Processi contro gli animali e sentenze assurde nella storia
Scritto e verificato l'avvocato Francisco María García
Anche se oggi può sembrare assurdo, la verità è che i processi contro animali sono esistiti durante diversi secoli della nostra storia. Infatti, durante il Medioevo era relativamente comune accusare degli animali per dei crimini.
In pratica, gli animali domestici erano messi sotto processo in modo simile agli esseri umani. Molti erano persino condannati dai giudici di fronte alla popolazione locale.
Questa usanza era diffusa soprattutto tra il IX e il XVII secolo, Secondo la concezione della Chiesa di allora, gli animali erano creature create da Dio, ma la loro missione sulla terra era di servire l’uomo. Pertanto, avrebbero dovuto essere soggetti alle leggi umane e all’etica di quel tempo.
Tutto questo può sembrare un’ipotesi inverosimile. Ma grazie alla conservazione di testimonianze scritte, come un libro di E. P. Evans che risale al 1906, ora sappiamo che si sono tenuti almeno 200 processi contro animali, di cui si sono conservate alcune registrazioni. Ed è possibile che il numero reale di casi fosse ancora più alto.
Di quali crimini poteva essere accusato un animale e quali erano le pene?
Come ci dicono questi racconti, era possibile accusare un animale di diversi tipi di crimini, ai quali si applicavano pene o sentenze diverse. I casi processati andavano dal costringere dei topi con lettere di avvertimento a lasciare una casa dove non erano graditi o esigere che degli insetti lasciassero la città, ad accuse di omicidio contro un gruppo di maiali e via dicendo. E, purtroppo non stiamo scherzando.
In effetti, i maiali erano gli animali che più spesso venivano portati in giudizio durante il Medioevo. Non sorprende, visto che correvano liberi nelle città; vivevano quotidianamente con gli esseri umani ed erano spesso vittime di uno stress che influiva negativamente sul loro comportamento.
Quando si trattava di crimini gravi, come l’assassinio di un essere umano, la pena di morte era solitamente applicata. Non era raro vedere esecuzioni in luoghi pubblici, con animali condannati ad essere impiccati o bruciati sul rogo. Anche se oggi questo sarebbe un ovvio atto di abuso animale, a quei tempi era giustizia per tutti gli esseri viventi.
Per i reati meno gravi, si applicava di solito la reclusione ed era persino possibile che un animale condividesse una cella o un recinto con un essere umano. Ma non tutti i processi contro gli animali nel Medioevo si concludevano con un verdetto di “colpevolezza”. Un chiaro esempio è quello di un asino che venne dichiarato innocente in un processo e che persino furono fatte riconoscere le sue qualità nel processo.
Processi contro animali: i casi più eclatanti (e assurdi)
Anche se tutti i processi sugli animali hanno avuto la loro parte di assurdità, il caso di un gruppo di maiali accusati di aver ucciso un uomo ha sicuramente fatto storia. Non solo questi maiali erano portati davanti alla corte per “rispondere” del crimine di omicidio, ma anche accusati di essere “impazziti”.
Si trattava di una scrofa e i suoi maialini che, nel 1407, furono imprigionati e consegnati alla giustizia la vigilia di Natale, dopo essere stati presumibilmente “colti in flagrante delitto per l’omicidio nella persona di John Martin“.
Non è una coincidenza che questo sia uno dei processi sugli animali meglio documentati della storia. Questi fatti storici, che sono al limite della finzione, hanno persino ispirato alcuni film. Per esempio, sono stati la trama del film The Hour of the Pig, conosciuto anche come The Advocate.
Un altro caso interessante
Possiamo anche citare diversi altri casi eclatanti, come un’ordinanza di sfratto che è stata emessa contro dei topi selvatici per aver mangiato il raccolto. Vale la pena di menzionare anche il gatto del Maine, condannato a un mese di prigione dopo aver corteggiato in modo non autorizzato la gattina di una signora molto tradizionale.
Anche il migliore amico dell’uomo ha dovuto affrontare dei processi contro animali nel Medioevo. Infatti, un cane fu condannato a 20 frustate per aver agito come complice di un ladro, che lo aveva addestrato a rubare cibo e borse. In questo caso, il giudice emise una sentenza leggera perché considerò la “buona natura” dei canini.
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- Ursula Wolf. La ética y los animales. Extraído de: http://www.bioeticanet.info/animales/WolfEtAnim.pdf
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