Riportare in vita il dodo? Il piano ambizioso che attira investitori e critici

Il team dietro il progetto che cerca di riportare in vita il dodo è composto da alcuni specialisti che hanno studiato la specie per più di due decenni.
Riportare in vita il dodo? Il piano ambizioso che attira investitori e critici
Cesar Paul Gonzalez Gonzalez

Scritto e verificato il biologo Cesar Paul Gonzalez Gonzalez.

Ultimo aggiornamento: 28 marzo, 2023

Vari lungometraggi di fantascienza hanno avanzato l’idea di far rivivere specie estinte attraverso il loro DNA. Anche se questa premessa manca in gran parte di fondamento scientifico, attualmente esistono alcune tecniche molecolari che potrebbero rendere possibile un progetto simile.

In base a quest’idea, la società biotecnologica Colossal Biosciences ha annunciato un nuovo piano per riportare in vita il dodo, cosa che ha attirato l’attenzione di molti investitori. Continuate a leggere questo articolo e scoprite come intendono realizzarlo.

Cos’è la Colossal Biosciences?

La Colossal Biosciences è una società fondata nel 2021 dall’imprenditore Ben Lamm e dal genetista di Harvard George Church. Preoccupati per l’enorme numero di specie scomparse al giorno d’oggi, si sono posti l’obiettivo di sviluppare tecniche di biologia molecolare che permettano di riportare in vita animali estinti.

Anche se si tratta di un’impresa complessa e piuttosto complicata, gli scienziati di Colossal Biosciences credono fermamente che la sua realizzazione a lungo termine sia possibile. Di fatto, hanno due progetti in corso che mirano a riportare in vita il mammut lanoso (Mammuthus primigenius) e il tilacino (Thylacinus cynocephalus). Ciò significa che hanno già esperienza nel settore, e gli sviluppi sembrano promettere bene.

Il dodo.
Raphus cucullatus.

Perché è importante riportare in vita specie estinte?

L’ecosistema si mantiene in equilibrio grazie all’interazione tra gli esseri viventi e il loro ambiente. Ogni specie ha un ruolo fondamentale nel suo ambiente, il quale regola in misura maggiore o minore la popolazione delle altre. Se una specie scompare, le altre vanno fuori controllo e generano un effetto domino che finisce per modificare l’habitat e addirittura distruggerlo.

Un perfetto esempio di ciò è il caso del Parco di Yellowstone, nel quale si era verificata l’estinzione locale dei lupi grigi che abitavano le sue foreste. In seguito a ciò, il numero degli alci è aumentato, i corsi d’acqua si sono ridotti, il terreno è diventato più arido e la vegetazione si è ridotta all’eccesso.

Grazie all’impegno di vari specialisti, il lupo grigio è stato reintrodotto nella zona dopo 70 anni di assenza. In pochi anni, questo carnivoro ha controllato le popolazioni degli erbivori, stabilizzando l’ecosistema. Riducendo il numero di alci, la vegetazione ha potuto rigenerarsi. A loro volta, le radici assorbivano più umidità, permettendo l’infiltrazione dell’acqua, cosa di cui hanno beneficiato anche i fiumi e la loro portata.

Naturalmente, alcuni specialisti sostengono che la reintroduzione del lupo non sia riuscita a ripristinare completamente l’ecosistema del Parco di Yellowstone. Tuttavia, è chiaro che l’assenza di una sola specie è in grado di modificare drasticamente le caratteristiche dell’ambiente. Questo è il motivo per cui riportare in vita specie estinte potrebbe aiutare a conservare e ripristinare l’ambiente.

L’ambizioso piano per “riportare in vita” il dodo

Per riportare in vita il dodo, gli scienziati della Colossal Biosciences hanno tracciato un piano d’azione a lungo termine comprensivo di diversi passaggi cruciali. Li elenchiamo di seguito:

  1. Decifrare il suo genoma: il DNA contiene informazioni sulle caratteristiche fisiche, sulla biologia e sull’evoluzione della specie, quindi è importante conoscerlo per intero.
  2. Ottenere cellule germinali primordiali: è necessario ottenere le cellule germinali appropriate per potervi introdurre il genoma del donatore (il dodo).
  3. Identificare gli uccelli adatti alla gravidanza surrogata: identificare la specie più strettamente imparentata con la specie estinta per trasferire ad essa le cellule germinali modificate e dare inizio alla gravidanza.
  4. Sviluppare e migliorare le tecniche di editing genomico: promuovere l’uso del metodo CRISPR, un editor genetico naturale che consentirebbe di riparare o modificare i campioni genomici (se necessario).
  5. Gestazione, incubazione e schiusa: questa è la fase sperimentale del progetto. Consiste nell’introduzione delle cellule germinali modificate con il genoma del dodo in una madre surrogata, che porta avanti la gestazione, produce l’uovo, lo cova, e successivamente si attenderà la schiusa.

Il nuovo dodo sarà diverso dal vecchio

Le tecniche molecolari che verranno utilizzate per riportare in vita il dodo hanno diverse limitazioni. Una di queste è la necessità di avere un campione genomico intatto e in buone condizioni. In sua assenza, è probabile che lo sviluppo embrionale fallisca o induca mutazioni o malformazioni nel nuovo individuo.

Il problema principale è che i fossili spesso non contengono campioni di DNA completi o intatti, quindi sarà necessario colmare le lacune con il genoma di un’altra specie. Ciò significa che il dodo che risulterà da questa procedura avrà geni che quello vecchio non aveva. Pertanto, non sarà un clone esatto dell’originale.

È importante sottolineare che l’editing genomico non viene eseguito in modo casuale, ma richiede uno studio esaustivo per rilevare i geni adatti e compatibili con il dodo. Anche se sembra semplice, il processo richiede molto tempo ed è forse una delle sfide più impegnative del progetto.

Un dodo.
Raphus cucullatus.

Gli investitori sono entusiasti del progetto Colossal Biosciences

Nonostante il team di Colossal Biosciences non abbia ancora avviato la fase sperimentale dei suoi progetti, la promessa di far rivivere specie estinte ha attirato l’attenzione degli investitori. Molti di loro sono entusiasti della possibilità di riequilibrare l’ecosistema, ma altri si soffermano sull’utilità dell’editing genomico.

La proposta di questa azienda biotecnologica prevede lo sviluppo di nuove tecniche molecolari efficienti. Pertanto, è possibile che la stessa tecnologia possa essere applicata in altri settori, come quello sanitario. Questo è uno dei motivi per cui gli investitori sono così entusiasti del progetto.

Non tutto si risolve riportando in vita una specie estinta

La notizia di questo progetto non solo ha attratto investitori, ma anche diversi critici e detrattori che mettono in dubbio le promesse della ricerca. Da un lato, affermano che riportare in vita specie estinte centinaia o migliaia di anni fa è di scarsa utilità, poiché i loro habitat al giorno d’oggi non esistono. Pertanto, sarebbe impossibile reintrodurli per riparare l’ecosistema.

Sottolineano inoltre che questo tipo di progetto potrebbe far pensare alla popolazione che è possibile distruggere la natura e ripararla con facilità, mentre in realtà la prevenzione attraverso la protezione delle specie è l’opzione migliore e meno costosa tra tutte.

La posizione dei critici e detrattori è comprensibile, ma è inevitabile sentirsi affascinati dalla possibilità di riportare in vita specie estinte come il dodo. Certo, è ancora solo una possibilità e nulla garantisce il successo del progetto. Tuttavia, se verrà portato a termine come previsto, saremo di fronte a un’incredibile svolta scientifica che cambierà completamente la biologia molecolare.


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