Un cucciolo di beluga salvato in Alaska
Alla fine di settembre un piccolo beluga è apparso su una spiaggia dell’Alaska e un centro di recupero ha dovuto occuparsene. Il cucciolo indifeso non avrebbe in nessun modo potuto sopravvivere da solo così come non sarebbe riuscito a riprendere il mare aperto senza la protezione e l’aiuto della sua mamma. Oggi siamo felici di raccontarvi una bella storia di solidarietà umana verso gli animali che, proprio in queste settimane, si sta concludendo nel modo più positivo possibile.
I beluga sono cetacei che vivono nella zona artica e nei vicini dintorni. Questo mammifero (denominato Delphinapterus leucas dal ricercatore tedesco Pallas nel 1776) ci ricorda sia una balena che un delfino, sebbene i suoi parenti più stretti siano i narvali. I beluga, quando sono adulti, misurano tra i 3 e i 5 metri di lunghezza e possono pesare 1.200 chili. Sono esseri molto socievoli, come dimostra il fatto che vivono e viaggiano in gruppo.
La storia di Tyonek, il beluga salvato
Alla fine di settembre 2017, un cucciolo di beluga di appena un anno è apparso su una spiaggia in Alaska. Vedendolo, la prima intenzione della squadra di soccorso fu di riportarlo in mare, ma presto gli uomini si resero conto che era molto magro, debole e non avrebbe avuto la forza sufficiente per nuotare nella potente corrente oceanica.
Così senza esitazione, decisero di prendere il piccolo e portarlo all’Alaska Sealife Center. Nelle ore successive al loro arrivo, un team di esperti sulla cura dei cetacei accettarono di viaggiare lì da diverse città degli Stati Uniti per dare il loro contributo e fare tutto il possibile per curare il beluga che, senza troppi giri di parole, era ad un passo dalla morte.
Quando arrivò al centro, scoprirono che il piccolo beluga salvato era un maschio e aveva circa quattro settimane. Era magro e disidratato, tanto che la sua temperatura corporea era sensibilmente inferiore alla media. Le sue possibilità di sopravvivenza erano assai basse, di poco superiori al 10%.
Il piccolo di beluga ora sta bene
Per prima cosa, zoologi e biologhi marini iniziarono a verificare in modo approfonidito lo stato generale di salute del piccolo mammifero. Furono effettuati esami del sangue, verificata la presenza di batteri, monitorato battito cardiaco e respirazione… Dopo aver idratato abbondantemente l’animale, iniziarono a notare una risposta positiva e piccoli miglioramenti, con un graduale aumento dell’attività di Tyonek. In pochi giorni ha iniziato a nuotare da solo e a giocare con i suoi salvatori.
Durante i primi giorni era così debole che dovevano dargli da mangiare attraverso un tubo ogni tre ore e, dopo un paio di settimane, finalmente riacquistò la forza di succhiare da una bottiglia. Purtroppo però, questo tipo di sistema, che doveva simulare la mammella materna, come accade anche nei bambini, cominciò a provare al beluga delle piccole coliche da gas e dovettero aiutarlo a evacuarle.
Attualmente il piccolo beluga continua nella sua fase di recupero. Già ha riacquistato il suo peso normale, e possiamo senz’altro dire che ormai il peggio è passato. Resta solo da capire se gli esperti decideranno di rimetterlo in libertà e, in caso positivo, quando e in che modo. Non è un argomento facile da affrontare.
Scopriamo l’Alaska Sealife Center
L’Alaska Sealife Center è l’unico acquario aperto al pubblico in tutto l’Alaska. Funziona anche come un centro di recupero della vita marina, in quanto si prende cura di animali orfani o feriti. Alcuni possono essere restituiti alla vita in libertà e ce ne sono altri che non sopravviverebbero e, pertanto, dovrebbero rimanere nel centro di recupero per le cure necessarie.
Il beluga appena salvato, al momento, non è in una piscina aperta al pubblico. È monitorato 24 ore da esperti in cetacei in una piscina coperta, molto più silenziosa e protetta rispetto alle normali piscine dell’acquario.
Gli esperti non hanno ancora preso la decisione, ma in questi casi di solito non ci sono piani per restituire il beluga salvato alla vita selvaggia. Non sanno perché si sia separato dal suo gruppo e dubitano che sarebbe stato in grado di ricongiungersi al suo branco. Inoltre, dopo aver passato così tanto tempo così giovane circondato da umani e non da altri beluga, avrebbe difficoltà a cacciare o sopravvivere da solo in libertà.
Come aiutare un cetaceo spiaggiato
Ogni anno leggiamo tante notizie di balene, delfini e altri mammiferi marini morti sulle spiagge, in quasi ogni parte del mondo. I cetacei malati o che perdono l’orientamento, rischiano di finire sulla spiaggia, con ben poche possibilità di sopravvivere. Come nel caso del nostro amico Tyonek che ha avuto la fortuna di trovare, sulla sua strada verso la vita, tante persone buone e specialisti in gamba.
Quando un animale è malato, è molto importante agire in fretta, per permetterne il suo completo recupero. Sapere come agire e perdere meno tempo possibile sono elementi cruciali che fanno la differenza tra la vita e la morte. Nell’estate del 2017, nel sud della Spagna, un gruppo di turisti trovarono un cucciolo di delfino spiaggiato. Ma, invece di soccorrerlo, si scattarono selfie con l’animale, lasciando che morisse.
Questa sfortunata notizia fu un duro colpo per il mondo intero. Pertanto, è importante sapere cosa fare nel caso in cui si incontrasse un animale in pericolo. Per prima cosa, dobbiamo controllare se l’animale è morto o se respira ancora. Avvicinate l’orecchio al foro frontale e verificate se muove gli occhi.
Chiamate subito il 112 e allontanate i curiosi
Se è vivo, dovrete subito chiamare il 112 per informare le autorità e permettere che venga inviata una squadra di soccorso specializzata e seguire le loro istruzioni. Se è in un’area accessibile, dovrete proteggere l’animale dallo stress causato dalle altre persone. Cioè, se ci sono i soliti curiosi nella zona, dovrete tenerli lontano, con l’aiuto di qualche conoscente o amico. Normalmente, le procedure di emergenza suggeriscono di tenere l’animale all’ombra e idratato. Questo può essere fatto con asciugamani bagnati e versando acqua di mare su di lui, ogni tanto.
Anche se molti pensanco che l’obiettivo sia quello di reimmettere l’animale in mare, ciò non va assolutamente fatto. Serve infatti che, prima, un veterinario o un biologo marino appurino che l’essere in questione sia in grado di nuotare da solo. Un cetaceo arenato sulla spiaggia, potrebbe essere malato o stanco, a tal punto da non avere più forze per nuotare. Restituirlo al mare lo condannerebbe alla morte.
Se l’animale che avete trovato è già morto, anche in questo caso dovrete chiamare il numero di emergenza, in modo che le autorità di polizia e igiene pubblica possano rimuovere il corpo. In nessun caso dovrete toccare la carcassa di un animale morto perché potreste contrarre qualche malattia.
L’aiuto dell’uomo è fondamentale
Tyonek, il piccolo di beluga salvato in Alaska, si sta riprendendo molto bene grazie all’intervento rapido e accurato di persone speciali. Gente comune che ha avuto la sensibilità e l’intelligenza di intervenire in modo rapido ed efficace. Sono loro gli eroi senza nome che, bisogna ammetterlo, con le loro azioni ci rendono tutti un po’ più orgogliosi. Se vuole, l’essere umano, è in grado di compiere atti di grande levatura morale, come quello di salvare un animale in pericolo di vita.
Fonte delle immagini: www.telecinco.es
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