L’impatto dell’essere umano sulla natura è aumentato considerevolmente sul nostro pianeta. Sia a causa dell’esplosione demografica, inevitabile con l’aumento del benessere, sia a causa dell’uso improprio di risorse. Fomentato dal consumismo e lo spreco. Come nel caso di confezioni, contenitori, bottiglie e altri oggetti realizzati in plastica.
Attualmente, sul pianeta terra ci sono poco meno di 8 miliardi persone, che rappresentano solo lo 0,01% degli esseri viventi. Ciononostante, l’impatto dell’essere umano è stato tremendo, avendo causato l’estinzione dell’83% dei mammiferie del 50% delle piante.
Quanti esseri viventi ci sono sulla Terra?
Recentemente, è stato pubblicato uno studio che calcola le percentuali di biomassa relative ai diversi esseri viventi occupano sulla Terra. L’obiettivo è quello di fornire risultati analitici sull’impatto dell’essere umano su questo pianeta.
Uno dei dati maggiormente sorprendenti riguarda le piante. Anche se non sembra, queste costituiscono l’82% del materiale vivente nel mondo. Il 13% è composto da batteri e il resto di tutti gli altri esseri viventi compone il restante 5% del biomassa.
Sebbene i mari siano immensi, la densità della vita al loro interno è molto più bassa delle zone terrestri. Solo l’1% della citata biomassa è stata riscontrata nelle distese di acqua salata.
Benvenuti nell’Antropocene
L’antropocene è la nuova fase geologica in cui la Terra è fortemente condizionata dall’azione umana. Un concetto che suona già come una condanna già scritta. Fu coniato negli anni ottanta, da Eugene Stoermer, biologo e premio Nobel.
Alcuni scienziati hanno verificato le manifestazioni di questo nuovo stadio geologico nei cambiamenti dello scheletro di galline e altri animali domestici. In pochi decenni, la maggior parte delle specie selvatiche sono scomparse, lasciando spazio alle loro “versioni” selezionate per produrre carne o altro.
Un esempio di questi enormi cambiamenti è il numero di animali domestici destinati alla produzione di carne: il 30% degli uccelli sul pianeta è selvatico, mentre il 70% è addomesticato. Parliamo di polli, oche o tacchini, che sono oggi i principali rappresentanti di questa classe di vertebrati endotermi.
Se si osservano anche altri gruppi di animali, la cosa non migliora. Il 60% di tutti i mammiferi sono mucche, maiali e altri animali domestici, mentre il 36% sono umani. Si evince, quindi, che solo il 4% dei mammiferi sono animali selvatici.
Impatto dell’essere umano sulla natura: la sesta estinzione
In effetti, il bestiame è considerato una delle cause principali dell’estinzione delle specie animali, insieme a gran parte dell’agricoltura utilizzata per nutrirli. Dobbiamo ricordare che è molto più efficiente mangiare le verdure, invece che usarle per nutrire gli animali domestici, per cui il consumo di terra aumenta.
Di pari passo con l’inquinamento e la caccia, lo sconsiderato allevamento di massa a innescato conseguenze irreversibili che porteranno alla “sesta estinzione di massa” del pianeta. Negli ultimi 50 anni, si sono estinti la metà degli animali sul pianeta.
Sorprendentemente, rimane solo 1/6 dei mammiferi terrestri e 1/5 dei mammiferi marini. Dall’aumento sproporzionato della civiltà umana, anche le piante hanno perso metà della loro biomassa.
Non siamo nulla
Nonostante l’enorme impatto dell’essere umano sulla natura, questi nuovi studi ci ricordano anche che non siamo così importanti come pensiamo di essere. Se pesassimo tutti gli esseri umani sulla Terra, raggiungeremo solamente un terzo di quanto pesano solamente tutti i virus.
Un altro esempio sono i funghi: la loro biomassa totale pesa 200 volte di più di tutte le persone sul pianeta. Le cifre diventano più scandalose se passiamo a batteri o piante.
Queste cifre ci invitano a riflettere sul tremendo impatto degli esseri umani sulla natura. Com’è possibile che una delle specie che occupa meno spazio sul pianeta sia l’unica responsabile della distruzione di tutte le altre?
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