Perché le zone umide stanno scomparendo?
Scritto e verificato il biologo Miguel Mata Gallego
Dal punto di vista ecologico, le zone umide sono uno degli ecosistemi più importanti del pianeta. Tuttavia, a causa dei cambiamenti climatici e dell’espansione dell’industria, stanno pian piano scomparendo. Sfortunatamente, ogni anno perdiamo circa 15,3 miliardi di alberi. Questa cifra deve farci riflettere sull’attuale declino del nostro ecosistema.
A cosa dobbiamo la scomparsa delle zone umide? Quali conseguenze può avere sul presente ed il futuro della società e sulla biodiversità? Cosa posiamo fare per evitare che scompaiano? In questo articolo risponderemo a queste e molte altre domande.
Le zone umide, degli ecosistemi molti importanti
Le zone umide sono quegli ecosistemi che periodicamente o permanentemente sono caratterizzati dalla presenza di acqua poco profonda. Il basso livello delle acque consente la vita di varie specie di piante e, di conseguenze, ad un’enorme quantità di animali.
Le zone umide sono importanti perché, nonostante siano un ecosistema relativamente raro, ospitano una grande biodiversità (soprattutto uccelli). La presenza di queste zone garantisce riparo e cibo a centinaia di specie di pesci, uccelli, invertebrati, anfibi e mammiferi.
Dove gli habitat sono poveri, in particolare nelle aree sfruttate dall’agricoltura, le zone umide rappresentano delle aree di eterogeneità molto importanti per molti animali. Come abbiamo detto, fungono da rifugio e scalo per milioni di uccelli migratori come le gru o le cicogne.
Tuttavia, a causa dello sviluppo sfrenato degli ultimi anni, la maggior parte di queste aree sono in pericolo o sono già scomparse. Perché? Ve lo diremo nelle prossime righe.
I processi storici che eliminano gli ecosistemi
Nel corso della storia si sono verificati una moltitudine di eventi che, in base alle idee dominanti o alle esigenze economiche del periodo, hanno modificato e/o eliminato interi ecosistemi.
Nel mondo occidentale, i cambiamenti dell’uso del suolo hanno causato la scomparsa di molte zone umide. La dottrina miasmatico umorale, molto diffusa fino alla fine del XIX secolo, associava le malattie infettive all’”aria cattiva” proveniente dalle paludi e dalle zone umide.
Le idee igieniste che associavano le zone umide alle malattie e la meccanizzazione dell’agricoltura sono state le principali cause che nel corso della storia hanno portato alla scomparsa di queste aree.
Queste idee andavano di pari passo con la diffusione della meccanizzazione dell’agricoltura, che ha causato in tutto il mondo la bonifica ed il prosciugamento di milioni di porzioni di territori per praticare l’agricoltura in larga scala.
La scomparsa delle zone umide in cifre
Le cifre sulla scomparsa di queste aree in tutto il mondo sono drammatiche. Alcune ricerche hanno stimato che a partire dal XIX secolo, l’80% delle zone umide della terra siano scomparse.
Ad esempio, tenendo conto solo del Midwest degli Stati Uniti, alcuni studi hanno stimato che dal 1850 al 1930 un minimo di 125 milioni di acri di zone umide furono prosciugati per destinare i terreni all’agricoltura.
In Spagna, ad esempio, dai documenti storici si evince l’enorme importanza delle centinaia di migliaia di zone umide che erano presenti nel territorio della penisola iberica. Alcune enormi lagune, come quella di Antela a Ourense o quella di La Nava a Palencia, hanno dovuto subire i piani di sviluppo agricolo del XX secolo.
I piani di sviluppo agricolo del passato consideravano alcune aree poco interessanti determinando la massiccia scomparsa di molte zone umide. Tuttavia, come vedremo nel prossimo paragrafo, negli anni le cose cambiarono.
Il recupero di queste aree
Nonostante la volontà dei governi di sfruttare sempre più territori per interessi economici, vari movimenti iniziarono a lottare per la conservazione delle zone umide. Si voleva dimostrare il loro valore e la loro importanza per centinaia di specie di animali e di piante.
Negli anni ’70 si stipulò la Convenzione di Ramsar con lo scopo di preservare milioni di ettari di zone umide di importanza internazionale. Attualmente, grazie a questa convenzione, sono protetti milioni di chilometri quadrati di territorio.
Il recupero della laguna di La Nava, un paradiso per gli uccelli
Fortunatamente, abbiamo migliaia di esempi di zone umide recuperate e protette. Uno dei più emblematici è in Spagna. Ci riferiamo alla laguna di La Nava a Palencia. Prima del XX secolo, con i suoi 5000 ettari durante la stagione delle piogge, questa laguna era una delle zone umide più importanti della penisola iberica.
Nell’Ottocento, come indicano molte testimonianze, questa lagune era descritta come un’ineguagliabile habitat per gli uccelli:
“Serve come rifugio, in particolare in inverno, per innumerevoli specie di uccelli acquatici tra cui oche, anatre, gufi, rondoni, chiurli ed altri uccelli molto appariscenti poco conosciuti”.
-Pascual Madoz, Dizionario statistico (1859)-
Ancora una volta, i piani di sviluppo del XX secolo hanno posto fine alla biodiversità prevedendo il prosciugamento della laguna nel 1968 a favore dell’agricoltura. Tuttavia, a partire dal 1990, la Junta de Castilla e León si è occupata del parziale ripristino e recupero della laguna di La Nava. Questo è stato uno dei migliori esempi di ripristino e recupero delle antiche zone umide in Spagna.
Dal 1990, si è riusciti a recuperare poco più del 15% della superficie originaria della laguna.
La laguna di La Nava è un luogo di importanza mondiale per l’Oca selvatica (Anser anser), con circa 12.000 esemplari registrati durante la stagione invernale. Altri uccelli della steppa di una certa importanza trovano rifugio in questa laguna. Ad esempio, l’otarda (Otis tarda) o il gobbo rugginoso (Oxyura leucocephala) con la sua caratteristica testa bianca.
Con i finanziamenti e la volontà politica, si possono recuperare e salvaguardare molte aree andate perse a causa dell’azione dell’uomo.
Avere cura delle zone umide significa prendersi cura della biodiversità
Per concludere, possiamo dire che le zone umide sono degli ecosistemi estremamente importanti per molti animali, soprattutto per gli uccelli. Impegnandoci nella loro conservazione, promuoviamo a lungo termine la permanenza e la vita di migliaia di specie che scelgono queste aree come loro dimora. Pertanto, avere cura di questi ecosistemi significa prendersi cura della biodiversità.
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