione a scapito di gran parte della fauna locale.


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