Muore uno degli ultimi rinoceronti bianchi del Nord
A luglio di quest’anno si è verificata una grave perdita nel regno animale: la morte di uno degli ultimi cinque rinoceronti bianchi del Nord rimasti al mondo.
Questo evento rappresenta una perdita drammatica, poiché, attualmente, proprio a causa di questo evento, quella dei rinoceronti è ormai una specie a rischio di estinzione.
Si trattava di Nabire, una femmina morta il mese scorso al giardino zoologico di Dvůr Králové, in Repubblica Ceca, noto in tutto il mondo per la riproduzione in cattività di questo animale.
Nabire, infatti, era nata il 15 novembre del 1983 proprio a Dvůr Králové, nello stesso giardino zoologico in cui è morta. Il suo decesso si è verificato in conseguenza di una serie di problemi di salute che l’animale aveva manifestato negli ultimi anni della sua vita.
La morte di Nabire è un evento drammatico, poiché si trattava di una femmina in età fertile, di 31 anni e, considerando che i rinoceronti vivono in media circa 60 anni, Nabire è morta molto presto, rispetto alla sua aspettativa di vita e, come se ciò non bastasse, in età fertile.
Il decesso dell’animale si è verificato a causa di una cisti di circa 40 kg che aveva “invaso” il suo organismo e, nonostante gli sforzi dei veterinari, non è stato possibile fare nulla per salvarla.
Perché sono in pericolo?
Purtroppo questa specie è una delle tante che rischiano l’estinzione a causa dell’uomo.
La quantità di esemplari si è ridotta a causa della caccia indiscriminata, soprattutto perché la sua carne, la pelle e le corna sono molto richieste, in particolare sul mercato asiatico, in quanto vengono attribuite loro proprietà curative, oltre che afrodisiache.
I miti riguardanti il corno del rinoceronte sono molto diffusi, e, quasi tutti sono da ricollegare esclusivamente alla forza fisica di questo animale. Tuttavia, il corno del rinoceronte non può neppure essere definito un vero e proprio corno (come quello delle mucche, che cresce a partire dal cranio ed è una formazione ossea), bensì si tratta piuttosto di una callosità, che contiene una sostanza chiamata cheratina, che si trova anche nelle nostre unghie e nelle ossa del corpo umano.
Anche se i rinoceronti non erano distribuiti uniformemente in tutto il continente africano, gli esemplari che componevano la popolazione sarebbero riusciti a garantire la continuità della specie, che era diffusa in tutto il territorio settentrionale dell’Africa.
Tuttavia, con l’incremento degli insediamenti umani in questa zona e il diffondersi di un certo tipo di rituali, il numero di rinoceronti cominciò a diminuire vertiginosamente e, a tutto questo, cominciò ad aggiungersi la caccia, da parte dell’uomo, per il consumo della carne di rinoceronte. Inoltre, alcuni esemplari morivano a causa dei frequenti conflitti armati che si verificavano nella zona.
Un panorama oscuro
Probabilmente, la cosa che maggiormente preoccupa gli scienziati riguarda le minime possibilità di sopravvivenza che, attualmente, restano alla specie in questione. Questa situazione rappresenta un’ulteriore conferma degli eccessivi tassi di predazione da parte dell’essere umano nei confronti del pianeta, delle sue risorse e degli animali.
Oltre al numero esiguo degli esemplari di rinoceronte ancora vivi (solo quattro), bisogna fare i conti anche con la lunga durata della gestazione di una femmina di rinoceronte (quasi due anni), proprio come quella degli elefanti.
Uno degli ultimi quattro esemplari di rinoceronte rimasti al mondo vive in cattività, nel giardino zoologico di San Diego, Stati Uniti, ed è una femmina: si chiama Nola.
Gli altri tre esemplari, un maschio anziano, di nome Sudan, e due femmine, Najin e Fatu (sua figlia), sono stati trasferiti dal giardino zoologico di Dvůr Králové in una riserva naturale in Kenia, con la speranza che il contatto con il loro habitat naturale possa influire positivamente e stimolare l’apparato riproduttore delle femmine.
Tuttavia, nonostante tutti gli sforzi compiuti dagli scienziati e il contatto con un ambiente naturale, i risultati sperati non si sono verificati e, quindi, probabilmente stiamo per assistere all’estinzione completa di una specie vivente.
Attualmente, gli scienziati del giardino zoologico di San Diego e di Dvůr Králové stanno concentrando i loro sforzi per cercare di trovare una soluzione a questo problema, grazie alla raccolta di alcuni campioni di tessuto dell’ovaio di Nabire, avvenuta subito dopo il suo decesso.
Nonostante la morte dell’animale, gli scienziati hanno ancora la speranza di riuscire a fare qualcosa per scongiurare l’estinzione totale della specie.
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