Anche gli animali amano la musica
I nostri animali, come parte integrante della famiglia, amano ciò che noi amiamo, sia in fatto di attività che in questione di gusti. O almeno questo è ciò che pensa la maggior parte di noi. Di certo avrete sorpreso, almeno una volta, il vostro gatto imbambolato davanti alla televisione, o avrete trovato il vostro cane beatamente addormentato, mentre suonava in sottofondo una gradevole melodia.
Ciò che in realtà non sappiamo è in che modo in nostri amici animali decodificano i segnali acustici e visivi che ricevono e cosa significano per loro. Con l’intento di dimostrare che anche gli animali apprezzano la musica proprio come gli esseri umani, sono stati condotti numerosi studi nel corso degli anni e sono nate addirittura nuove discipline come la zoomusicologia.
Gli animali e la musica: un amore dimostrato dalle ricerche
-Tempo fa, Galaxie -la rete di canali musicali della radio nazionale canadese- condusse uno studio secondo il quale gli animali domestici erano amanti della musica. Durante lo studio, venne osservato come cani e gatti reagivano in modo diverso a seconda della canzone che stavano ascoltando e che avevano persino delle preferenze musicali. I risultati dello studio inoltre dimostrarono che quando un’animale domestico veniva lasciato solo a casa, preferiva ascoltare un leggero sottofondo musicale piuttosto che il silenzio assoluto.
-Esperti della scuola di psicologia dell’Università di Queens sono giunti alla conclusione che la musica classica aiuta i cani a rilassarsi, riduce i loro latrati e aumenta anche il tempo che dedicano al riposo. Se invece gli si fa ascoltare della musica heavy metal, l’intensità della loro agitazione aumenta, così come i latrati, che diventano interminabili. Ogni similitudine con gli effetti che la musica provoca agli esseri umani non sembra essere una semplice coincidenza.
-Più di cent’anni fa venne condotto un esperimento allo zoo del Bronx (New York), i cui risultati vennero pubblicati sul quotidiano The New York Times, in un articolo che si intitolava così: “Gli effetti della musica sugli animali dello zoo”. Nell’articolo venivano raccontate le reazioni delle diverse specie agli stimoli musicali a cui venivano sottoposte. Venne segnalato, ad esempio, che agli orango piacevano le interpretazioni di Caruso e che si muovevano a tempo di swing. In cambio, i coyote e i lupi si mostravano impauriti e agitati.
-Cent’anni dopo, uno psicologo del’Università del Wisconsin realizzò uno studio sui primati e confermò che le scimmie reagivano ai suoni in base all’intensità di questi ultimi: un certo tipo di musica era in grado di rilassarli, mentre altre alteravano il loro comportamento.
-Secondo una ricerca della Queen’s University di Belfast, la musica preferita da cani e gatti è quella classica. Forte di questa convinzione, un musicista statunitense, Felix Pando, ha inciso un disco in cui ha adattato pezzi dei grandi della musica classica per questi animali: ha creato infatti delle melodie rilassanti che vengono interpretate da strumenti i cui suoni e le cui frequenze sono particolarmente gradite ai nostri amici a quattro zampe. Le melodie di questo disco comprendono inoltre alcuni effetti sonori speciali, come ad esempio il canto degli uccellini, il miagolio dei gatti o l’abbaiare dei cani.
-Atri studi hanno dimostrato che certe mucche aumentavano la loro produzione di latte se ascoltavano “Le quattro stagioni” di Vivaldi, o che i maiali ingrassavano più velocemente con Mozart in sottofondo. I ricercatori hanno concluso lo studio affermando che ciò che causava questi effetti era, in questi casi, il ritmo e non la melodia.
A ognuno la sua musica
La zoomusicologia -chiamata anche zoosemiotica- è una fusione tra la zoologia e la musicologia: si tratta, cioè, di una disciplina che studia la musica sugli animali, il modo in cui reagiscono ai suoni e gli effetti che la musica genera in loro.
Lo psicologo Charles Snowdon scoprì che la miglior maniera di studiare l’effetto della musica sugli animali, era crearne una apposta per ogni specie, dal momento che ogni specie è in grado di percepire frequenze diverse da quelle che percepiamo noi.
Fu così che un gruppo di specialisti creò una musica nuova mixando diversi ritmi, alla stessa frequenza che i felini usano per comunicare tra loro, con canzoni che posseggono un ritmo simile alle fusa di un gatto. Prendendo a campione 47 gatti, si arrivò alla conclusione che questi animali dimostravano una netta preferenza per la musica specialmente composta per loro: ogni volta che suonavano queste melodie, i felini strofinavano la testa contro le casse, mentre invece rimanevano impassibili e apatici quando suonava la musica classica tradizionale che tanto apprezzano gli esseri umani.
In definitiva, possiamo dire che anche se i nostri gusti musicali e quelli dei nostri animali da compagnia non coincidono, almeno in una cosa siamo d’accordo: il piacere che provoca l’ascolto di un buon pezzo…ad ognuno secondo i propri parametri!
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