La grande migrazione nel Serengeti
La fine delle piogge nel Serengeti segna l’inizio di uno dei più grandi spettacoli della natura: la “Grande Migrazione”. In questa corsa contro il tempo e la stagione secca, più di due milioni di erbivori si trovano costretti a lottare per la propria sopravvivenza.
Il parco nazionale del Serengeti
Per capire l’importanza di questo comportamento migratorio colossale, bisogna considerare che questo fenomeno è parte del funzionamento di un insieme sistemico definito, ovvero l‘ecosistema del Serengeti.
Come tale, il Serengeti è un’area geografica situata nel nord della Tanzania che si estende a sud-ovest del Kenya. Con una superficie di 30.000 chilometri quadrati, è una delle enclavi più ricche di biodiversità del continente africano, in quanto dispone di 70 grandi specie di mammiferi e 500 specie di uccelli.
Tuttavia, con l’inizio della colonizzazione britannica, nel primo decennio del XX secolo, la caccia indiscriminata mise a rischio la popolazione dei mammiferi, specialmente le colonie di leoni.
A causa di questa situazione, il governo britannico decise quindi di creare la prima riserva parziale nella zona, già nel 1921. Ma solamente trent’anni dopo, nel 1951, questo territorio è stato ampliato e la zona è stata dichiarata parco nazionale.
Attualmente, il parco del Serengeti consta di 14.763 chilometri quadrati che forniscono protezione a numerose specie in via di estinzione. Con una dimensione simile a quella di un piccolo paese, è uno dei più grandi in Africa ed è considerato Patrimonio dell’Umanità dal 1981.
La “Grande Migrazione”, una lotta per la sopravvivenza
Con l’arrivo del mese di maggio, centinaia di migliaia di gazzelle e zebre e più di un milione di gnu intraprendono un viaggio di oltre 3.000 chilometri alla ricerca di fonti di pascolo e acqua. Il 5% della popolazione di gnu non raggiungerà la sua destinazione, soprattutto a causa dei predatori carnivori.
Questi grandi branchi partono dal sud-est, dalla cosiddetta ‘pianura infinita’ e poi passano attraverso la riserva del Maswa e il fiume Grumeti, dove un gran numero perisce a causa di attacchi da parte di coccodrilli, superando quindi le riserve dell’Ikarongo e del Masai Mara. Alla fine di novembre, questa migrazione annuale ripercorre il percorso al contrario, riportandosi nel Parco Nazionale del Serengeti.
Considerata una delle sette meraviglie naturali dell’Africa, l’impatto ambientale del Serengeti della ‘Grande Migrazione’ è schiacciante. Solo in questo periodo migratorio 4.000 tonnellate di erba verranno consumate, ogni giorno, e verranno dati alla luce oltre 250.000 nuovi esemplari.
Il ciclo migratorio mese per mese
Legato alla stagione secca, non esiste un punto di partenza concreto per le grandi mandrie. In questi vasti territori, è però possibile determinare solo approssimativamente il loro percorso nel corso dei mesi. Ecco un breve riassunto dell’arduo viaggio che centinaia di migliaia di animali devono compiere ogni anno.
- A gennaio, le mandrie pascolano intorno al lago Ndutu. E’ in questo mese, e a dicembre, che si verifica il maggior numero di nascite nelle colonie di zebre.
- Nel mese di febbraio, la riserva di Maswa e l’area di conservazione di Ngorongoro ospitano la maggior parte della popolazione migrante. Inizia la stagione di riproduzione degli gnu.
- Durante i mesi di marzo, aprile e maggio si concentrano le forti piogge. Nel corso di questi tre mesi, gli animali viaggeranno dal sud-est al nord-ovest del Serengeti, attraverso il fiume Grumeti, noto per la sua vasta popolazione di coccodrilli.
- A partire da giugno, le piogge finiscono. Una volta superato il fiume Grumeti, dove centinaia di animali periscono nel tentativo di attraversarlo, i mammiferi arriveranno nel mese di agosto sulle sponde del fiume Mara, anch’esso infestato dai coccodrilli.
- Da settembre e ottobre, le terre della riserva del Masai Mara vengono invase da centinaia di migliaia di erbivori. Questo è, senza dubbio, il periodo migliore dell’anno per visitare questa impressionante riserva.
- A novembre e dicembre, il ciclo si conclude. Le grandi mandrie ritornano nel Serengeti, lasciandosi alle spalle un viaggio quasi infinito e rinnovate dalle nuove nascite. A gennaio, il ciclo si perpetua.
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