Cooperazione in natura: l'unione fa la forza
Scritto e verificato il biologo Samuel Sanchez
La cooperazione in natura può fare la differenza tra la vita e la morte. Gli animali lavorano insieme per aumentare le loro probabilità di sopravvivenza durante il corso del tempo e, così, assicurarsi una discendenza. Conosciamo tutti il caso del pesce pagliaccio e dell’anemone, che si proteggono a vicenda da predatori e parassiti.
Esistono tuttavia altre condotte meno conosciute, ma altrettanto essenziali. Per esempio, molti mammiferi si dedicano a un allevamento collettivo. In questi casi animali di una stessa specie accudiscono i cuccioli pur non essendo propri.
Ci vengono in mente i suricati: tra questi animali per ogni gruppo c’è una femmina dominante che si riproduce e vari aiutanti subordinati. Diversi studi hanno dimostrato che il numero di aiutanti per ogni femmina dominante dipende dal numero di cuccioli che sopravvivono.
Abbiamo visto alcuni esempi di cooperazione in natura, ma cosa succede quando la socialità definisce l’esistenza stessa dell’animale? Lo spieghiamo a seguire.
Cooperazione in natura ed eusocialità
L’eusocialità è un termine che fa riferimento al massimo livello di organizzazione sociale che si verifica in alcune specie animali. È caratterizzata da:
- L’accudimento collettivo dei cuccioli.
- La sovrapposizione di generazioni.
- L’esistenza di caste sterili e di condotte altruiste.
Quando le caste evolvono fino a subordinarsi in modo irreversibile a un esemplare dominante, si parla di eusocialità obbligatoria. Questa forma di cooperazione è comune soprattutto tra gli insetti: gli imenotteri sono i re del lavoro di squadra.
La gerarchia nelle api
Le api sono un chiaro esempio del famoso modo di dire “l’unione fa la forza”. L’alveare ospita tre diverse caste: regina, operaie e fuchi. Solo l’ape regina può essere fecondata dai fuchi; in seguito, dalle uova fecondate nasceranno altre api operaie e da quelle non fecondate altri fuchi.
La differenza tra un’ape regina e un’ape operaia dipende dal cibo ricevuto durante lo stadio larvale. L’ape regina è il centro nevralgico dell’alveare: può vivere dai due ai quattro anni e deporre fino a 1500 uova al giorno! Il compito delle restanti caste è proteggerla e garantirle il nutrimento a ogni costo.
Esistono delle differenze in termini di grandezza delle colonie e delle caste a seconda delle specie. Per esempio, il calabrone (del genere Bombus) vive in colonie formate da un’ape regina e fino a 500 api operaie, mentre le vespe (del genere Vespula) possono avere migliaia di regine e milioni di operaie nella stessa colonia. Potrebbe sembrare che una tale gerarchia sia il culmine della cooperazione in natura, ma non è così.
I superorganismi
Il termine “superorganismi” viene usato per descrivere colonie che agiscono come un unico essere vivente e che presentano una propria fisiologia. La regina è il cervello e le strutture costruite e le operaie sono il braccio.
La loro unione è data da una temperatura comune regolata, un continuo flusso di nutrienti e una capacità comunicativa analoga a un sistema nervoso. Un esempio di tale forma di cooperazione in natura è data da diverse specie di termiti, che creano strutture mastodontiche rispetto alle loro minuscole dimensioni.
Ogni membro di un superorganismo potrebbe essere paragonato a una cellula e a un batterio del nostro corpo: entrambi sono parte di una struttura molto più grande.
Eusocialità nei mammiferi
L’unione in natura non vede per protagonisti solo gli insetti, infatti anche i mammiferi presentano forme estreme di cooperazione. La talpa senza pelo (Heterocephalus glaber) ne è l’esempio ideale.
Questo curioso animale forma colonie di circa 80 individui. Ogni colonia consiste in un complesso sistema di tane collegate da tunnel di diverse profondità. In queste colonie si trova solo una femmina riproduttrice, che copula con gli stessi due o tre maschi fino a cinque volte all’anno. Gli esemplari che non si riproducono (operai e operaie) si dedicano a cercare cibo e a difendere la colonia.
Un dato curioso sulle colonie di questa specie è il loro elevato tasso di xenofobia: attaccano e uccidono subito ogni individuo che entra nei loro tunnel e che non appartiene al loro sistema.
Esiste un chiaro dimorfismo in questa specie a seconda della gerarchia; esso si evince dal fatto che i maschi e le femmine che si riproducono sono più grandi.
Tutti per uno, uno per tutti: la cooperazione in natura
Come visto in questo articolo, l’unione di molti piccoli esseri può dare risultati incredibili. Da complesse gerarchie a strutture che agiscono come un solo essere vivente.
La cooperazione e l’eusocialità hanno un unico scopo: prolungare la vita della specie. Ma non c’è bisogno di immergersi nella natura per osservare queste condotte: basta fare una passeggiata nel proprio quartiere per scoprire che non siamo poi così diversi dalle colonie di animali qui descritte.
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- Clutton-Brock, T. H., Brotherton, P. N. M., O’Riain, M. J., Griffin, A. S., Gaynor, D., Sharpe, L., … & McIlrath, G. M. (2000). Individual contributions to babysitting in a cooperative mongoose, Suricata suricatta. Proceedings of the Royal Society of London. Series B: Biological Sciences, 267(1440), 301-305.
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- Sleator, R. D. (2010). The human superorganism–of microbes and men.
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