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Cani violenti: un problema di istinto o di educazione?

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Cani violenti: un problema di istinto o di educazione?
Ultimo aggiornamento: 05 marzo, 2018

Rottweiler, Pitbull e altri cani sono da tempo inseriti nella lista nera dei cosiddetti “cani potenzialmente pericolosi”. Alcune persone sono convinte che questa indole aggressiva si nasconda nel loro DNA… Ma davvero la violenza è una caratteristica ereditaria? Cerchiamo di fare luce sul delicato argomento dei cani violenti, per capire se si tratta di un problema di istinto o di educazione.

Rispetto alla possibilità di un’eventuale scintilla genetica della violenza di quelle razze, va detto che esistono già diversi studi che dimostrano che il DNA non è sempre il fattore principale. L’aggressività sembra non essere qualcosa di intrinseco nei cani, ma un carattere appreso. Ci sono diversi fattori che lo influenzano.

Cani violenti: istinto o educazione? Fattori scatenanti

È vero che, per anni, razze come i Pitbull o i Rottweiler e non solo, sono state usate nei combattimenti tra cani. Questa cattiva pubblicità ha fatto in modo che l’opinione pubblica consideri, a priori, questi tipi di cani come assolutamente violenti. Allo stesso tempo esiste una diffusa superficialità tra chi compra o adotta animali del genere.

Essi, infatti, richiedono cure, attenzioni e un tipo di addestramento speciale. L’educazione del cane, che è fondamentale, spesso viene purtroppo improvvisata da padroni poco esperti e che usano il loro animale per proiettare, verso gli altri, un’immagine forte e potente.

Per fare chiarezza, vediamo allora di presentare i principali fattori che possono rendere i cani violenti.

DNA

Indipendentemente dal fatto che il DNA influenzi, o meno, le cosiddette razze “potenzialmente pericolose”, al rispetto il dibattito è sempre stato veemente. Certamente è sotto gli occhi di tutti che, generazione dopo generazione, l’aver incrociato tipi di cani di forte corporatura, con denti pronunciati e con una predisposizione all’aggressività, può aver influito nella costruzione psicologica, oltre che fisica, di animali come Pitbull o Rottweiler.

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Va detto, però, che una buona socializzazione messa in atto sin dai primi mesi, consente ai cucciolo di formarsi e crescere in modo adeguato. Seguendo le istruzioni e sotto la supervisione di un addestratore professionista, potrete eliminare le sfumature violente della razza. Avrete un perfetto animale da compagnia, mansueto e gentile, mantenendo sempre una serie di precauzioni per ogni possibile evenienza.

Un imprinting sbagliato causa cani violenti

L’imprinting, o apprendimento per esposizione, interessa la stagione di sviluppo dei cuccioli nel loro ambiente familiare. Questo elemento è cruciale affinché il vostro animale cresca con un carattere sereno ed equilibrato. Quando questo processo viene eseguito in modo sbagliato, magari per colpa di uno svezzamento troppo precoce, ecco che il cucciolo svilupperà una serie di problemi mentali e comportamentali.

L’infanzia, come anche nelle persone, è il momento più importante nella vita di una cane, perché è durante questo lasso di tempo che acquisisce e consolida abitudini che dureranno per tutta la vita.

L’esempio dei genitori

Se la madre dei cuccioli, o altri cani anziani che le stanno intorno, sono stati usati per lottare, mostreranno questo atteggiamento ai più piccoli, trasmettendoglielo praticamente insieme al latte.

I cuccioli, come gli umani, sono come spugne in grado di assorbire e imitare qualsiasi comportamento, senza distinguere tra quelli giusti o sbagliati. Se questo processo non viene fermato in tempo, riapparirà costantemente nella vita del vostro amico a quattro zampe. Se un cucciolo viene educato nel modo giusto, sarà possibile correggere ogni sfumatura pericolosa.

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Cattiva educazione

Un altro fattore che influenza l’aggressività di queste razze è che molti padroni non riconoscono l’importanza di un addestramento speciale. Per aver respirato l’aggressività nel loro ambiente e, visto che loro stessi, crescendo, acquisiscono caratteristiche di forza e dominazione, hanno bisogno di sapere chi è il capobranco.

Dovrete insegnare al vostro cane ad ascoltare e obbedire, rispettando i comandi vocali. L’obiettivo è stabilire una gerarchia ben precisa. Se trasmettete questo messaggio al cucciolo di pochi mesi, riuscirete a superare la maggior parte dei problemi. Attenzione però: raccomandiamo sempre di prendere precauzioni e seguire i consigli di un addestratore professionista.

Maltrattamenti

DNA, imprinting sbagliato, cattivo esempio dei genitori ed educazione sbagliata. A parte questi quattro fattori che incidono nella formazione di un cane cattivo, ci sembra giusto parlare anche delle violenze che, direttamente, vengono subite da questi bellissimi animali. Il maltrattamento animale è alla base del commercio di cani. E, se volete a tutti i costi adottare o comprare un Pitbull o Rottweiler, il rischio che il vostro esemplare sia frutto del traffico illegale è molto alto.

Sembra un paradosso, ma proprio per la loro cattiva fama e per la moda, questi cani possono costare molti soldi. Tenuti in condizioni precarie, senza acqua o cibo per giorni, in condizioni igienico-sanitarie indecenti, vengono smerciati in vari modi, con la possibilità di pericoli concreti per i nuovi proprietari e per tutta la famiglia.

In questo articolo abbiamo cercato di considerare i vari fattori che portano allo sviluppo di cani violenti. Rispetto alla domanda se incida più l’istinto o l’educazione, non esiste una risposta unica e definitiva. I fattori che influenzano l’aggressività nei cani, sono molteplici e spesso intervengono insieme. E’ colpa dell’istinto? In parte, certamente. L’educazione gioca un ruolo importante? Senza dubbio e più dell’istinto. Semmai occorre spostare la questione verso un altro argomento. Ovvero il modo in cui l’uomo considera, cresce e alleva questi straordinari animali che, in fin dei conti, finiscono per essere vittime di quella stessa violenza che poi l’uomo critica e teme.

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.