Il narvalo: l'unicorno dei mari

Il narvalo: l'unicorno dei mari
Laura Huelin

Scritto e verificato l'educatrice cinofila Laura Huelin.

Ultimo aggiornamento: 18 ottobre, 2022

Ha l’aspetto di un animale mitologico, in realtà è un essere straordinario che popola i nostri oceani. Spesso, in molti, lo definiscono come “unicorno dei mari” e, per la sua natura, risulta assai difficile avvicinarlo e studiarlo. Molti aspetti di questo strano animale vi sorprenderanno, come il fatto che non tutti gli esemplari possiedono il caratteristico corno ( chiamato più correttamente “zanna”). Vediamo allora di conoscere a fondo il narvalo, scientificamente noto come Monodon monoceros.

Caratteristiche del narvalo

Il narvalo appartiene alla famiglia dei cetacei ed è strettamente imparentato con il beluga. Il che significa che è un mammifero marino provvisto di dentatura. Fa parte della famiglia delle balene ed è caratterizzato da un enorme corno che spunta dalla parte anteriore della testa. Si tratta, in realtà, di un dente che può arrivare a superare i due metri di lunghezza, chiamata comunemente “zanna”.

I maschi e le femmine hanno corpi leggermente diversi. Da adulti, i maschi pesano una media di 1600 kg, mentre le femmine arrivano solo fino ai 1.000. Una femmina ha una lunghezza di circa 4 metri ed è un po’ più piccola dei colleghi maschi, che possono arrivare quasi ai cinque metri.

Un aspetto interessante è che il narvalo cambia colore durante la sua vita. Appena nati, questi fantastici mammiferi mostrano un tono grigio con delle macchie scure diverse per ogni esemplare. Queste macchie smettono di comparire quando l’animale supera i due anni di età. Al contrario, quelle già presenti continuano a crescere nel tempo, fino ad assumere un colore più scuro, vicino al nero. Questo processo epidermico termina quando le macchie scure arrivano a coprire completamente, e in modo piuttosto uniforme, la spessa e robusta pelle del narvalo.

L’unicorno dei mari

Che differenza esiste con le altre balene? Anzitutto, il narvalo è sprovvisto della tipica pinna dorsale, una caratteristica che condivide con i beluga. Possiede però una cresta che misura fino ad un metro di lunghezza.

La sua caratteristica più sorprendente è l’enorme zanna davanti alla testa. Questa zanna può raggiungere i tre metri e pesare più di 10 chilogrammi. È un elemento fisico tipico nei maschi, poiché le femmine non lo sviluppano mai.

Fino a poco tempo fa, non si sapeva perché il narvalo usasse la sua zanna. Si credeva che servisse per orientarsi nel vasto oceano, come un antenna. Alcuni scienziati, addirittura, si spinsero a dire che questo corno avvitato servisse all’animale per rompere il ghiaccio sottile. Ricerche recenti hanno invece svelato che si tratta di una vera e propria arma. Il narvalo usa la sua zanna per cacciare: stordisce il pesce spostandolo molto velocemente, per poi mangiarlo.

Comportamento del narvalo

Il narvalo è un mammifero socievole, vive e si sposta in branchi. Durante l’inverno questi gruppi sociali appaiono composti da appena 2-9 esemplari. Al contrario, in estate, i narvali migrano verso sud arrivando a formare enormi agglomerati con centinaia o migliaia di individui.

Va notato che i narvali sono cetacei particolarmente rumorosi. Molte altre specie di balene producono a malapena suoni, ma i narvali non solo comunicano costantemente grazie a suoni, ma li usano come un vero e proprio alfabeto.

In particolare, producono suoni regolari ad intervalli diversi. Si ritiene che siano usati come strumento di localizzazione, un po’ come succede con i delfini. Durante vari studi, sono stati rilevati sibili e altri suoni che in realtà sono solo comunicazioni tra individui. Insomma, il narvalo è in grado di modulare questi suoni, originando e sfruttando un linguaggio assai complesso.

Come si procura da mangiare? In relazione alla sua dieta, questo eccellente nuotatore va in cerca di cibo sul fondo del mare. Si tuffa in immersione per oltre 30 minuti, essendo capace di raggiungere addirittura gli 800 metri sotto il livello del mare. Insieme al cugino capodoglio, il narvalo è uno dei mammiferi che raggiunge le più alte profondità in immersione.

L’habitat del narvalo

Il narvalo si trova in un’area molto specifica del pianeta. In inverno vive nelle acque gelide che circondano il Polo Nord: il Canada settentrionale, i mari della Groenlandia e nella parte settentrionale dell’Oceano Atlantico, in Russia. In estate, gli esemplari migrano verso sud e sono stati visti in alcuni fiordi o in qualche insenatura del Canada meridionale.

E’ risaputo che, prima, questi affascinanti mammiferi marini vivevano in acque calde ma, con l’evoluzione, si sono trasferiti in zone dell’oceano che offrono temperature decisamente inferiori. Il loro habitat è pertanto molto limitato e, generalmente, è risaputo che la popolazione di narvali è assai poco estesa. Sono dichiarati come una specie in via di estinzione, anche se difficilmente diventano prede. Come al solito, solamente l’uomo minaccia la sua sopravvivenza, in particolare i cacciatori Inuit.

Cosa mangia il narvalo?

Il narvalo è un animale carnivoro e si nutre di crostacei e pesci, soprattutto merluzzi. Può decidere di cacciare seguendo i banchi di pesce in superficie, ma di solito preferisce immergersi per nutrirsi con le creature che abitano i fondali marini.

Il momento più intenso di caccia ha luogo soprattutto quando inizia l’inverno, quando i gruppi di narvali completano la migrazione verso Nord, in cerca di acque più fredde. Per la presenza di ghiaccio, infatti, la sua dieta subisce uno stop forzato per la minore presenza di prede. Va detto, comunque, che possiede un metabolismo molto lento: la digestione di pesci e crostacei ingeriti, può durare settimane o mesi.

Il narvalo è un’altra specie di cetacei in pericolo di estinzione, ma fortunatamente si stanno mettendo in pratica una serie di soluzioni per preservare la specie e garantire la sua sopravvivenza. Sebbene sia difficile studiarli e conoscerli da vicino, negli ultimi anni la popolazione di narvali appare abbastanza stabile. Il suo peggior nemico non è un altro animale, bensì l’uomo e, in particolare, l’inquinamento.


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