L'archeologia dietro le abitudini della lontra di mare
Scritto e verificato il veterinario Eugenio Fernández Suárez
La lontra di mare è un mustelide dalle abitudini molto singolari, in quanto si serve di strumenti per aprire il guscio del cibo di cui si nutre. In maniera simile a quelli usati dall’uomo, questi strumenti lasciano una traccia archeologica molto importante per lo studio della fauna. Scopriamo insieme l’archeologia dietro le abitudini della lontra marina.
Scopriamo insieme la lontra di mare
La lontra di mare (Enhydra lutris) è un animale affascinante che vive nel Pacifico settentrionale: questo mustelide in via di estinzione si può trovare dalle coste del Giappone a quelle della California.
Può pesare fino a 45 chilogrammi: è il mustelide più pesante ma allo stesso tempo uno dei mammiferi marini di dimensioni più piccole. Per proteggersi dalle fredde acque dell’ambiente marino, ha uno dei mantelli più spessi del regno animale. Infatti, difficilmente la lontra di mare si muove sulla terra ferma.
La lontra di mare è una delle specie chiave più importanti per il pianeta, perché tiene a bada un consumatore di alghe come il riccio di mare. Infatti, se le lontre di mare scomparissero, i ricci distruggerebbero gli ecosistemi, come è già successo in alcune parti del pianeta.
La lontra di mare si nutre di vari tipi di invertebrati marini, come molluschi, crostacei e i suddetti ricci di mare, che richiedono l’uso di strumenti per essere aperti. La lontra marina colpisce le conchiglie e i gusci di questi animali con delle pietre, mentre li sostiene con il ventre.L’archeologia dietro le abitudini della lontra di mare
Grazie all’uso di questi strumenti, è possibile effettuare degli studi archeologici per rintracciare i resti dei fossili, sia per quanto riguarda gli esseri umani, che i primati come la scimmia cappuccina.
In molte occasioni la lontra di mare spacca il guscio di cozze e altri animali marini contro le rocce della costa, un comportamento che è stato monitorato da recenti indagini scientifiche.
In particolare, i ricercatori del Max Plank Institute sono riusciti a registrare il tipo di rocce usate per rompere le cozze, il che rende possibile tracciare un perimetro ben preciso dei luoghi e non confonderli con i depositi di altre specie che si servono di strumenti per mangiare i molluschi, come ad esempio gli esseri umani.
Ciò consente non solo di studiare le popolazioni costiere umane in modo più preciso, ma anche di risalire all’antica distribuzione della lontra di mare. Infatti, sono stati rilevati dei siti archeologici proprio nei luoghi in cui questi animali attualmente non vivono.
Un mammifero a rischio di estinzione
La lontra di mare si trova in serio pericolo di estinzione: dei circa 200.000 esemplari oggi ne sopravvivono solo intorno ai 1.000 e i 2.000. La causa principale di un fenomeno simile è la caccia per la pelle, avvenuta tra il XVIII e il XIX secolo. Ciò fa sì che attualmente la loro distribuzione si sia ridotta a un terzo dell’originale e rende i resti archeologici di questi animali e il loro uso di strumenti ancora più preziosi e interessanti.
Purtroppo i disastri ecologici causati dalle petroliere e la pesca mettono ancora a rischio questo bellissimo animale, la cui conservazione ha avuto successo nonostante la caccia di decine di migliaia di esemplari. Ci auguriamo di non doverci accontentare dei resti archeologici di questa specie e di riuscire ad osservarla allo stato brado per molti anni ancora.
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