Simbologia del gatto, tra mito e leggenda
Non esiste altro animale al mondo che possa vantare la stessa poderosa, e diffusissima, simbologia del gatto. Sin dall’antichità, com’è noto, questo piccolo felino ha attirato a sé un’infinità di credenze, superstizioni e leggende che perdurano nei giorni nostri. Tramandate con un tocco di magia e curiosità. Il gatto è parte integrante della cultura storica e popolare dell’uomo e vale la pena dedicare qualche riga al riguardo.
Ecco allora che, in questo articolo, cercheremo di spiegare il perché della forte presenza di questa simbologia e, sopratutto, vi racconteremo cosa rappresentano, i gatti, nelle differenti civiltà e culture.
La simbologia del gatto nelle differenti culture
Esiste una differenza temporale importante, nel confronto tra l’introduzione del gatto e del cane nella società umana. Mentre il miglior amico dell’uomo convive con noi da circa 35 milioni di anni, i felini domestici hanno iniziato a entrare nelle nostre capanne ‘soltanto’ 9500 anni fa. Un periodo relativamente recente, considerata la cronologia dell’evoluzione umana.
Eppure, la figura di questo nuovo animale da compagnia è riuscita a imporsi in ogni angolo del globo, arrivando persino a scalzare i colleghi canidi. Come mai? A cosa è dovuto tanto fascino? Vediamo, dunque, quale ruolo viene assegnato al gatto, nelle differenti culture, da cosa deriva l’importanza della sua simbologia.
Il gatto nell’Antico Egitto
Gli annali raccontano che i primi gatti domestici furono introdotti, nelle dipendenze della nobiltà egizia, a partire dall’anno 3000 a. C. I seguaci del dio Amon furono conquistati dalla dolcezza di questo piccolo felino. Un compagno di vita assi utile, in grado di difendere i proprio padroni contro serpenti e topi. Divenne ben presto celebrato e trattato come una vera divinità, una consuetudine riservata anche ad altri animali considerati sacri.
Per comprendere la forza della simbologia del gatto nell’Antico Egitto, vale la pena ricordare che persino la dea Bastet, simbolo di bellezza e fertilità, veniva rappresentata con la testa di gatto. Un animale rispettato e misterioso, mistico, in grado di collegare il giorno e la notte, la vita e la morte.
In quest’epoca, il funerale di un gatto veniva celebrato in modo alquanto solenne ed eccentrico. Seguendo più o meno la falsa riga dei cerimoniali organizzati per la scomparsa di un ricco dignitario o un personaggio di spicco della corte del faraone.
Dalla Grecia all’Europa
La diffusione del gatto nell’Europa antica si deve ai commercianti greci. Colpiti e affascinati dalla bellezza e dalle abilità di questo piccolo felino, riuscirono a portare via dall’Africa sei coppie di gatti. Una volta in Grecia, questi nuovi compagni dell’uomo acquistarono immediatamente fama, diventando una merce preziosa venduta nei vari mercati e porti del Mediterraneo.
In questo modo, ben presto, arrivarono anche nelle città fenice, romane e galle. Con la complicità dell’uomo, il gatto riuscì a raggiungere ogni città e villaggio del Vecchio Continente, portando a termine una vera e propria invasione pacifica. Molti re ed imperatori che lottavano per l’egemonia sul Mediterraneo, non ottennero lo stesso incredibile successo maturato dai piccoli felini.
Esisteva comunque una differenza nel rapporto tra gatti e i propri padroni. Mentre in Grecia venivano usati come semplici doni per ossequiare le cortigiane, le famiglie nobili romane consideravano il dono di un gatto come un gesto di grande stima e riconoscenza. Proprio all’ombra del Colosseo iniziò la vera e propria domesticazione. Regali e silenziosi, erano il miglior rimedio contro la piaga di topi che, già all’epoca, colpiva molte zone dell’Urbe.
Cina
Nel paese asiatico, i gatti venivano utilizzati per scambiare la seta più pregiata. L’eleganza e le doti di cacciatore convertirono questo piccolo felino in un protagonista della vita sociale. Per i cinesi, un gatto rappresentava, e rappresenta, amore, pace, fortuna e serenità.
Oggi, i gatti vengono considerati animali domestici esclusivamente adatti alle donne. In ogni casa, la presenza del gatto è richiesta con motivo di superstizione. E’ diffusa la credenza che avere un micio in casa porta buona fortuna e tiene lontani gli spiriti maligni.
Il gatto in Giappone
La sua presenza nell’Impero del Sol Levante risale all’anno 999 quando, per il suo tredicesimo compleanno, l’erede al trono del Giappone ricevette in regalo un gatto. E’ considerato come un vero portafortuna vivente. Esiste comunque un mito negativo, che individua nell’oscillazione della coda di questo animale la presenza di uno spirito maligno.
Da sempre i gatti vengono associati alla grazia e all’eleganza femminile. Esiste persino una legge che ne proibisce la commercializzazione e la cattura.
India
Chiudiamo questa breve rassegna dedicata alla simbologia e alla storia del gatto nel paese sicuramente più mistico. In India esiste una dea, chiamata Sati, che è rappresentata come un felino domestico. Inoltre, è usanza creare delle piccole statue di gatto da usare come lanterne o per spaventare i roditori.
Per la tradizione buddista, i gatti sono in grado di spaventare gli spiriti malvagi e i monaci ammirano la loro capacità di meditazione. Ad ogni modo, però, non si parla in nessun caso di animale sacro.
Insomma, esistono davvero tanti modo in cui i gatti vengono celebrati nei diversi angoli del pianeta. Un mammifero elegante, misterioso, uno straordinario cacciatore che conquista e affascina. Il gatto oggi è sicuramente uno degli animali da compagnia preferiti dall’uomo, a prescindere dalla latitudine, le tradizioni o le credenze religiose.
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