La curiosità uccise il gatto?
Quante volte avete sentito la famosa frase “la curiosità uccise il gatto”? Se vi siete mai chiesti da dove viene questa espressione e perché si usa praticamente ogni giorno, continuate a leggere questo articolo.
Perché si dice che la “curiosità uccise il gatto”?
Questo aforisma venne coniato in Inghilterra durante il XVI secolo, ma la frase originale era “care killed the cat” che può essere tradotto in italiano come “la preoccupazione uccise il gatto”. Con il passare del tempo, però, anche per una certa assonanza fonetica divenne “curiosity killed the cat”. Questa celebre frase, dunque, è il frutto di un progresso etimologico del linguaggio e passammo da “preoccupazione” a “curiosità”.
Ciò che si voleva trasmettere, con questa frase, è che le preoccupazioni, l’ansia e lo stress possono portare a problemi fisici o mentali che si rifletterebbero a lungo termine. Perché i gatti sono stati scelti come esempio? Perché si distinguono per la loro furtività e cautela, dato che pensano sempre prima se muovere ogni singolo passo. Anche se piccolissimo.
Tuttavia, usando la parola “curiosità” questo proverbio antico ha avuto ancora più successo, perché una scatenante e irresistibile curiosità può portare il gatto a rischiare la sua vita senza nemmeno esserne consapevole. Se avete un micio, sapete bene che spesso si lancia all’avventura senza pensarci troppo su, finendo spesso per farsi male…
Una nuova versione
Proprio per questo motivo, nel corso del XX secolo cominciò a diffondersi una nuova versione della famosa frase, vale a dire: “la curiosità uccise il gatto ma la soddisfazione lo riportò in vita”. Che lezione si voleva dare alle persone, con queste poche parole? Semplicemente che non bisogna mai accontentarsi. Bisogna rischiare, giocarsi tutto, anche se ci sono pericoli, perché preoccuparsi troppo di qualcosa potrebbe farci rinunciare al più importante dei premi.
Forse una frase non basta per suggerire comportamenti pratici o condotte morali. Ma, come spesso si dice, la natura è saggia. Coloro che lo usano per creare frasi così brevi, che contengono così tanta profondità, dimostrano anche parte di quella saggezza.
Infatti, gli studi condotti su questa frase hanno dimostrato che le persone che si preoccupano meno delle conseguenze delle loro azioni, vivono più felici, hanno migliori esperienze interpersonali e migliori relazioni sociali.
Chi è solito lanciarsi all’avventura, riceve maggiori soddisfazioni (cibo, bevande o sesso), ma finisce per rimanere isolato dal mondo. Che lezione trae da ciò? È ovvia… La nostra era solo una domanda retorica.
Perché i gatti sono così curiosi
La curiosità dei gatti è qualcosa di innato legato al loro istinto. Amano entrare nei piccoli luoghi, provare nuove esperienze, ficcare il naso in angoli o nascondigli e, soprattutto, adorano vedere il mondo dalla posizione più elevata possibile.
Se pensate al loro modo di muoversi ed esplorare l’ambiente circostante, emerge con forza il forte legame che ancora possiedono con i parenti più selvaggi, felini come la tigre o la pantera. Nascondersi nei luoghi più insospettati, da cui lanciare un’imboscata per una possibile preda, è un modo per ingannare la vittima e controllarla senza essere visti.
Lo stesso vale per la costante ricerca di altezza: è il metodo migliore per monitorare il suo prossimo obiettivo senza che se ne accorga. Pertanto, la maggior parte dei comportamenti dei gatti spinti dalla curiosità sono per lo più legati al loro innato istinto di caccia.
E per quanto riguarda la curiosità che provano verso gli umani? Quante volte avete sorpreso il vostro gatto fissandovi e esaminandovi come se volesse porgervi qualche domanda? Questo accade perché facciamo parte del loro ambiente e, come ogni buon cacciatore che si rispetti, deve conoscere bene chi c’è intorno a lui.
Anche se si dice che la “curiosità uccise il gatto”, in realtà ciò che uccide è sempre e solo la preoccupazione eccessiva. Prova ne è il fatto che la curiosità è ciò che ha tenuto in vita per anni questi splendidi felini domestici.
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