I selfie con i macachi, cosa c'è dietro?
Scritto e verificato il veterinario Eugenio Fernández Suárez
Passeggiare un pomeriggio per la famosa piazza Jamaa el Fna a Marrakech è un’esperienza unica, proprio come può esserlo farsi un selfie con i macachi in rischio di estinzione. In questa piazza come in altre zone turistiche del Marocco, questi animali sono incatenati per permettere a chiunque di fotografarsi insieme a loro.
Secondo dei calcoli ufficiali, dal 1980 gli esemplari di questa specie si sono ridotti ben del 50%. Oltre alla deforestazione e alla vendita illegale di scimmie come animali domestici in Europa, il loro uso come attrazione fotografica è una delle ragioni alla base della loro scomparsa.
I provvedimenti per la protezione di questa specie si sono smossi piuttosto tardi ed è soltanto nel 2008 che la specie è stata inserita nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).
Da allora è aumentata la sua protezione, tuttavia la tradizione di farsi selfie con i macachi continua ad essere un’attività turistica in Marocco e in altri paesi. Scopriamo cosa si cela dietro ai selfie con i macachi.
I turisti non approvano i selfie con i macachi
Considerato che l’attività turistica con questi animali è una delle maggiori minacce alla loro sopravvivenza, sorprendono i risultati di uno studio dell’Università Napier di Edimburgo, in Scozia: un’inchiesta che ha coinvolto 513 turisti analizzando la percezione che hanno di quest’attività, rivela che l’88% degli intervistati non ha partecipato all’attività né voleva farlo.
Degli intervistati, circa il 40% l’ha considerata inaccettabile. Bisogna ricordare che per incatenare questi animali in una piazza bisogna prima strapparli al loro habitat naturale e separarli dalla loro famiglia, con la quale tengono un vincolo forte e simile a quello di noi umani.
I turisti che si prestano maggiormente a quest’attività sono quelli marocchini, seguiti da quelli di altre parti del mondo. I turisti stranieri più inclini ai selfie con animali sono quelli che hanno un’educazione, un potere d’acquisto e un’età inferiori.
Perché si fanno ancora selfie con i macachi?
In luce di questi dati sorprende pensare che l’uso dei macachi a Gibilterra continui ad essere un’attività turistica lucrativa. Bisogna ricordare come un cucciolo di macaco possa arrivare a posare 18 volte all’ora, per 9 euro a foto, il che consente in soli 4 giorni di ottenere le entrate di una famiglia marocchina di classe bassa.
È proprio per questo che nonostante il basso appeal che l’attività ha tra i turisti, continua ad essere redditizia. Si ipotizza anche che molti di quelli che hanno affermato di non partecipare a quest’attività stessero mentendo perché in imbarazzo ad ammettere questo tipo di comportamento.
E poi ci sono naturalmente i turisti che godono di quest’attività, perché gli piacciono gli animali e probabilmente non conoscono gli effetti che il loro comportamento determina per l’intera specie.
Un altro dei fattori influenti per la loro scomparsa è legato allo sfruttamento monetario di questi animali per altri scopi. Come ritengono gli investigatori, si teme che possano rientrare nel traffico illegale di animali domestici in Europa.
Una minaccia mascherata dietro una foto
Un altro dato rilevato dagli investigatori è che questo tipo di attività ci porta a percepire come minore la minaccia che incombe su queste specie. Nonostante la specie di scimmie di Barberia sia seriamente a rischio, soltanto uno su quattro turisti era a conoscenza della reale entità della minaccia.
La presenza di questi animali come attrazione fotografica o come animali domestici può portare a pensare erroneamente che non siano a rischio di estinzione, fenomeno che rafforza questo tipo di attività.
Questo tipo di ricerche mette in evidenza le connotazioni negative legate al turismo in determinate zone del mondo, andando a danneggiare il flusso di turisti verso quelle mete. Tutto questo a prescindere che esista una percentuale di persone che appoggia queste attività.
Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.