Tartarughe delle Galápagos: dopo cento anni cominciano a rinascere

Tartarughe delle Galápagos: dopo cento anni cominciano a rinascere

Ultimo aggiornamento: 13 settembre, 2016

Benché la varietà di flora e fauna delle Galápagos sia ricca e stupefacente, la prima specie che ci viene in mente, quando pensiamo a queste isole, sono le tartarughe, gigantesche e longeve. La buona notizia è che dopo cento anni, cominciano a rinascere spontaneamente nuovi esemplari di questi magnifici animali.

Un secolo di attesa per veder nascere nuovamente le tartarughe delle Galápagos

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Autore della foto: Leandro Martinez

La scoperta è stata fatta sull’isola di Pinzón. Si tratta di esemplari baby di Chelonoidis ephippium, la più piccola tra le tartarughe giganti delle Galápagos, il cui carapace può però raggiungere gli 84 centimetri.

Specie endemica di quest’isola, la Chelonoidis ephippium mezzo secolo fa ha rischiato di estinguersi. Nel 1970 una spedizione scientifica censì solo 19 esemplari, dall’età media di 70 anni.

Fu allora che queste tartarughe furono trasferite nell’isola di Santa Cruz, sede della Fondazione Charles Darwin, una stazione scientifica dedicata allo studio e alla tutela della vita dell’arcipelago e del suo ecosistema. Qui si è riusciti a far riprodurre gli animali in cattività, per poi reintrodurre gli esemplari giovani nel loro ambiente naturale.

La Chelonoidis ephippium ha un importante ruolo regolatore nell’ecosistema dell’isola di Pinzón, trattandosi del principale erbivoro del luogo. Secondo gli esperti, la nascita di queste tartarughine dimostra che l’ecosistema, dopo 100 anni, comincia a dare segni di ripresa.

Ci è voluto un secolo prima che le tartarughe giganti delle Galápagos potessero tornare a riprodursi allo stato brado. Eliminare il gran numero di roditori che stava colonizzando le isole è stato il fattore decisivo che ha permesso di ottenere questo risultato.

Alcuni dati sulle tartarughe giganti

Le tartarughe giganti sono gli animali più longevi tra i vertebrati. La loro età media è di circa 100 anni, ma esistono esemplari che sono riusciti a superare il secolo e mezzo di vita.

Ecco altri dettagli su questi magnifici esseri:

  • Possono raggiungere il metro e mezzo di lunghezza e i 250 kg di peso.
  • Si cibano di erbe, foglie e cactus.
  • Dormono circa 16 ore al giorno.
  • Possono resistere fino ad un anno senza mangiare né bere, grazie al loro metabolismo lento e alla capacità di accumulare grandi riserve d’acqua.
  • Trovandosi in pericolo di estinzione, sono strettamente protette dal governo ecuadoriano dal 1970.

Pirati alle Galápagos

Quando Charles Darwin arrivò sulle Galápagos, nel 1835, vivevano nell’arcipelago 15 tipi di tartarughe giganti. Oggi sono diventati 11.

Da una popolazione iniziale di 250 mila esemplari, attualmente ne sopravvivono 15.000. Si stima che più di 100 mila tartarughe siano state portate via da pirati, balenieri e mercanti tra il XVII e il XIX secolo.

A quell’epoca, le isole erano considerate un porto sicuro e un buon approdo per rifornire le navi di cibo e acqua. E la fonte principale di carne nelle Galápagos proveniva senza dubbio e, purtroppo, dalle tartarughe giganti.

La mano dell’uomo

La presenza umana nelle isole, come sempre accade, è stata la causa della distruzione dell’ambiente naturale, dell’estinzione completa o della diminuzione di molte specie.

L’uomo introdusse sulle isole Galápagos, animali – tra cui maiali, capre, cani, gatti e mucche – estranei all’ecosistema; ben presto cominciarono a rappresentare una minaccia per le uova di tartaruga.

I roditori, il motivo principale dell’estinzione delle tartarughe delle Galápagos

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Con l’uomo sono arrivati sulle isole Galápagos i topi e i ratti che infestavano le navi e hanno trovato un banchetto a disposizione: le uova di tartaruga.

Di conseguenza, nel 2012 è stata avviata una campagna per eliminare i topi dall’arcipelago; le tartarughe, infatti, riuscivano a riprodursi solo in cattività e i piccoli restavano sotto le cure dei biologi fino a raggiungere una dimensione sufficiente per non essere catturati dai predatori.

Finalmente, sembra che questa situazione stia cominciando ad invertirsi: questi meravigliosi rettili giganti riescono nuovamente a riprodursi allo stato libero. Evviva!

Fonte dell’immagine principale: www.lavoz.com.ar

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