Lo strano virus che trasforma i bruchi in zombi

Gli zombi sono frutto dell'immaginazione umana, ma la natura trova sempre il modo di confermare i pensieri più oscuri della nostra specie.
Lo strano virus che trasforma i bruchi in zombi

Ultimo aggiornamento: 27 luglio, 2022

Siete rimasti incuriositi da questo titolo? Un virus che trasforma i bruchi in zombi sembra il prologo di un romanzo di fantascienza, ma la verità è che, ancora una volta, la natura ci mostra dei meccanismi degni dell’immaginazione più contorta.

Sebbene questo processo di zombificazione non consista nel rianimare il cadavere di un bruco, comporta una modifica del suo genoma e dei suoi impulsi di base. Volete sapere come? In questo articolo vi mostreremo come agisce questo virus in modo semplice e accessibile, quindi non perdetevi le prossime righe.

Il bruco

Innanzitutto, è importante specificare quali sono le 2 specie coinvolte in questa interazione. L’insetto ospite del virus che trasforma i bruchi in zombi è Helicoverpa armigera, noto anche come nottua gialla, nottua del pomodoro o elotide del cotone.

È una specie di lepidotteri diffusa nell’Europa meridionale e centrale, nonché nelle zone temperate dell’Asia e in alcune zone del Brasile. Di solito si nutre di un’ampia varietà di piante, molte delle quali coltivate (da cui il loro nome).

Quando viene colpito dal virus zombificante, si trova nella sua fase larvale. Se volete saperne di più, continuate a leggere.

Bruchi o vermi?

Il virus

Da parte sua, il virus che infetta la nottua gialla appartiene alla famiglia dei Baculovirus. In uno studio pubblicato nel 2022 che ha analizzato il fenomeno in questione, è stato utilizzato un nucleopoliedrovirus (NPV) per infettare questa specie.

Secondo il principale ricercatore di questo studio (Xiaoxia Liu, importante entomologo cinese), è possibile che questo virus si sia evoluto insieme ai suoi ospiti per 200-300 milioni di anni. Il risultato di questa evoluzione è una forma di propagazione curiosa e agghiacciante (ai nostri occhi) di cui di seguito vi sveliamo i dettagli.

Come funziona il virus che trasforma i bruchi in zombi

Sebbene si parli di zombi per spiegare il processo di propagazione del baculovirus, la verità è che la modifica comportamentale del bruco corrisponde a un affinamento dei suoi sensi. Nello studio sopra citato, un esemplare di Helicoverpa armigera è stato infettato da un virus chiamato HearNPV, e sono stati osservati dei cambiamenti nel suo comportamento.

Ebbene, il processo è il seguente: il baculovirus modifica i geni delle opsine, le proteine fotosensibili contenute negli occhi della nottua gialla, rendendole più attive. Inoltre, colpisce anche il gene chiamato TRLP, coinvolto anch’esso nella vista.

Ciò significa che il virus migliora la fototassi del bruco, facendogli percepire meglio la luce.

Questo dirottamento visivo operato dal virus si riflette nel comportamento dei lepidotteri, che si arrampicano sui rami in cerca di luce e trovano la morte nelle zone più alte. In questo modo, il baculovirus è in grado di diffondersi nell’aria in modo più efficiente.

L’importanza della fototassi negli insetti

Questo processo è sorprendente, e non solo per l’impatto che ha sul comportamento del bruco, ma anche perché va in direzione opposta al suo ciclo vitale. Le nottue gialle, infatti, di solito si spostano sottoterra per creare la loro crisalide e trascorrono l’inverno facendo la metamorfosi al riparo dal freddo.

Pertanto, la fototassi di questi bruchi è un qualcosa di negativo, poiché tendono ad allontanarsi dalla luce. Per molti insetti la luce è fonte di orientamento, calore e riparo, anche se questo non è il caso di questa specie. In questo consiste il mistero della modificazione visiva che il nucleopoliedrovirus opera su di loro.

Le nottue gialle non sono gli unici insetti zombificati

Questo processo può sembrare una di quelle stranezze uniche della natura, ma in realtà è una tecnica di propagazione più diffusa di quanto si pensi. Infatti, esistono diverse specie che lo utilizzano, come quelle di seguito:

  • Ophiocordyceps unilateralis: questa specie di fungo ascomiceto infesta le formiche della tribù Camponotini, facendole salire sulla cima di una pianta, spingerle ad ancorarsi ad essa con le mandibole e morire. Dal loro cadavere nasce il fungo, che ha modo di disperdersi liberamente nell’aria.
  • Cordyceps: un altro fungo ascomiceto che attacca un ospite e ne invade i tessuti, finendo per sostituirli. Un fatto curioso è che viene utilizzato per sviluppare farmaci contro il rigetto degli organi trapiantati.
  • Nematomorfi: questo phylum di vermi parassitoidi colpisce principalmente diverse specie di cavallette e grilli. Una volta all’interno del loro corpo, rilascia una proteina che spinge l’insetto ad avvicinarsi alle zone umide, dove muore per annegamento e permette al verme di rinnovare il suo ciclo riproduttivo.
Un Megalopyge opercularis su una foglia.

Come potete vedere, le strategie di sopravvivenza dei parassiti possono essere sorprendenti, persino grottesche. Tuttavia, continuare a studiarle significa svelare sempre di più i misteri della natura, la quale prescinde dalle nostre opinioni a riguardo.


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  • Ng, T. B., & Wang, H. X. (2005). Pharmacological actions of Cordyceps, a prized folk medicine. Journal of Pharmacy and Pharmacology57(12), 1509-1519.
  • Liu, X., Tian, Z., Cai, L., Shen, Z., Michaud, J. P., Zhu, L., … & Liu, X. (2022). Baculoviruses hijack the visual perception of their caterpillar hosts to induce climbing behaviour thus promoting virus dispersal. Molecular ecology31(9), 2752-2765.

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