Cani a caccia di un superbatterio in un ospedale canadese
Cresce ogni giorno il numero degli animali che aiutano le persone malate in diverse parti del mondo. Non si tratta, però, solo di accompagnatori terapeutici, ma anche di “scopritori” di malattie. In questo articolo vi raccontiamo la storia di due cani che cacciano un superbatterio in un ospedale canadese.
Angus e Dodger: cacciatori di batteri
Forse vi è già capitato di vedere in ospedale animali che accompagnavano le persone malate (soprattutto bambini con patologie terminali). Tuttavia, questa storia vi sorprenderà. Si tratta di due cani Springer Spaniel che utilizzano le loro doti di cani da caccia per scovare un superbatterio chiamato Clostridium Difficile.
Questo microrganismo attacca le persone dal sistema immunitario debilitato (condizione molto frequente negli ospedali) e causa una diarrea infettiva che può essere persino letale. Per mesi entrambi i cani sono stati addestrati per individuare il batterio con il “semplice olfatto”.
Angus, di due anni, da diverso tempo lavora in un ospedale canadese dove ha scovato il C. Difficile varie volte in posti diversi. Uno dei più curiosi, i pantaloni di un paziente con forte diarrea e che stava per essere dimesso.
Qualche tempo dopo, si è unito anche Dodger. Al giorno d’oggi entrambi i cani si incaricano di localizzare questo superbatterio.
Come riescono ad individuare questo superbatterio?
Come si è scoperto che il cane avrebbe potuto individuare questo organismo? È successo tutto per caso. Una giovane di Vancouver, Teresa Zurberg, fu colpita da un’infezione causata da questo batterio e che la costrinse ad un ricovero di cinque giorni, perdendo 9 kg in una settimana.
Suo marito, ricoverato nello stesso ospedale, le disse di aver letto un articolo che parlava di un cane Beagle addestrato in Olanda per individuare lo stesso superbatterio che l’aveva colpita.
Teresa addestra cani per rintracciare la presenza di esplosivi e droghe e le venne in mente di fare lo stesso, ma con il C. Difficile. Presentò l’idea alle autorità sanitarie e le fu concessa l’autorizzazione per un test pilota che sia il primo sia il secondo cane superarono senza problemi!
Secondo le ricerche, questo batterio rappresenta un problema molto comune a livello mondiale negli ospedali e innesca un “circolo vizioso”: i pazienti necessitano di un lungo ricovero aumentando, così, il rischio di soffrire di ulteriori infezioni.
Questo superbatterio vive nel materiale fecale e resiste anche dopo aver pulito l’ambiente. I professionisti sanitari possono diffonderlo tramite i loro indumenti o le loro calzature. Di solito si utilizza la luce ultravioletta per trovarlo. I cani Angus e Dodger, però, sono molto più veloci.
Dopo 10 mesi di allenamento, i cani si trovano già nelle condizioni di lavorare per scovare il batterio. Il progetto si è esteso ad altri paesi, come Cile e Finlandia. Teresa Zurberg ha in mente di allenare cani di tutto il mondo da destinare agli ospedali più importanti.
I benefici dei cani negli ospedali
Oltre alla storia che abbiamo appena raccontato, migliaia di cani lavorano in cliniche, ospedali e centri di riabilitazione e sono più che benvenuti. La prima regione italiana ad aver permesso l’ingresso degli animali in corsia è stata Bologna, nel 2013.
Da allora, altri centri hanno imitato l’iniziativa con risultati sorprendenti. Agli animali è vietato l’accesso solo ad alcune aree: terapia intensiva, sala operatoria e unità neonatale. Le restanti zone sono a loro disposizione, purché siano accompagnati dal personale ospedaliero.
I cani migliorano il benessere dei bambini ricoverati, coloro i quali sono affetti da malattie terminali o che ricevono un trattamento molto invasivo. I cani hanno uno scopo terapeutico che va dal distrarre i pazienti ad alleviare lo stress causato da un intervento o un procedimento doloroso.
In alcuni casi permettono di recuperare le capacità motorie dopo un intervento di traumatologia e stabiliscono vincoli indissolubili con i bambini con autismo.
Per poter lavorare in ospedale, devono avere il titolo di “cani da assistenza”, ovvero essere stati addestrati per tale scopo. Il rischio di trasmissione di malattie da parte di questi cani è molto basso, i protocolli, infatti, assicurano che l’animale sia sano e, ovviamente, pulito. Le razze più impiegate nei centri medici sono i Labrador e i Golden Retriever, per via del loro alto grado di sociabilità.
Fonte delle immagini: ichef.bbci.co.uk
Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.