Riproduzione e conservazione dell'orice d'Arabia
L’oryx o l’orice d’Arabia è un’antilope che, come suggerisce il nome, abita la penisola arabica. È la specie più minacciata nell’intera famiglia degli artiodattili. In questo articolo parleremo della riproduzione e conservazione dell’orice d’Arabia.
Caratteristiche dell’orice d’Arabia
Questi animali sono al 100% adattati alla vita nel deserto e si distinguono per la pelliccia prevalentemente bianca, tranne per le gambe, la faccia, la punta della coda e le corna – presenti in entrambi i sessi e dalla forma lunga e curva – che sono neri.
L’orice d’Arabia misura circa un metro di altezza e pesa circa 70 chili.
Caratteristiche del comportamento dell’orice d’Arabia
Durante il giorno, l‘oryx d’Arabia di solito si riposa in luoghi protetti dal caldo per iniziare il suo viaggio di notte. Ha la capacità di rilevare la pioggia e spostarsi verso di essa. La sua gamma di habitat può raggiungere i 3000 km quadrati. Quando l’orice d’Arabia non sta vagando alla ricerca di cibo, scava dei buchi poco profondi nel terreno soffice o sotto i piccoli arbusti.
L’orice d’Arabia è erbivoro e si nutre di frutta, tuberi, radici, erbe, bulbi e gemme. Si tratta di mammiferi ruminanti che possono fare a meno dell’acqua per diverse settimane, come i dromedari e gli altri animali che vivono nel deserto.
Le mandrie di oryx sono miste e composte da 2 a 15 esemplari. Tra un branco e l’altro si comportano in modo pacifico: persino i maschi solitari lo sono e possono convivere senza problemi, ad eccezione della stagione riproduttiva, che avviene tra maggio e dicembre.
Per quanto riguarda la riproduzione e la conservazione dell’orice d’Arabia, le femmine hanno un periodo di gestazione di 240 giorni e danno alla luce un singolo cucciolo, che si nutre di latte materno per due mesi e mezzo.
Il mito dell’unicorno
L’orice d’Arabia è l’animale nazionale di Oman, Giordania, Emirati Arabi, Qatar e Bahrain. Ci sono diversi “errori” riguardo il nome usato per definire questa specie, dal momento che una delle parole usate viene tradotta come “unicorno”.
Questa è una delle teorie sul mito dell’unicorno. Ce ne sono anche altre: se lo si guarda da un lato, le due corna dell’orice d’Arabia sembrano una; se ne perde una, per qualunque ragione, l’altra non ricresce; le loro corna sono un osso cavo, come presumibilmente quelle dei famosi esseri mitologici.
Le corna sono anche uno dei motivi per cui l’orice d’Arabia viene cacciata: si crede che le sue corna abbiano dei poteri magici o medicinali e vengono utilizzate per trattamenti di tutti i tipi.
Habitat e conservazione dell’orice d’Arabia
L’orice d’Arabia preferisce i deserti di ghiaia e sabbia dura, poiché lì è capace di resistere molto bene alle intemperie e può proteggersi dal suo unico predatore naturale: il lupo. Storicamente, l’orice d’Arabia ha vissuto in gran parte del Medio Oriente all’inizio del XIX secolo. Grandi mandrie erano presenti in in Palestina, Sinai, l’Iraq e Cisgiordania. Oggi la maggior parte degli esemplari sopravvissuti si trovano in Arabia Saudita.
Prima di tutto a causa dell’azione dell’uomo, e più tardi della caccia (i ricchi principi arabi hanno cominciato a dar loro la caccia negli anni ’30 per divertimento), la popolazione dell’orice d’Arabia è diminuita drasticamente. Negli anni ’70 non c’erano esemplari selvaggi.Tuttavia, grazie agli sforzi di gruppi ambientalisti e scienziati, l’orice d’Arabia è stata reintrodotto in Oman, Israele, Emirati Arabi Uniti, la Siria, la Giordania, il Qatar e Bahrain. Al momento ci sono più di 1000 esemplari nel loro habitat naturale, motivo per cui è stato escluso dalla lista degli animali in pericolo di estinzione.
Ciò non significa che la minaccia sia stata eliminata: il percorso di conservazione è ancora piuttosto arduo e lento. Tuttavia, il reinserimento ha dato risultati migliori del previsto e fortunatamente ogni anno la popolazione di questo mammifero così caratteristico del deserto aumenta.
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- Spalton, J. A., Lawrence, M. W., & Brend, S. A. (1999). Arabian oryx reintroduction in Oman: Successes and setbacks. ORYX. https://doi.org/10.1046/j.1365-3008.1999.00062.x
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