Migrazione delle sardine, di cosa si tratta?

Ogni anno si verifica un impressionante fenomeno naturale nelle acque africane: scoprite tutto sulla migrazione delle sardine
Migrazione delle sardine, di cosa si tratta?
Alejandro Rodríguez

Scritto e verificato il biotecnologo Alejandro Rodríguez.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

Questo fenomeno naturale è, senza dubbio, uno dei più grandi spettacoli che la natura possa offrirci. La migrazione delle sardine, infatti, è in termini di volume di individui la più grande migrazione mai registrata. Se volete sapere di più su questo esodo animale, non perdetevi questo articolo.

Le sardine, animali in viaggio?

Il regno animale è vasto e diversificato. Esistono specie di diverse dimensioni e adatte per vivere in ambienti diversi. Inoltre, possiamo anche trovare sia degli animali sedentari – o fissi – sia animali nomadi. Tra questi ultimi, alcune specie di pesci ne sono un buon esempio.

Il salmone o l’anguilla sono due esempi di specie che vivono tra acqua dolce ed acqua salata. Tuttavia, ci sono anche altre specie che migrano all’interno dello stesso tipo di acqua, per una ragione o per l’altra. Alcune specie che seguono questo modello di comportamento sono i tonni e le sardine.

Se approfondiamo il gruppo delle sarde, scopriamo che la specie nota come Sardinops sagax (o Sardina di California) è il principale protagonista della corsa delle sardine o della migrazione delle sardine. Questo esodo si svolge nella costa del Sudafrica tra i mesi di maggio e luglio e si stima che vengano coinvolti miliardi di esemplari di sardine.

sardine e sub

Migrazione delle sardine: cause

Oggi non esiste una spiegazione unica e inequivocabile per spiegare la migrazione delle sardine. Tuttavia, vengono prese in considerazione diverse ipotesi esplicative. La prima ragione riguarda l’aspetto della riproduzione, poiché si ritiene che questo fenomeno sia una migrazione riproduttiva stagionale.

Un’altra possibile causa ha a che fare con la preferenza delle sardine per le acque fredde. Alcuni esperti ritengono che vi sia una relazione tra lo spostamento dei corpi idrici freddi – da 14 a 20 ° C – verso il nord della costa sudafricana e la migrazione delle sardine.

Come si verifica la migrazione delle sardine?

Per spostarsi le sardine formano enormi banchi. Questo tipo di raggruppamento ha scopi difensivi, poiché le probabilità che una sardina venga catturata da un predatore aumentano quanto più si trova lontana dal banco.

Se parliamo in termini di volume, i numeri sono sconvolgenti. Un banco di solito è lungo circa ben 7 chilometri e largo 1,5 chilometri. Queste cifre, combinate con i 30 metri di profondità, consentono di osservare la migrazione delle sardine da navi o addirittura a bordo di aerei che sorvolano l’area.

La migrazione delle sardine coinvolge milioni di individui

Come è evidente, una massa così grande di pesci non può di certo passare inosservata. Ecco perché molte specie marine – delfini, squali toro o squali tigre – e gli uccelli ne approfittano per nutrirsi, quasi senza sforzo. I delfini, ad esempio, “angolano” il banco di sardine con l’obiettivo di separare piccoli gruppi e potersene poi alimentare.

Il volume e la concentrazione del cibo raggiungono una tale portata che in biologia si parla di frenesia dell’alimentazione: i predatori sono in uno stato di agitazione molto intensa e si mordono anche l’un l’altro.

Esistono altri fenomeni simili?

In termini di grandezza, la migrazione delle sardine non ha rivali. Tuttavia, esiste un altro esodo di animali terrestri altrettanto impressionante. Si tratta della migrazione degli gnu.

Questo immenso spostamento di animali coinvolge ogni anno più di un milione di esemplari che attraversano il fiume Mara tra il Kenya e la Tanzania.

Se consideriamo il fattore distanza, troviamo alcuni esempi di migrazione degni di nota. Uno di questi è scuramente quello della farfalla monarca (Danaus plexippus) che percorre circa 8000 chilometri per raggiungere le foreste canadesi.

Un altro caso è quello della megattera (Megaptera novaeangliae) che può migrare fino a oltre 8000 chilometri  di distanza, dall’America Centrale all’Antartide.


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