Cos'è una mappa di distribuzione della biodiversità?

La distribuzione delle specie viventi è legata a diversi fattori biotici e abiotici. Conoscerli è la chiave per sapere come si distribuisce la biodiversità su tutto il globo.
Cos'è una mappa di distribuzione della biodiversità?
Miguel Mata Gallego

Scritto e verificato il biologo Miguel Mata Gallego.

Ultimo aggiornamento: 27 dicembre, 2022

Gli elenchi di distribuzione della biodiversità sono strumenti necessari ai biologi per descrivere i parametri secondo cui gli esseri viventi si distribuiscono sul pianeta. Conoscere a fondo l’habitat di una specie è fondamentale per garantirne la conservazione. Per elaborare una mappa, vanno tenuti in considerazione innumerevoli fattori.

Come si elabora una mappa di distribuzione della biodiversità? Quali sono i criteri da tenere a mente? Cosa porta una specie a vivere in un determinato luogo? Continuate a leggere per trovare tutte le risposte.

La distribuzione della biodiversità: fattori chiave

Le diverse specie di animali e piante del pianeta rispondono a diversi bisogni vitali. Alcune specie hanno bisogno del freddo delle zone polari, altre sopravvivono meglio nelle condizioni di estrema umidità e alte temperature delle foreste equatoriali, come ad esempio gli orangotanghi.

L’insieme di fattori biotici e abiotici che determinano la sopravvivenza di una specie è definita nicchia ecologica. Si tratta di tutta la serie di condizioni che determinano un habitat ideale per una specie, dove quindi può vivere in maniera ottimale.

I fattori abiotici sono le caratteristiche legate alla temperatura, all’umidità, al tipo di suolo e ad altri parametri ambientali. Per quanto riguarda i fattori biotici, gli animali hanno bisogno di vivere in un luogo in cui possano reperire facilmente il loro alimento e in cui non debbano competere per ottenere le risorse.

Mappa di distribuzione della biodiversità delle specie.
Una mappa mondiale con i punti critici di biodiversità.

Schema generale di distribuzione della biodiversità

Ora che abbiamo spiegato in base a cosa si distribuiscono le specie, possiamo evidenziare alcune linee generali sulla distribuzione della biodiversità a livello terrestre.

Uno dei principali fenomeni a riguardo è conosciuto come gradiente latitudinale della diversità delle specie, secondo cui la biodiversità, distribuita in maniera diseguale su tutto il pianeta, sarebbe maggiore attorno all’equatore, riducendosi via via che ci avviciniamo ai poli. L’unica eccezione sarebbero le zone desertiche.

Ciò è dovuto al fatto che attorno all’equatore troviamo le condizioni più idonee per lo sviluppo di un’enorme quantità di specie: temperature elevate, raggi solari e umidità relativamente alta. Tutto questo promuove la crescita di maggior vegetazione, quindi di più animali.

In generale, le aree più calde e umide sono più ricche di biodiversità rispetto alle zone fredde e secche. Le piante infatti, alla base della piramide trofica, crescono meglio in simili condizioni.

Elaborare una mappa di biodiversità

In origine l’elaborazione di una mappa di distribuzione della biodiversità implicava l’attento censimento delle specie nelle zone più popolose. Si procedeva contando esemplari e stimandone la distribuzione. Parliamo del diciassettesimo secolo, quando i primi naturalisti iniziarono a descrivere e contare le specie che incontravano.

Oggi giorno la tecnica è avanzata di molto e le mappe si basano su modelli matematici. Esistono programmi statistici in grado di schematizzare nello spazio le condizioni ideali per ogni specie, in base a fattori concreti. Unendo tutte queste mappe, si ottiene una proiezione definitiva che indica i luoghi dove è più facile trovare le varie specie.

Distribuzione della biodiversità: contare il numero di specie

Abbiamo parlato delle mappe di distribuzione delle specie, ma adesso ci focalizzeremo su un altro tipo di mappe: quelle che calcolano il numero di specie per area, ossia la biodiversità. In concreto, servono a sapere dove si distribuiscono più animali nel mondo.

Le aree geografiche sono divise in unità regolari, dove si conta il numero di specie che vi abita. In questo modo si determinano quali sono le aree più ricche di biodiversità per poter stabilire le cosiddette aree protette

Se, per esempio, in un’area montagnosa contiamo 4 unità con 25 specie di anfibi, l’autorità competente potrà valutare di proteggere quella zona piuttosto che un’altra, per conservarne il gruppo tassonomico. Sfortunatamente il denaro non è illimitato, e a volte si è costretti a fare delle scelte.

Mondo dipinto di verde.

Uso delle mappe di biodiversità

Le mappe per la distribuzione della biodiversità sono un valido strumento per sapere dove si trova ogni specie e quale nicchia ecologica occupa. Si rivelano fondamentali per l’implementazione delle misure necessarie a conservare determinate aree a rischio degrado.

Gli schemi sulla biodiversità in senso stretto – del numero di specie – sono incredibilmente utili per catalogare le aree in cui regna la biodiversità e che richiedono protezione. Nel caso opposto, grazie a queste analisi è possibile attuare piani concreti per la riqualifica di aree a bassa densità biologica.


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