La storia del bisonte europeo: salvato dall'estinzione
Scritto e verificato il veterinario Eugenio Fernández Suárez
Pochi sanno che migliaia di anni fa, il bisonte europeo pascolava liberamente in molte zone del Vecchio Continente. Cugino del più famoso bisonte americano, appare spesso in dipinti rupestri come quelli, ad esempio, delle grotte di Altamira.
Per il consumo della sua carne e l’importante utilizzo della sua pelle, il bisonte è sempre stato al centro delle attività venatorie umane. E, di conseguenza, sia la sottospecie americana che quella europea sono state spinte verso il baratro dell’estinzione.
Grazie a un piano di recupero per la conservazione della specie, iniziato nel 1923, oggi possiamo guardare con ottimismo al futuro del bisonte europeo. Si tratta del più grande e antico animale terrestre rimasto in Europa.
L’estinzione del bisonte europeo in libertà
Migliaia di anni fa, questi animali abbondavano nel Vecchio Continente. La crescita esponenziale della popolazione umana, però, ha innescato due elementi chiave per la sua estinzione. Da un lato, la caccia spropositata. Dall’altro, la riduzione dell’habitat del bisonte europeo, a causa del massiccio abbattimento delle foreste. Pensate che nel XV secolo, in Francia era già considerato estinto.
Incredibilmente, però, il Bison bonasus riuscì a resistere per quasi seicento anni. Grazie anche al fatto che, in paesi come la Polonia, la caccia era consentita solo ai nobili. La I Guerra Mondiale assestò un duro colpo al bisonte europeo, vista la mancanza di alimentazione e all’inizio del XX secolo questo animale si estinse. L’ultimo bisonte europeo viveva allo stato brado nel Caucaso e fu abbattuto nel 1927.
Ma, per fortuna, restavano ancora diversi esemplari in cattività. Ed è stato proprio grazie a loro che si è potuto portare avanti uno dei programmi di recupero e conservazione di maggior successo nella storia recente.
Il miracolo del salvataggio del bisonte europeo
Dopo l’uccisione dell’ultimo esemplare in libertà, rimanevano meno di 50 bisonti europei, sparsi in alcuni zoo del Vecchio Continente. Venne pianificato un attento e minuzioso piano di salvaguardia, con l’obiettivo di accrescere la popolazione di questo erbivoro. Si lavorò duramente e, alla fine, negli anni ’50 furono liberati 12 esemplari nelle foreste della Polonia: 3 maschi e 9 femmine.
Grazie al programma di riproduzione in cattività, combinato con la reintroduzione in ambienti naturali e riserve protette, da questi 12 bisonti discendono circa gli oltre 5.000 bisonti europei che oggi vivono principalmente in Polonia, Russia, Romania, Ucraina e altri paesi dell’est.
Stiamo parlando di un risultato incredibile, all’inizio del secolo addirittura impronosticabile. Ad ogni modo, questa reintroduzione porta con sé alcuni problemi. Per esempio, la povertà genetica dei “nuovi” bisonti dell’Europa, una situazione condivisa da tutte le specie sopravvissute all’estinzione. Come i gorilla di montagna.
Sebbene la maggior parte di loro viene mantenuta in cattività, quasi 3.000 bisonti europei sono tornati nelle foreste europee, un risultato raggiunto quando questo enorme e nobile mammifero era già praticamente estinto.
Il bisonte europeo, una ricchezza per le aree rurali
Oltre ai paesi menzionati, questo animale è stato reintrodotto con successo anche in Francia (dal 1991), Spagna (dal 2010), Danimarca (dal 2012) e Paesi Bassi (dal 2014). Per quanto riguarda l’Italia, il bisonte europeo è visibile presso Parco Natura Viva di Bussolengo. Viene allevato per un futuro reinserimento nel nostro territorio, grazie a un programma di recupero denominato Rewilding Europe.
C’è comunque chi critica questo tipo di iniziative, adducendo il fatto che si tratti di un animale “non puro” ossia differente da quello che pascolava in Europa 10 mila anni fa.
Al contrario, questo bovide svolge un ruolo fondamentale per l’ecosistema, oltre a rappresentare un ottimo strumento nella lotta contro gli incendi. In ambito rurale, poi, stanno nascendo nuovi progetti didattici e percorsi turistici che potranno offrire nuove possibilità di guadagno a chi lavora nelle zone agricole.
Ad esempio, parliamo della possibilità di vedere da vicino questi formidabili animali, osservandoli dal vivo. Un po’ come accade con altre specie che ricordano la preistoria, come l’uro di Heck o il cavallo di Przewalski.
Anche se il bisonte europeo può portare benefici all’ecosistema, certamente questa reintroduzione delle specie deve essere fatta con cura e seguendo criteri scientifici. Certamente, è davvero emozionante poter rivedere lo stesso animale che, migliaia di anni fa, i nostri antenati primitivi disegnavano all’interno delle loro grotte.
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