Il piccione viaggiatore, un uccello che ha fatto la storia

Il piccione viaggiatore, un uccello che ha fatto la storia

Ultimo aggiornamento: 03 agosto, 2015

Oggi, con i nostri sofisticati sistemi di comunicazione, che ci permettono di inviare istantaneamente messaggi in qualunque parte del mondo, è molto difficile pensare che, in passato, l’uso del piccione viaggiatore era uno dei metodi più veloci per comunicare. Tuttavia, dobbiamo molto all’abilità di questi uccelli che, per secoli, hanno viaggiato su lunghe distanze per trasportare messaggi che davano speranza.


I piccioni viaggiatori sono diversi rispetto agli altri, perché hanno un ottimo senso dell’orientamento e una corporatura più robusta, riuscendo a percorrere fino a mille chilometri in un solo giorno, ad una velocità di 90 chilometri all’ora.

Uso del piccione viaggiatore nella storia

Storicamente, l’uso dei piccioni viaggiatori è stato molto vario. Per esempio, ebbe un’importanza fondamentale durante i periodi di guerra nel Medioevo, quando era normale scambiarsi messaggi di posta per mezzo di questi animali, anche se la loro storia risale a molti anni prima.
È dimostrata l’esistenza di uno scambio di messaggi tramite piccioni viaggiatori fin dal 2.800 a. C. Dalla mitologia e dalla letteratura vengono tratte tante storie in cui viene apprezzato il loro compito: per esempio, ne “Le mille e una notte” si fa riferimento alla grande importanza di possedere questi animali. Leggiamo questo passaggio: “… devi impossessarti, inoltre, dei quaranta piccioni viaggiatori del Califfo, metterli in una gabbia e consegnarmeli!”
In passato hanno rappresentato un simbolo significativo del recapitare i messaggi: se passiamo in rassegna testi come la Bibbia, vediamo che lo Spirito Santo, per mezzo di una colomba, annunciò a Maria la nascita di Gesù; allo stesso modo, è sempre una colomba che consegna a Noè un ramoscello di ulivo, segno che la terra era vicina.

Anche all’interno delle civiltà greco-romane, troviamo riferimenti all’uso dei piccioni allo scopo di comunicare. Erano questi che, ad esempio, rendevano noti, nei confini dell’impero, i nomi dei vincitori dei giochi olimpici. Le truppe romane disponevano di piccionaie portatili che trasportavano in diverse campagne militari.

Tuttavia, il loro utilizzo non è esclusivo della storia classica. Durante la Prima Guerra mondiale fu un vero privilegio avere a disposizione questi amici pennuti, e anche durante la Seconda Guerra mondiale sono stati usati per evitare che le conversazioni venissero intercettate. In entrambe le guerre, l’addestramento di diversi animali, come cani, gatti fu molto importante: si giunse persino a pensare alla possibilità di addestrare i pipistrelli.

Non venivano usati esclusivamente per inviare messaggi, ma anche per piccoli oggetti di cui qualcuno aveva bisogno altrove con urgenza, per esempio, campioni di sangue provenienti da ospedali o laboratori.
Alcuni eserciti moderni continuano ad addestrare i piccioni viaggiatori, allo scopo di contare su un piano di emergenza in caso di conflitto militare che provochi un collasso dei moderni sistemi di comunicazione.

I piccioni viaggiatori di oggi

Nonostante la colombofilia (che è il nome con cui viene denominato l’allevamento e l’addestramento di piccioni viaggiatori) continui ad aumentare, i piccioni vengono utilizzati principalmente per modalità sportive, un’attività profondamente consolidata in Spagna.
Esiste un numero importante di allevatori locali, al fine di mantenere la tradizione di addestrare i piccioni viaggiatori, così come di promuovere lo sport e la sana competizione.

Lo sport consiste nell’addestrare un piccione a tornare alla sua piccionaia, dopo aver volato per un po’ di tempo. Il concetto è questo: vengono liberati due o più piccioni e questi devono portare l’altro piccione alla loro piccionaia, conquistandola o trascinandola con sé (per questo motivo sono noti anche come piccioni “ladri”). Il proprietario del piccione “vincitore” potrà tenere l’esemplare del rivale sconfitto.
Un altro modo per praticare questo sport consiste nel liberare i piccioni in uno spazio aperto, o da una piccionaia diversa da quella a cui sono abituati: vince quella riesce a riconoscere e arrivare più velocemente alla propria piccionaia.


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