Secondo uno studio, i cani che vivono a Chernobyl sono geneticamente molto diversi

Lo studio, che ha analizzato i cani che vivono a Chernobyl, è stato pubblicato sulla rivista Science Advances. In questo articolo vi mostriamo tutti i dettagli.
Secondo uno studio, i cani che vivono a Chernobyl sono geneticamente molto diversi

Ultimo aggiornamento: 19 aprile, 2023

Sono trascorsi più di tre decenni dal disastro nucleare di Chernobyl e i cani che ci vivono oggi presentano grandi differenze genetiche. Al giorno d’oggi sappiamo cosa è successo in quel luogo, ma conosciamo ben poco le conseguenze di questa tragedia.

Il 26 aprile 1986, nella città ucraina di Pryp”jat e nella sua centrale nucleare, Chernobyl, si è verificato il più grande incidente nucleare della storia. Il reattore nucleare n° 4 è esploso nel bel mezzo di un test di simulazione di un’interruzione di corrente, provocando una tragedia che sta avendo conseguenze ancora oggi.

Il giorno successivo la città è stata evacuata. Le persone che ne sono rimaste colpite, in un modo o nell’altro, hanno riscontrato gravi ripercussioni fisiche e psicologiche. Le più evidenti sono state le conseguenze genetiche, non solo quelle identificabili ad occhio nudo, ma quelle che sono state scoperte nel corso degli anni.

Perché ci sono ancora cani che vivono a Chernobyl?

Le persone hanno lasciato la città per fuggire da ulteriori tragedie e per evitare un’ulteriore esposizione alle radiazioni dell’area. Di conseguenza, la flora e la fauna hanno conquistato la città: è possibile trovarvi cavalli, lupi, bisonti, uccelli, rane, alci e cani. Oggi, quest’area è una delle riserve naturali più grandi d’Europa.

I cani abbandonati dalle loro famiglie dopo la catastrofe costituiscono gran parte della popolazione che abita la regione esposta intorno all’impianto. Non si sa ancora se i cani attualmente assorbano piccole quantità di radiazioni o se stiano ereditando differenze generazionali, provocate dalla tragedia.

Per la precisione, uno studio portato avanti dal 2017 al 2019 ha analizzato le caratteristiche di 302 cani che vivevano nello stabilimento stesso e tra i 15 e i 45 chilometri dall’area. È importante tenere presente che nel settore noto come “Zona di esclusione di Chernobyl” vengono ancora emanate radiazioni. La zona copre un’area di 2600 chilometri quadrati.

I cani che vivono a Chernobyl presentano un incrocio genetico che attira l'attenzione degli scienziati.
I cani che vivono a Chernobyl presentano un incrocio genetico che attira l’attenzione degli scienziati.

I cani che vivono a Chernobyl sono davvero geneticamente diversi?

Lo studio sui cani di Chernobyl ha chiarito che, in effetti, i cani di Chernobyl sono geneticamente diversi da quelli che abitano altre zone non esposte alle radiazioni ionizzanti. Nell’area analizzata sono presenti tre popolazioni distinte, e questo studio ha dimostrato l’esistenza di un incrocio genetico e di legami di parentela tra queste.

Studi comparativi hanno dimostrato che i cani che vivono a Chernobyl sono geneticamente diversi anche dai cani allevati allo stato brado in Europa orientale, Asia e Medio Oriente.

“Penso che la cosa più significativa dello studio sia il fatto che abbiamo identificato le popolazioni di cani che vivono dentro e all’ombra del reattore, e siamo in grado di riconoscere quei cani anche solo osservando il loro profilo del DNA. Pensare alle famiglie che vivono in posti come ad esempio vicino alle barre di combustibile esaurito è incredibile, e dice molto sulla resilienza dei cani come specie”, ha detto a IFLScience Elaine Ostrander, autrice dello studio e genetista presso il National Human Genome Research Institute, del NIH.


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  • Gabriella J. Spatola and Reuben M. Buckley and Megan Dillon and Emily V. Dutrow and Jennifer A. Betz and Małgorzata Pilot and Heidi G. Parker and Wiesław Bogdanowicz and Rachel Thomas and Ihor Chyzhevskyi and Gennadi Milinevsky and Norman Kleiman and Matthew Breen and Elaine A. Ostrander and Timothy A. Mousseau. The dogs of Chernobyl: Demographic insights into populations inhabiting the nuclear exclusion zone. Science Advances. Vol. 9, Núm. 9. 2023. doi 10.112

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