Calamaro gigante: mito o realtà?
Scritto e verificato l'educatrice cinofila Laura Huelin
Fino a poco tempo fa, si riteneva che il calamaro gigante fosse un essere fantastico, frutto dalle leggende dei marinai e della penna di scrittori come Jules Verne. Quando un animale così grande apparve finalmente su una spiaggia, si iniziò a comprendere la necessità di affrontare seriamente la possibilità dell’esistenza di una nuova specie di calamaro. Oggi, si conosce come il secondo mollusco più grande al mondo, essendo superato solamente dal calamaro colossale.
Miti e leggende sul calamaro gigante
Una delle prime citazioni che esistono, sul calamaro gigante, fu fatta da Aristotele, nel IV secolo prima di Cristo. Poco dopo, anche Plinio il Vecchio descrisse un cefalopodo del peso di quasi 320 chilogrammi e grosso “…come una botte…“.
Le leggende norvegesi parlano di un grande essere mitologico, il kraken, che catturava le barche dei pescatori e che poteva misurare fino a 1000 metri di lunghezza. Questa cifra arriverà alla letteratura. Proprio Jules Verne, nel suo Ventimila leghe sotto i mari, ne descrive uno ed anche Herman Melville ne parla nel suo capolavoro Moby Dick.
Tuttavia, la descrizione di questi animali variava molto a seconda dell’autore. Aristotele parlava di un mollusco lungo “cinque braccia”, mentre i vichinghi portarono questa dimensione oltre il chilometro, per esempio. Sebbene oggi abbiamo una chiara immagine di come sia fatto un calamaro gigante, fisicamente, sembra che in passato nessuno fosse in grado di descriverlo in maniera verosimile.
La storia delle sua scoperta
La prima prova empirica dell’esistenza di un tale animale apparve nel XIX secolo. I giornali dell’epoca diedero ampio spazio alle notizie inerenti allo spiaggiamento dei primi calamari giganti.
Bisogna aspettare la prima metà del 1900 per vedere finalmente trasformate le leggende in veri fatti giornalistici documentati. Ma solamente cent’anni dopo, nel 2004, finalmente un peschereccio catturò un calamaro gigante per la prima volta. Dopo molte ricerche, nel 2006 finalmente fu possibile ottenere un video di un esemplare vivo.
Da allora, le scoperte e i contatti con calamari giganti sono state molto frequenti. Oltre agli spiaggiamenti, ne sono stati trovati resti negli stomachi dei capodogli, il loro principale predatore.
Infine, sono stati avviati programmi scientifici per trovarli e studiarli. Si stima che oggi siano stati registrati oltre 1.000 esemplari, sebbene quasi tutti siano sotto forma di resti o cadaveri.
https://www.youtube.com/watch?v=JSeT_mzGYkw
Cosa sappiamo oggi sul calamaro gigante?
Si sa ancora molto poco sui calamari giganti. Sono noti per appartenere al genere dei cefalopodi, ma non vi è accordo su quante diverse specie esistano. Potrebbero esisterne 20 tipi diversi, anche se altri sottolineano che si tratta di un’unica specie ampiamente diffusa su tutto il pianeta.
Fisicamente assomiglia molto al calamaro normale. Il suo corpo è diviso in una testa (o mantello) e tentacoli. Esiste un grande dimorfismo sessuale e le femmine sono molto più grandi dei maschi. La dimensione massima conosciuta di una femmina è di 14 metri di lunghezza, mentre i maschi raggiungono “solamente” i 10 metri.
Nonostante le loro dimensioni, sono animali relativamente leggeri. La maggior parte del loro corpo è composta da tentacoli, che possono raggiungere tre volte la dimensione del mantello. Come altri cefalopodi, queste “braccia” ospitano centinaia di ventose che misurano fino a 5 centimetri di diametro.
I calamari giganti trovati fino ad oggi, pesano tra i 100 e i 300 chilogrammi. Le femmine sono chiaramente più pesanti e più grandi dei maschi. Tuttavia, gli scienziati sono consapevoli che normalmente. gli esemplari trovati sono giovani o ancora in via di sviluppo.
Poco si sa su come si riproducono e come si prendono cura della prole. Si ritiene che abbiano un’aspettativa di vita da uno a tre anni, il che li renderebbe gli animali a più rapida crescita dell’intero pianeta. Gli basterebbero, infatti, pochi mesi per passare dalla nascita ai 100 chilogrammi di peso.
Dove vivono i calamari giganti?
Il calamaro gigante ha un habitat molto esteso. Resti di questi animali sono apparsi in tutti gli oceani del pianeta, sebbene in misura minore nelle acque tropicali e polari, cioè in acque con temperature estreme.
Il primo esemplare vivo, registrato in video, nuotava a poca distanza dalle coste del Giappone. Ci sono stati spiaggiamenti in tutti i continenti, ma uno dei più noti è stato quello di Bares, a nordovest della Spagna. L’animale giunse vivo sulla spiaggia per poi morire sul bagnasciuga. Era una giovane femmina e aveva riportato ferite mortali dopo un combattimento con un altro calamaro gigante.
È un animale che abita nelle profondità marine, ma è stato documentato che può nuotare anche in superficie, per pescare. Il video del primo calamaro gigante, non a caso, fu realizzato proprio grazie a un’esca che spinse l’animale a emergere fin quasi a pelo d’acqua.
Prede e predatori del calamaro gigante
Le maggiori informazioni che si hanno su questo incredibile mollusco sono relative all’alimentazione. Molte informazioni, infatti, possono essere ricavate dalle autopsie dei tanti calamari giganti arenati sulle spiagge. In generale, la dieta di questo animale include: altri molluschi, piccoli crostacei e pesci di taglia media, in particolare potassoli.
Come dimostrato dalle ferite presenti sul corpo della femmina spiaggiata a Bares, i calamari giganti praticano attivamente la caccia. Spesso, dunque, non è raro che possano litigare e combattere tra loro per accaparrarsi una preda.
Ad ogni modo, il nemico numero uno di questi molluschi è sicuramente il capodoglio. Tuttavia, il calamaro gigante non si lascia intrappolare e le cicatrici che si trovano intorno alla bocca di alcuni capodogli, ci permettono di intuire che sono dei veri combattenti. Assistere alla scontro tra questi due giganti marini deve essere uno spettacolo davvero unico.
Fino ad oggi era un mito, ma ormai abbiamo abbastanza prove che attestano l’esistenza del calamaro gigante. Tuttavia, non ne sappiamo ancora abbastanza e le ricerche dei prossimi anni, sicuramente, potranno aiutarci a conoscere meglio questo formidabile essere vivente.
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