Perché alcuni animali mangiano i loro piccoli?

Il pensiero di mangiare i propri figli è impossibile da assimilare, tuttavia in determinate situazioni questa eventualità è presente in alcuni animali. Scoprite perché.
Perché alcuni animali mangiano i loro piccoli?

Ultimo aggiornamento: 26 dicembre, 2020

Pensare che alcuni animali mangiano i loro piccoli è un’idea impensabile per qualsiasi essere umano. Il tabù del cannibalismo è scritto nei nostri geni e l’infanticidio è uno dei peggiori crimini che possiamo pensare nella società odierna.

Ma per quale motivo a volte questo accade in natura? La cosa più logica per un essere umano sarebbe pensare alla perpetuazione dei geni. Infatti, se non ci sono discendenti, la specie si estingue. Pertanto, l’idea di mangiare i propri figli ci sembra un atto di autodistruzione. Tuttavia, la nostra visione delle cose non è sempre l’unica via attraverso la quale si può passare.

L’efficacia evolutiva del cannibalismo

Sembra logico pensare che il modo migliore per perpetuare una specie sia avere il maggior numero possibile di figli. Tuttavia, questa riflessione è fatta a partire da un contesto mentale in cui si dispone di risorse sufficienti per mantenerli, oltre che di un rifugio sicuro e di un partner per aiutare nell’educazione. Nel caso degli animali, non sempre è così.

Mentre gli esseri umani hanno uno o pochi figli alla volta, altri animali, invece, possono avere cucciolate di oltre dieci piccoli. Inoltre, in natura devono difendersi dai predatori e a volte le possibilità di riprodursi sono limitate e il tempo a disposizione è breve.

Quando si verifica una di queste situazioni, il fatto che tutti i piccoli sopravvivano contro ogni probabilità può significare la morte del genitore e, quindi, dell’intera cucciolata. Molte volte, la cosa migliore per la sopravvivenza della specie è ridurre o abbandonare una cucciolata per garantire che in futuro se ne possano avere altre.

Ragno cannibale, esempio di animali che mangiano i loro piccoli.

Perché alcuni animali mangiano i loro piccoli?

Abbiamo già visto che per alcune specie è difficile mantenere la loro prole. Questo è stato studiato a lungo per lo sconcerto che provoca. Come esempio di questo particolare fenomeno, presentiamo qui le tre principali teorie che lo illustrano attraverso alcuni curiosi esempi.

1. Criceti e il controllo della cucciolata

La storia che i criceti e altri roditori mangiano i loro piccoli è molto popolare. Può sembrare un po’ distruttivo, ma pensiamo a questo: le femmine di criceto possono avere cucciolate fino a dieci piccoli.

Le risorse di cui una madre ha bisogno per mantenere dieci piccoli, come energia, produzione di latte, ricerca di cibo e molte altre, possono compromettere la propria sopravvivenza o quella della cucciolata. Ciò non va a vantaggio di nessuno in alcun modo.

Infatti, negli esperimenti effettuati in cattività, modificando artificialmente il numero dei cuccioli, il comportamento delle madri è cambiato. Se i cuccioli vengono allontanati dai genitori, il cannibalismo cessa. Al contrario, se si aggiungono altri piccoli alla cucciolata, le madri possono essere viste mangiare la loro prole.

La spiegazione data per questo fenomeno è che la madre risolve così due problemi allo stesso tempo: da un lato, ottiene i nutrienti ed energia da quel cannibalismo. In secondo luogo, la madre riduce la cucciolata. Questo aumenta le possibilità di sopravvivenza della prole rimasta.

2. La prole come risorsa di emergenza

Molte volte, cercando il motivo per cui le madri mangiano i loro figli, troviamo una certa prospettiva verso il futuro. Quando una cucciolata viene minacciata da un predatore che attacca, molte volte l’opzione più conveniente è quella di abbandonarla e aspettare di poter generare un’altra cucciolata in futuro.

Un buon esempio è una particolare lucertola (Lacerta mabouya), un rettile originario delle Antille. Quando un altro animale attacca il suo nido cercando di predare le sue uova, la femmina le mangia prima lei. In questo modo, quando le madri mangiano i loro piccoli, impediscono al predatore di raggiungere il suo obiettivo e usano l’energia per riprodursi di nuovo.

3. Non solo le madri di animali mangiano i loro piccoli

Nel mondo marino troviamo anche esempi di padri che mangiano i loro figli. Questo è il curioso caso del ghiozzetto minuto (Pomatoschistus minutus), che, dopo aver fecondato le uova di diverse femmine, rimane a curarle fino alla schiusa.

Il problema si presenta quando una delle uova impiega troppo tempo a schiudersi. Poiché il maschio non lascia il nido fino a quando tutti i piccoli non sono nati, a volte li mangia per continuare la ricerca di nuovi nidi da fecondare.

Il ghiozzetto minuto mangia i suoi piccoli.

In conclusione, abbiamo visto come a volte nel mondo animale si cerchi di mantenere un equilibrio su ciò che è implica l’allevare i propri piccoli. Diversamente, sia le cucciolate che i genitori potrebbero perdere la loro vita. In questo modo, cerchiamo di comprendere le motivazioni degli altri esseri viventi che ci circondano.


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