La terapia endovenosa negli animali e le sue possibili complicanze

Molti farmaci e trattamenti vengono somministrati per via endovenosa. Ma quali sono le possibili complicanze di questo metodo?
La terapia endovenosa negli animali e le sue possibili complicanze
Érica Terrón González

Scritto e verificato la veterinaria Érica Terrón González.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

La terapia endovenosa negli animali consiste nell’inserire all’interno della vena un tubicino, detto catetere, per somministrare un farmaco liquido. In questo modo il medicinale arriva direttamente al flusso sanguigno facendo effetto molto più rapidamente rispetto ad altre vie di somministrazione. La terapia endovenosa negli animali è una pratica fondamentale per la medicina veterinaria.

Posizionare correttamente e mantenere il catetere intravascolare richiede una particolare abilità da parte del medico. Questo tipo di terapia può essere cruciale in casi di emergenza in sala chirurgica o per sottoporre l’animale ad anestesia prima di un intervento. È quindi imprescindibile restare aggiornati su caratteristiche e complicanze della terapia endovenosa negli animali.

La terapia endovenosa negli animali: l’accesso

Per scegliere il sito di prelievo idoneo per ogni paziente, si dovranno considerare diversi fattori, tra cui elenchiamo:

  • La scelta della vena, che può variare a seconda della specie, delle dimensioni dell’animale e del suo atteggiamento, tra altri parametri.
  • La scelta del catetere.
  • La facilità di inserimento e di mantenimento.

Quando si opta per questo tipo di terapia è da tenere in considerazione il temperamento dell’animale, già che quelli più aggressivi possono essere difficili da maneggiare. Si dovrà anche tener conto di eventuali disturbi dell’animale, come problemi di coagulazione o occlusioni vascolari.

Intervento di terapia endovenosa su cane.


La terapia endovenosa negli animali: l’inserimento del catetere

Di seguito descriveremo le diverse opzioni esistenti per l’inserimento del catetere endovenoso negli animali domestici.

Accessibilità alle vene periferiche

Le vene periferiche sono quelle situate più “distanti” dalla vena cava, scelte normalmente per la somministrazione di qualsiasi fluido o farmaco. È il sito di inserzione più appropriato anche per i casi di emergenza (se non ci sono motivi che lo sconsigliano).

Le possibili vene periferiche negli animali sono le seguenti:

  • Le più comuni nel cane sono la vena cefalica – arti anteriori – e la vena safena o vena femorale – entrambe nelle estremità posteriori. Nelle razze con le orecchie grandi si può ricorrere anche a vene auricolari.
  • Nel gatto vengono scelte di solito la vena cefalica o la vena femorale.
  • Per gli animali esotici la scelta diventa più complessa. Nel caso dei conigli o dei furetti, per esempio, si può optare per le vene auricolari, ma anche per la vena safena e la vena cefalica. Per gli uccelli domestici il prelievo diventa molto più complesso a causa delle loro ridotte dimensioni.

Le vene centrali

La giugulare del collo è il sito di accesso più utilizzato per collocare un catetere venoso centrale, facilmente accessibile nella maggior parte dei pazienti. Tuttavia, a volte l’accesso alla giugulare è impossibile per motivi di sicurezza.

In questi casi, se è assolutamente necessario l’accesso venoso centrale, si può ricorrere ad un catetere centrale ma ad inserzione periferica. In altre parole, si introduce un lungo tubicino a partire da una vena periferica tra quelle sopra menzionate, spingendolo fino alla vena cava.

Terapia endovenosa negli animali: complicanze

Come qualsiasi altra terapia, la collocazione e il mantenimento del catetere può portare complicazioni più o meno gravi, che possono rivelarsi dannose per la salute dell’animale e persino compromettere l’efficacia del medicinale somministrato. Di seguito vi mostriamo i contrattempi più comuni,

Dislocamento del catetere con conseguente perdita del fluido medicinale

Anche quando la procedura di inserimento del dispositivo viene seguita alla lettera, esiste il rischio che il catetere perda la posizione. Ciò può essere dovuto ad un movimento dell’animale durante la terapia. Il rischio di dislocamento è più frequente con l’uso di cateteri periferici, in quanto l’animale vi ha più facile accesso.

Sorreggere con cura l’animale durante l’intervento è il metodo migliore per limitare gli spostamenti del catetere e la dispersione del fluido. Per questo è opportuno vigilare sempre l’animale.

Infiammazione vascolare e formazione di trombi

Qualsiasi animale a cui si inserisce un catetere corre il rischio di soffrire una flebite – infiammazione della vena  – o una tromboflebite – infiammazione dovuta alla presenza di un coagulo. Ciò è dovuto ad una disfunzione endoteliale e conseguente infiammazione legata alla presenza di un corpo estraneo – il catetere – nella vena.

Quando l’origine dell’infiammazione è un’infezione, il problema diventa grave. In questo caso, infatti, il passaggio del fluido stesso può diventare il veicolo di trasmissione di batteri attraverso il sangue a tutto il corpo.

Per questo motivo i cateteri vanno visionati con regolarità. Se si nota qualsiasi arrossamento, infiammazione, dolore e/o rigidità, si considererà l’estrazione immediata. Le complicanze, partendo da una flebite, possono peggiorare fino a derivare in endocardite.

Trombosi e tromboembolia, due complicanze abituali di questa terapia

All’interno del catetere possono crearsi coaguli di sangue, soprattutto quando la somministrazione del liquido non è costante. Questo ostruisce il flusso, da una parte, mentre dall’altra libera masse solide – trombi – all’interno del sangue. Questa è una possibilità da non sottovalutare specialmente negli animali con maggior predisposizione alla formazione di coaguli.

Iniezione su cane.

Come avrete osservato, i passaggi e le complicazioni di cui tener conto quando si somministra una terapia endovenosa a un paziente animale sono tante. Nonostante i rischi ad essa legati siano tanti, a volte rimane l’unica opzione possibile da parte del veterinario.


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