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Diarrea neonatale nei piccoli ruminanti

4 minuti
Le malattie che causano la diarrea neonatale negli animali appena nati possono essere piuttosto pericolose. Primo per la facile trasmissione e secondo perché sono la causa della loro elevata mortalità.
Diarrea neonatale nei piccoli ruminanti
Érica Terrón González

Scritto e verificato la veterinaria Érica Terrón González

Ultimo aggiornamento: 27 dicembre, 2022

La diarrea neonatale è una delle malattie più frequenti nelle prime settimane di vita degli agnelli e delle capre; senza contare l’alto tasso di mortalità ed i ritardi della crescita che provoca. Tra i numerosi agenti che possono causare questa sintomatologia, non possiamo non menzionare il Cryptosporidium parvum.

La criptosporidiosi è una malattia che colpisce la maggior parte degli animali vertebrati ed anche gli esseri umani. Diversi studi dimostrano che questa malattia è in continua crescita.

La criptosporidiosi come causa principale della diarrea neonatale nei piccoli ruminanti

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In questo articolo vi descriveremo le caratteristiche principali di questa malattia e come colpisce le pecore e le capre.

L’epidemiologia del Cryptosporidium parvum

Ci troviamo di fronte ad un protozoo che non è altro che un parassita microscopico che invade la mucosa intestinale provocando una gastroenterite acuta. I neonati dei ruminanti che rimangono con le loro madri e gli altri neonati che vivono nello stesso recinto fino al momento dello svezzamento ingeriscono questo parassita involontariamente.

Quando un esemplare è colpito da questo parassita, inevitabilmente contagia tutti gli altri. Ci sono diversi fattori che favoriscono la comparsa di questa infezione. Alcuni di essi sono:

  • Il Cryptosporidium parvum produce un numero molto elevato di oocisti che gli animali espellono con le loro feci.
  • La dose infettante, ovvero il numero di parassiti da ingerire per sviluppare la malattia, è minima.
  • Le oocisti sono infettive per parecchi mesi e riescono a vivere nel suolo degli allevamenti di bestiame per molto tempo.
  • Il numero elevato di agnelli e capre presente negli allevamenti intensivi favorisce la trasmissione del parassita.
  • Il sovraffollamento e la mancanza di igiene degli animali sono creano molti problemi. Se le condizioni igieniche e sanitarie dell’azienda in cui si allevano gli animali sono carenti, possono comparire più facilmente dei focolai di diarrea neonatale che causano un’elevata mortalità.
  • La presenza di animali adulti che hanno il parassita ma che sono asintomatici è un grande problema. Questi animali diventano dei vettori della malattia impossibili da identificare.

I sintomi della diarrea neonatale causata dal Cryptosporidium parvum

Gli agnellini e i capretti si infettano durante i primi giorni di vita e sono particolarmente ricettivi tra la prima e la terza settimana dopo la nascita. La condizione del loro sistema immunitario sembra essere un fattore determinante per la gravità e la durata della diarrea neonatale.

Probabilmente, la causa è che il sistema immunitario di questi animali non si è ancora sviluppato e non ha assimilato le difese immunitarie fornite dal colostro materno. I sintomi che gli allevatori rilevano con più frequenza negli animali infetti sono:

  • Un’improvvisa eliminazione di feci pastose e giallastre accompagnata da dolore addominale.
  • Apatia.
  • Disidratazione.
  • Anoressia. Responsabile del ritardo nella crescita e della perdita di peso negli animali infetti.

Questi sintomi, di solito, passano entro 3-5 giorni. Tuttavia, nei casi più gravi, questo quadro clinico può durare fino a due settimane compromettendo notevolmente il benessere dell’animale.

Diagnosi e trattamento

Nei vitelli appena nati sono diversi gli agenti infettivi che causano la diarrea. Pertanto, è necessario fare una diagnosi differenziale. Ad esempio, verificare la presenza o l’assenza di Escherichia coli o di Salmonella.

La diagnostica in vivo si effettua rilevando la presenza di oocisti attraverso l’analisi delle feci. In realtà, date le caratteristiche delle oocisti, ci sarebbe bisogno di tecniche più sofisticate rispetto a delle analisi di routine. Tuttavia, anche i test sierologici si sono dimostrati inefficaci per controllare la diffusione della malattia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono stati presi in considerazione diversi farmaci. La maggior parte di essi è solo parzialmente efficacie perché riduce solo il numero di parassiti e la durata della diarrea.

In genere, questi farmaci si somministrano insieme a quelli che trattano i sintomi della disidratazione e della perdita di peso.

Controllo e prevenzione della diarrea neonatale causata dal Cryptosporidium parvum

In assenza di farmaci specifici contro il Cryptosporidium parvum, si ricorre a tecniche di controllo e prevenzione. Una di queste è la vaccinazione. Tuttavia, non sono stati registrati dei miglioramenti per i piccoli ruminanti. Per questo motivo, bisogna utilizzare le misure profilattiche legate all’igiene e alla biosicurezza:

  • Si raccomanda di separare gli animali infetti da quelli sani. Inoltre, bisogna fornire loro degli alloggi puliti rinnovando frequentemente la paglia per evitare l’accumulo di feci.
  • Bisogna evitare il sovraffollamento riducendo la presenza di animali neonati nelle aree di parto e dividendo gli animali in lotti.
  • Inoltre, si raccomanda di pulire i recinti e le gabbie utilizzando dei disinfettanti. Gli esemplari femmine che stanno per partorire dovrebbero farlo in aree dove non ci sono stati dei neonati infetti.
  • Bisogna somministrare agli agnelli ed ai capretti una sufficiente quantità di colostro di qualità durante le prime sei ore di vita.
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La diarrea neonatale nei piccoli ruminanti

Il Cryptosporidium parvum è il principale agente eziologico che causa la sindrome da diarrea neonatale negli ovini e nei caprini. Nonostante la sua elevata incidenza, non si è ancora trovato un trattamento specifico o un vaccino efficace da mettere a disposizione di tutti gli allevatori di bestiame.

Pertanto, per contrastare questa malattia, negli allevamenti di bestiame si utilizzano solo le misure di igiene e biosicurezza. Infine, bisogna tener conto della natura zoonotica di questa malattia e della possibile trasmissione agli umani che entrano in contatto con gli animali infetti.


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