Uomo di 109 anni confeziona maglioni per i pinguini

Uomo di 109 anni confeziona maglioni per i pinguini
Francisco María García

Scritto e verificato l'avvocato Francisco María García.

Ultimo aggiornamento: 27 dicembre, 2022

Alfred Data ha realizzato un’importantissima iniziativa alla veneranda età di 109 anni. Era l’uomo più vecchio d’Australia ed è stato impegnato nella questione dei pinguini danneggiati dal petrolio riversato a Phillip Island. Alfred sapeva cucire maglioni e aveva deciso di mettere questa sua abilità al servizio dei pinguini.

Una bellissima storia

Fonte: peru.com
Fonte: peru.com

Questa storia ebbe inizio nel 2013, nel momento in cui la Phillip Island’s Peguins Foundation cercava volontari per aiutare questi piccoli animali che vivono in Nuova Zelanda e che hanno difficoltà a causa del petrolio versato nel sud dell’Australia.

Alfred decise di collaborare nel miglior modo che conosceva. Aveva imparato a cucire nel 1932, quando aveva confezionato un maglione per il suo nipotino appena nato, dunque vide la possibilità di modificare le misure delle sue creazioni per adattarle ai pinguini. Con l’età, le mani di Alfred avevano perso abilità, ma ogni maglione era comunque perfetto.

Un capo necessario per i pinguini

Quando i pinguini sfortunati arrivano alla fondazione, gli si mette un maglione affinché la sostanza non rimanga attaccata alle piume. Nel 2001, circa 438 pinguini sono stati investiti dal petrolio a Phillip Island, dove vive abitualmente una colonia di 32.000 esemplari e, grazie a questi maglioni, circa il 97% degli animali è riuscito a riabilitarsi in clinica.

Altre persone nell’iniziativa

Alfred Date, che aveva 7 figli e 20 nipoti, non fu l’unica persona a collaborare in questa iniziativa. Centinaia di persone in tutto il mondo lo seguirono. Così la Phillip Island’s Penguins Foundation nel 2004 dovette chiedere ai volontari di non inviare più vestiti data l’eccedenza di capi che arrivavano.

Alcuni esperti furono contrari all’iniziativa, sostenendo che tali capi avrebbero potuto stressare i pinguini, animali selvaggi che non avevano mai avuto contatti con gli esseri umani.

Si arrivò persino a sostenere che i maglioni facevano attaccare di più il petrolio alla pelle. Inoltre, l’organizzazione International Bird Rescue, sosteneva che l’ultima cosa da fare era mettere qualcosa sopra le piume degli animali.

Nonostante tali opinioni contrarie, i dati ottenuti nel corso del progetto rivelarono una realtà distinta. La vita di moltissimi di questi animali venne messa in salvo grazie a questa idea.

La preoccupazione per un gran numero delle 438 vittime era elevata. È una grande soddisfazione poter dire di aver salvato la vita della quasi totalità di loro.

La piaga del petrolio

Fonte: peru.com
Fonte: peru.com

L’effetto del petrolio su questi animali è quello di separare le loro piume. In tal modo, l’acqua le attraversa e la temperatura scende, cosa che fa diventare l’animale molto pesante. Andare a caccia di cibo in tali condizioni è difficile e gli animali muoiono di fame. Inoltre, pulendosi con il becco, ingeriscono ogni tipo di sostanza tossica.

I maglioni che vennero realizzati avevano l’obiettivo di impedire che il petrolio danneggiasse le piume dei pinguini e di fare in modo che ali e becco non si impigliassero. Essendo di lana pura, i pinguini potevano mantenersi al caldo senza correre il rischio di riscaldarsi troppo, e riuscivano anche a respirare bene attraverso questo materiale.

La lana può assorbire in parte il petrolio, ma in quantità ridotte.

Capi in eccesso

I capi che non servivano per la riabilitazione venivano fatti indossare a pinguini di peluche successivamente venduti per raccogliere fondi. La somma ottenuta veniva destinata a diversi progetti di ricerca e conservazione. Quest’uso intelligente delle risorse ha generato interessanti ingressi investiti in nuove ricerche a favore degli animali più bisognosi.


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