Rana Phyllomedusa: caratteristiche e habitat
Scritto e verificato il biologo Francisco Morata Carramolino
Il Neotropico è una delle regioni del pianeta con la maggiore biodiversità in fatto di anfibi anuri. In questa zona gli animali hanno acquisito forme e stili di vita molto diversi tra loro: le rane arboricole, ad esempio, si distinguono per la loro grande capacità di adattamento. All’interno di questo gruppo, la rana Phyllomedusa si è fatta notare per la sua biologia ma anche per il suo rapporto con gli umani.
Attualmente esistono 16 specie di queste rane, tutte appartenenti al genere Phyllomedusa. Questi anfibi si sono adattati a vivere sugli alberi. Se volete saperne di più sulle rane Phyllomedusa, continuate a leggere.
Caratteristiche fisiche della rana Phyllomedusa
Sebbene ci siano alcune differenze tra le 16 specie esistenti di rane Phyllomedusa, tutte condividono alcune somiglianze. Il nome deriva dal suo aspetto e dalle proporzioni, oltre che dalle sue abitudini arboricole.
Questi anfibi sono di dimensioni relativamente grandi: misurano tra 7 e 12 centimetri. La più grande di queste rane è la Phyllomedusa bicolor, con la sua testa grande e gli occhi rotondi e sporgenti.
I loro arti sono molto lunghi e sottili, con 4 dita lunghe sulle zampe anteriori e 5 su quelle posteriori. Le dita sono opponibili e presentano dei cuscinetti adesivi, che le aiutano ad attaccarsi e arrampicarsi sui rami.
Il suo colore principale è il verde, che è più o meno scuro a seconda della specie e occupa il dorso dell’animale. Inoltre, queste rane spesso mostrano dei motivi accesi sui lati, che possono estendersi lungo gli arti.
Queste tonalità possono essere arancione, giallo e nero e sono caratteristiche di ogni specie. La parte del ventre, invece, di solito è meno pigmentata.
Habitat e comportamento
Questi anfibi vivono nell’America centrale e meridionale. Abitano principalmente nelle aree boschive tropicali e subtropicali ricche di vegetazione, essenziale per la loro sopravvivenza.
A differenza di altre rane, queste di solito non stanno in acqua, ma trascorrono la maggior parte della loro vita sui rami degli alberi e possono essere trovate ad altezze comprese tra 1 e 4 metri. Come gli altri anfibi, hanno la pelle molto porosa, quindi quando vivono così lontano dall’acqua, corrono il rischio di disidratazione.
Per questo motivo, le rane Phyllomedusa hanno sviluppato una serie di adattamenti per evitare la disidratazione. Hanno delle abitudini prevalentemente notturne, dato che trascorrono la giornata nascoste tra le foglie, con le zampe raccolte vicino al corpo. Così, oltre ad evitare i raggi solari e ridurre l’evaporazione, riescono a mimetizzarsi meglio con l’ambiente circostante.
Inoltre, alcune specie sono in grado di secernere una sostanza simile alla cera attraverso la pelle. Con l’aiuto delle zampe posteriori, diffondono frequentemente questo composto in tutto il corpo, creando così uno strato che le isola dall’ambiente.
Tale strato non solo le protegge dall’essiccazione, ma contiene anche delle tossine che fungono da difesa contro i predatori.
Durante la riproduzione, la rana Phyllomedusa scende dalle cime degli alberi e si stabilisce nella vegetazione sopra gli specchi d’acqua, che sono spesso delle piscine temporanee. Depongono le uova su una foglia larga, alla quale rimangono attaccate grazie alla sostanza gelatinosa che le ricopre, e piegano la foglia attorno ad esse, formando un piccolo nido.
Quando si schiudono, i girini cadono in acqua, dove completano il loro sviluppo fino a raggiungere il processo di metamorfosi. Dopo la loro trasformazione, i giovani si arrampicano sugli alberi, proprio come le rane adulte, dove vivranno il resto della loro vita. Mentre nella fase larvale si nutrono di materia vegetale, nella loro forma adulta catturano le prede con l’aiuto della loro lingua protrattile.
Il rapporto con le popolazioni indigene
Come accennato in precedenza, diverse specie contengono tossine nelle secrezioni cerose sulla superficie della loro pelle. Queste sostanze tossiche vengono tradizionalmente utilizzate nei rituali di varie tribù indigene di queste zone, che chiamano le secrezioni kambo o sapo.
Per fare questo cacciano le rane e le posizionano sul fuoco con gli arti legati ed estesi, in modo da stimolare l’animale a secerne la sostanza e raccoglierla. Per fortuna dopo l’animale viene rilasciato in natura.
Una volta ottenuta la cera, viene applicata su ferite o ustioni e quindi passa nel flusso sanguigno. Gli effetti sono vari e includono vomito, diarrea e perdita di coscienza. Tuttavia, può agire anche come analgesico, per cui riduce la percezione del dolore. Per i nativi, questo rituale porta fortuna e li rende dei bravi cacciatori, tra gli altri vantaggi.
Sebbene queste pratiche tradizionali non sembrino avere gravi effetti sulle popolazioni di Phyllomedusa, l’uso di secrezioni tossiche sembra guadagnare popolarità come terapia alternativa, e anche per migliorare illegalmente le prestazioni durante le corse di cavalli. Ciò potrebbe rappresentare un rischio crescente per la conservazione delle rane Phyllomedusa.
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