Elefante marino, una vita al freddo
Scritto e verificato l'avvocato Francisco María García
L’elefante marino è un mammifero appartenente alla famiglia dei Focidi, la stessa delle foche, e possiede caratteristiche e comportamenti unici all’interno del regno animale. Il suo nome scientifico varia a seconde della posizione geografica: Mirounga angustirostris, per l’elefante marino del nord e Mirounga leonina, nel caso dell’elefante marino del sud.
Trascorre la maggior parte della sua vita nell’oceano, stabilendosi sulla terraferma durante la stagione riproduttiva e per allevare i piccoli. Per molti anni l’elefante marino è stato studiato per capire come faccia a sopravvivere nelle zone più fredde del pianeta. I dati raccolti sono sorprendenti e ve ne parleremo nel corso di questo articolo.
Caratteristiche generali dell’elefante marino
Come abbiamo anticipato, attualmente sulla Terra esistono due specie di elefanti marini. Quelli del sud abitano in tutta la zona antartica mentre quelli del nord vivono tra California e Alaska. Sebbene entrambe le specie siano simili, hanno alcune peculiarità che le differenziano.
Gli elefanti marini che vivono nel sud devono sopportare temperature fredde estreme, ma è qui che il cibo è più abbondante. Per questo motivo, hanno dimensioni superiori ai “cugini” del nord. Si nutrono di pesci, calamari, piccoli squali, crostacei, alghe e krill.
I maschi possono raggiungere fino a sei metri di lunghezza e pesano circa 4.000 chili. Le femmine sono più piccole e possono misurare fino a tre metri e pesare 900 chili. Questa differenza di dimensioni tra maschio e femmina è una delle principali peculiarità. Sono i mammiferi con il più alto grado di dimorfismo sessuale.
I maschi raggiungono la maturità sessuale a sei anni, ma iniziano a procreare solo a nove. Nei mesi di dicembre e gennaio, i maschi si scontrano sulle spiagge per stabilire le gerarchie di dominio. Sebbene questi combattimenti siano feroci, non arrivano mai ad essere letali.
Un animale con una forte sessualità
I maschi dominanti si accoppiano con le femmine che giungeranno alle spiagge in un secondo momento. Un adulto attivo può avere un harem di 100 “mogli” e sarà il padre di circa 500 cuccioli durante la sua vita. Gli elefanti marini sconfitti, inizialmente vengono esclusi dalla riproduzione. Ma può succedere che riescano ad accoppiarsi con quelle femmine lasciate ai margini degli harem.
D’altra parte, a tre anni la femmina è già pronta a partorire un piccolo all’anno. Una volta incinte, le madri tornano in mare per nutrirsi, ritornando sulla terraferma solamente 11 mesi dopo, per riposare e poi partorire.
I cuccioli nascono con un peso di quasi 40 chili e vengono allattati al seno per tre settimane. Durante questo periodo la madre rimane sulla spiaggia, senza nutrirsi. Quando si verifica lo svezzamento, madre e bambino si tuffano assieme nell’oceano. Il piccolo, in questa fase, ha triplicato peso e dimensioni rispetto alla nascita. Terminato questo ciclo, le femmine sono pronte per accoppiarsi di nuovo.
Curiosità interessanti sull’elefante marino
Nonostante le sue grandi dimensioni, l’elefante si muove abbastanza agilmente a terra grazie alle sue pinne palmate a cinque dita. La loro forma a siluro li rende perfettamente aerodinamici durante il nuoto. Hanno grandi occhi neri, che permettono loro di localizzare qualsiasi preda nell’oscurità del mare profondo.
Questi curiosi animali marini sono costretti a cacciare e mangiare moltissimo, per mantenere alta la quantità di grasso corporeo. Questo materiale adiposo si innesta sotto la spessa pelle e consente all’elefante marino di sopportare le rigide temperature delle aree in cui vive.
Quando devono immergersi per lunghi periodi di tempo, gli elefanti marini devono inspirare sufficiente ossigeno. Il segreto di questa capacità di resistenza nel respirare, sta nel fatto che hanno un volume di sangue più alto e producono un quantità quasi doppia di emoglobina.
Gli elefanti cambiano periodicamente la pelliccia. La muta avviene “grattandosi” via il vecchio strato, così da favorire l’apparizione del nuovo mantello. Durante la stagione degli amori, i maschi si proteggono rinforzando la loro pelliccia, evitando così ferite profonde quando combattono con altri pretendenti.
Perché si chiama “elefante marino”?
Questi mammiferi marini devono il loro nome alla piccola “proboscide” che i maschi hanno sul muso, che ricorda proprio quella degli elefanti. Questa protuberanza serve a produrre forti richiami, utilissimi a tenere lontani eventuali rivali. Inoltre, sono importanti per assorbire l’umidità dell’ambiente attraverso ogni espirazione, che consente all’animale di stare a digiuno per lunghi periodi.
L’elefante marino è l’unico mammifero che migra due volte l’anno e può coprire distanze fino a 34.000 chilometri. Sebbene sulla terra siano stati visti in gruppi numerosi, hanno una vita solitaria. Non a caso, trascorrono nell’oceano il 90% della loro esistenza.
La grande stazza degli elefanti marini non basta a metterli al sicuro da qualsiasi pericolo. Infatti, possono venire attaccati da orche e squali, ma il loro principale predatore è l’uomo, che li caccia per commercializzarne il grasso. Questa pratica ha spinto l’elefante marino sull’orlo dell’estinzione.
A poco a poco, e grazie alle leggi di protezione e conservazione, le popolazioni di elefante marino hanno ripreso a crescere. Oggi, fortunatamente, si contano oltre 900.000 esemplari in tutto il pianeta.
Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.