Parvovirosi canina: trasmissione, sintomi e cure

Parvovirosi canina: trasmissione, sintomi e cure

Ultimo aggiornamento: 07 agosto, 2015

La parvovirosi è una delle infezioni più comuni e contagiose che possono contrarre i cani. I più colpiti sono i cuccioli, ma anche i cani adulti si possono ammalare e in rare occasioni perfino i lupi e le volpi. Continuate a leggere per sapere di più su questa malattia.

Che cos’è la parvovirosi?

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La parvovirosi è un’infezione molto grave che colpisce l’apparato digerente e i globuli rossi del cane; nei cuccioli può arrivare a danneggiare il muscolo cardiaco. La malattia è provocata dal parvovirus canino, identificato nel 1978 e se non trattata in tempo è capace di portare alla morte l’animale in pochi giorni.

È stato messo a punto un vaccino, ma si sono verificati alcuni casi di cani vaccinati che si sono ugualmente infettati. I cuccioli ne sono particolarmente soggetti, soprattutto in quel momento particolare della loro vita in cui l’immunità naturale data dal latte materno svanisce, ma il sistema immunitario proprio non si è del tutto sviluppato. Il cucciolo quindi rimane indifeso. Allo stesso modo, è possibile che un cane vaccinato da cucciolo contragga questo virus da adulto, in quanto il vaccino somministrato al cucciolo non ha la stessa efficacia sul cane adulto.

Il virus della parvovirosi è molto resistente ai disinfettanti e sopravvive a lungo in condizioni ostili, calore, freddo, secchezza, umidità; può contaminare le superfici dei rifugi canini, le cucce, i collari, i guinzagli, i recipienti, gli alimenti….

Come si trasmette la parvovirosi?

La parvovirosi si trasmette per contatto diretto. I cani ingeriscono il virus che è presente un po’ dappertutto, anche se il primo posto restano le feci dei cani infetti.  Il virus, che resta latente, può essere trasportato in giro,  sulle zampe o il pelo dei cani, sotto le nostre scarpe, con i trasportini, le gabbie ecc. I parchi e le aree frequentate dai cani sono luoghi ad alto rischio di contagio per questa malattia.

Il virus può essere trasmesso anche per via intrauterina: se la cagna incinta si infetta, trasmetterà questa patologia ai suoi cuccioli.

I cani che non sono stati vaccinati per la parvovirosi hanno maggiori probabilità di contrarre questa malattia. Nei cuccioli il rischio di infezione è più alto tra il periodo dello svezzamento e il quarto mese. Da qui l’importanza di tenere il cucciolo in casa fino a quando non abbia completato il ciclo di vaccinazioni. Infine, alcune razze, come il Rottweiler, il Dobermann e il Labrador sono più sensibili al parvovirus.

Quali sono i sintomi della parvovirosi?

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I sintomi della parvovirosi sono una forte diarrea (spesso con sangue), vomito, febbre, perdita di appetito, depressione, sonnolenza e disidratazione. A causa del vomito e della diarrea, la disidratazione può avvenire molto rapidamente, ecco perché la maggior parte dei decessi si verifica tra le 48-72 ore dopo l’inizio dei primi sintomi. Inoltre nei cuccioli con meno di tre mesi l’infiammazione si può localizzare nel cuore. In questi casi la diarrea non compare e purtroppo, non essendoci segnali esterni, il cucciolo può anche morire nel giro di breve tempo, a causa dei gravi danni cardiaci subiti.

Per riuscire a stabilire se il cane ha questa infezione sono necessarie analisi di laboratorio, perché in effetti i sintomi che presenta sono simili a quelli di molte altre malattie. Al di là di tutto, alla comparsa di questi sintomi bisogna contrastare subito la disidratazione, per cui è molto importante portare immediatamente il cane dal veterinario.

Come si cura la parvovirosi?

Purtroppo un trattamento specifico, in grado di contrastare l’infezione, non esiste ancora, ma si possono stimolare le difese del cane, affinché sia il suo stesso sistema immunitario a combattere la malattia.

Il trattamento deve cominciare il prima possibile, alla comparsa dei primi sintomi e va affiancato ad una cura per prevenire la disidratazione, che rimpiazzi la perdita di liquidi ed elettroliti. Inoltre bisogna contrastare la diarrea e il vomito e prevenire le infezioni secondarie.

Le cure sono piuttosto care e non sempre offrono la garanzia di guarigione, ma ci sono, naturalmente, molte più possibilità che l’animale guarisca con il trattamento che non lasciandolo senza.


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