Cos'è la pitiosi equina?
Scritto e verificato il biologo Samuel Sanchez
La pitiosi equina è una micosi localizzata, caratterizzata dalla comparsa di lesioni granulomatose cutanee, sottocutanee, gastrointestinali e multisistemiche causate dal microrganismo eucariote Pythium insidiosum. Questa condizione è chiamata swamp cancer in inglese, poiché i focolai compaiono principalmente in luoghi umidi o in seguito a inondazioni.
La pitiosi non è una condizione unica dei cavalli, poiché può colpire anche piante, cani, uccelli e, occasionalmente, l’uomo. Se volete sapere tutto su questa grave condizione negli equidi e su come rilevarla prima che sia troppo tardi, continuate a leggere.
Cos’è la pitiosi equina?
La pitiosi equina è una condizione non contagiosa causata dal patogeno Pythium insidiosum, un microrganismo eucariote appartenente alla famiglia delle Pythiaceae, all’ordine Peronosporales e alla classe degli Oomiceti. Il micelio di questa specie è composto da ife settate che formano sporangi nell’acqua e sui tessuti vegetali che parassitano.
Fino a poco tempo fa, questa malattia era considerata problematica solo nelle regioni umide e paludose, ma sono stati segnalati casi in luoghi che non presentano queste caratteristiche. Ad esempio, nelle zone aride degli Stati Uniti come l’Illinois, New York e persino il Wisconsin, vengono segnalati sporadicamente i sintomi della pitiosi equina.
Il meccanismo patologico di questo oomicete può essere riassunto nei seguenti punti:
- Nell’ambiente acquatico le ife di questo microrganismo rilasciano zoospore biflagellate capaci di muoversi e nuotare. Queste zoospore cercano di incistarsi nei tessuti danneggiati, siano essi di animali o piante.
- Nel caso dei cavalli, l’infezione avviene per contatto e si sviluppa nel tessuto cutaneo. Nei cani, l’infezione avviene per ingestione di zoospore e i segni clinici sono di tipo gastrointestinale.
- Equidi, cani, gatti, bovini, piante, uccelli e umani sono potenziali ospiti di questo oomicete. Tuttavia, la pitiosi è più comune nelle specie e nelle razze di grossa taglia che sono spesso a contatto con l’acqua dolce.
Le alte temperature, la vegetazione estesa e l’acqua favoriscono la crescita di questi microrganismi patogeni.
Sintomi della pitiosi equina
Come indicato dal centro professionale AG Center , la pitiosi equina si presenta inizialmente come una ferita che non si rimargina. Questa lesione è un eccellente punto di ingresso per l’agente patogeno e il sito di infezione. Una volta che il Pythium ha colonizzato il tessuto, l’area diventa granulomatosa e le cellule necrotizzate vengono immagazzinate in essa, dando origine a strutture note come kunker.
Queste lesioni si verificano unicamente sulle gambe o sull’addome del cavallo. Se l’ospite sviluppa più di un granuloma, si manifestano tutti nello stesso punto, conferendo alla ferita l’aspetto di un tumore con molti nuclei di crescita. La massa ha un cattivo odore, ha un centro duro e produce continuamente scariche sierose e sanguinolente.
Per questo motivo, la pitiosi equina è anche conosciuta come cancro della palude. Le lesioni si sviluppano come masse simili a tumori, specialmente alle estremità, fatto che può trarre in inganno. Questa condizione è fatale in oltre il 95% dei casi se non viene trattata immediatamente.
La pitiosi equina è un tipo di cancro?
Sebbene le lesioni granulomatose assomiglino a un tumore canceroso, bisogna evidenziare che in realtà hanno ben poco a che fare con il cancro. Nelle neoplasie maligne, una linea cellulare muta a livello genetico e cresce in modo incontrollabile, e può anche diffondersi ad altri tessuti in un processo noto come metastasi.
Nella pitiosi equina, le lesioni necrotizzate assumono una forma rigonfia, ma non seguono gli stessi meccanismi di sviluppo del cancro e non si diffondono ad altre parti del corpo. Pertanto, il termine cancro della palude non è molto azzeccato.
Diagnosi e trattamento
La diagnosi viene fatta osservando e prelevando campioni dalla lesione, che verranno analizzati per trovare l’esatto patogeno. In questi casi è molto utile la Polymerase Chain Reaction (PCR), in cui il genoma del microrganismo viene amplificato e la sua presenza viene confermata con test specifici.
Sebbene la diagnosi sia relativamente semplice, il trattamento è un’altra questione. Pythium insidiosum sembra un fungo ma non lo è, quindi la stragrande maggioranza degli antimicotici è inutile nel trattamento della condizione. L’approccio alla pitiosi equina avviene attraverso l’immunoterapia con qualcosa di simile a un vaccino, che però non può essere somministrato preventivamente.
Il vaccino immunoterapeutico previene la reazione allergica causata dal microrganismo, riducendone il rischio di morte. Come indicato da fonti veterinarie, questa soluzione complessa è commercializzata con il nome Pithium-Vac®.
Le iniezioni sottocutanee vengono somministrate nei giorni 1, 7 e 21 di trattamento. Il cavallo deve essere nuovamente controllato a 28 giorni e, se la lesione è ancora presente, deve essere applicato un altro ciclo completo di vaccinazione. Le prime versioni di questo vaccino riportavano un’efficacia del 100% nei casi acuti, ma erano molto meno efficaci in quelli cronici.
Oggi le nuove varianti del farmaco sono molto efficaci in condizioni acute e curano il 50% dei pazienti cronici. Il tasso di efficacia totale è del 75%.
La pitiosi equina è una condizione che diventa grave e fatale in quasi il 100% dei casi se non viene curata in tempo. Fortunatamente, i vaccini sviluppati a partire dagli anni ’80 hanno dato ottimi risultati e oggi la prognosi generale per i cavalli infetti è positiva. Di fronte a una lesione di questo tipo negli equidi è indispensabile una visita urgente dal veterinario.
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