La sorprendente storia di Arthur, il cane atleta
Questa è una storia che ancora una volta ci dimostrerà che i cani sono dotati di gratitudine molto più degli esseri umani. Un piccolo gesto è stato sufficiente per creare un vincolo per la vita tra un cane e una squadra di avventurieri. Questa è la storia di Arthur, il cane atleta.
Arthur, il cane atleta e l’Aventura Huairasinchi Explorer
Tutto ebbe inizio in Ecuador, durante l’Aventura Huairasinchi Explorer. Si tratta di una competizione di circa 700 chilometri, che vengono percorsi realizzando diversi sport non comuni, come il kayak, il ciclismo estremo, ecc. Sono delle competizioni benefiche che hanno lo scopo di far conoscere paesaggi naturali del paese e incoraggiare i giovani a dedicare il loro tempo alla pratica di sport sani ma che allo stesso tempo aiutino a superarsi come persone.
Proprio durante una di queste gare comparve Arthur, il cane atleta. Mentre una delle squadre che partecipava alla gara si riposava mangiando qualcosa, il cane atleta, che ancora non sapeva che sarebbe diventato un vero campione, si avvicinò ai componenti.
Arthur era evidentemente un cane randagio perché non portava il collare, il suo pelo era in pessime condizioni e mostrava uno spiccato interesse nei confronti del cibo che gli atleti avevano portato con loro.
La squadra non aveva molte riserve di cibo, perché doveva portare meno peso possibile per realizzare questo percorso estremo. Tuttavia, un membro della squadra decise di dividere una polpetta con Arthur. Una sola polpetta! Non molto, vero? Eppure Arthur si dimostrò grato come se gli avessero offerto un filetto di carne di prima scelta. Da qui ebbe inizio una storia davvero commovente.
Da Arthur cane randagio a Arthur cane atleta
Dalla “polpetta” in poi, Arthur non si separò più dalla squadra, diventandone un membro in più e trasformandosi in Arthur, il cane atleta. Non erano più in 4, adesso la squadra poteva contare su 5 elementi.
Il tragitto era difficoltoso e gli organizzatori chiesero alla squadra di far stare lontano Arthur per preservarlo da possibili incidenti che ne avrebbero potuto causare persino la morte. Ma questo fu un ordine a cui ubbidire fu impossibile. Arthur infatti non era assolutamente disposto ad abbandonare la squadra per quante difficoltà potessero incontrare.
Non fu facile e, a volte, Arthur rese ancora più difficile la traversia, perché c’erano parti del tragitto molto complicate in cui il cane dovette ricevere l’aiuto della squadra. I vari componenti però lo aiutarono con piacere tutte le volte che ne aveva bisogno.
Quando arrivò il momento di fare la traversata in kayak, tutti pensavano che Arthur, il cane atleta, sarebbe rimasto sulla riva e sarebbe tornato dal posto in cui era venuto. Ma Arthur non ne aveva la minima intenzione e, senza pensarci due volte, si tuffò in acqua.
La squadra al completo temeva che il cane non sarebbe riuscito a resistere allo sforzo e che sarebbe annegato, dunque lo prelevarono dall’acqua e lo fecero salire sul kayak. Le reazioni degli spettatori non si fecero attendere. Erano sorpresi e contenti del gesto compiuto da queste persone. Arthur, il cane atleta, era ormai ufficialmente un membro in più della squadra.
Dopo la gara…
Il vincolo che si era formato tra Arthur e la squadra svedese non poteva finire con la gara. L’amore non finisce così, solo perché le circostanze cambiano. Ecco perché un membro della squadra decise di adottarlo.
Chiesero il permesso di portare Arthur in Svezia. Mentre si occupavano dei vari tramiti necessari, ricevettero molte richieste su facebook di persone che si offrivano di prendersi cura di Arthur se nessuno di loro poteva farlo. E, in effetti, chi non vorrebbe un cane come questo?
Alla fine, con l’aiuto di uno sponsor e di donazioni anonime per pagare il biglietto di Arthur, riuscirono a portarlo in Svezia.
Prima del viaggio vennero fornite ad Arthur tutte le cure necessarie affinché potesse recuperarsi al meglio dalla lunga traversia e quando arrivò in Svezia, ricevette le cure veterinarie e igieniche di cui aveva bisogno.
Arthur, il cane atleta, trovò una famiglia grazie ai suoi buoni sentimenti. Senza nemmeno chiederla, la trovò grazie alla sua gratitudine e lealtà. Un ulteriore insegnamento per le persone: i buoni sentimenti portano sempre a buone conseguenze.
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