Cosa si nasconde dietro l'addestramento dei delfini?
Nei parchi acquatici di tutto il mondo, gli spettacoli con animali sono l’attrazione principale. Ma cosa si nasconde dietro questi show? Come funziona l’addestramento dei delfini? Soffrono o hanno una vita tranquilla e felice? In questo articolo vi parleremo di come avviene l’addestramento dei delfini.
Addestramento dei delfini: argomenti a favore
I cetacei sono animali molto intelligenti e anche il delfino è considerato uno degli esseri con maggior quoziente intellettivo al mondo. Quando sono liberi, imparano dalle madri come comunicare con gli altri attraverso suoni, movimenti, salti e piroette.
In cattività – per esempio in un delfinario o in uno zoo marino – l’obiettivo è far emergere queste “abilità” per mostrarle agli spettatori, che pagano un biglietto.
Secondo le parole di alcuni addestratori di delfini, essendo animali sociali, attivi e intelligenti, è assai facile per loro eseguire determinati esercizi. Ciò significa che quando saltano fuori dall’acqua o vocalizzando, semplicemente stanno facendo qualcosa di estremamente “naturale”.
Il momento ideale per iniziare l’addestramento è quando smettono di nutrirsi con il latte materno e possono mangiare cibo solido (pesce). In questa fase, inoltre, viene creato e rafforzato il legame con l’istruttore.
Alcuni esercizi vengono insegnati in un paio di giorni e altri richiedono più tempo, come ad esempio i salti nei cerchi o il gioco con i palloni.
Queste attività, peraltro, non rientrano in quelle a cui sono abituati dall’esperienza in mare aperto. E, di conseguenza, devono essere insegnate partendo da zero.
Addestramento dei delfini: è un abuso?
Se si ascolta solo la voce di coloro che lavorano nei parchi acquatici, si finisce col pensare che la vita nei delfinari sia davvero perfetta.
I delfini in fondo giocano, si allenano in un luogo sicuro e mangiano a sazietà. Inoltre, ricevono gli applausi e l’apprezzamento di migliaia di persone, come vere star.
Tuttavia, non tutto è così idilliaco. Per cominciare, esiste una grande differenza nell’aspettativa di vita tra gli esemplari che vivono in mare aperto e quelli degli zoo marini.
I delfini in cattività vivono per circa sei anni. Al contrario, nel loro habitat naturale – se riescono a eludere i pericoli derivanti dall’attività umana, come caccia e pesca – possono raggiungere i 40 anni.
A differenza di quanto accade negli oceani, quando vengono catturati per essere messi in un delfinario o nascono in cattività, i delfini sono costretti a vivere in uno spazio molto piccolo.
Una piscina senza pesci, senza onde, senza vegetazione. Senza vita.
Quando assistiamo ad uno spettacolo, crediamo che ciò che vediamo sia solo frutto dell’amore e della passione verso i delfini. Cosa c’è di meglio di veder saltare e giocare questo splendido animale?
La realtà è che per imparare le ‘piroette’, gli allenatori possono persino arrivare a maltrattamenti psicologici.
La violenza e la crudeltà, testimoniata in diversi casi, è spinta della necessità di organizzare show perfetti per il pubblico pagante. Non sempre parliamo di una punizione fisica, ma viene usato il cibo, che viene dato loro solamente quando dimostrano di aver imparato un’acrobazia.
Fame, frustrazione e aggressività
Sicuramente avrete notato che, alla fine di ogni esercizio, l’allenatore prende un pesce da un secchio e lo lancia al delfino. Non è un premio, ma la sua razione di cibo.
Fondamentalmente l’animale è spinto a fare giochi e piroette non dalla voglia di divertirsi o dal desiderio di sorprendere gli umani. Bensì dalla semplice fame.
Per questi mammiferi marini, gli spettacoli non sono divertenti né si divertono facendoli. E’ solo un modo per procurarsi il cibo. Gli allenatori controllano il secchio del cibo, quindi detengono il potere.
Se i delfini fossero ben nutriti, non avrebbero alcuna necessità di fare acrobazie, saltare, schizzare il pubblico. Né di farsi fare praticamente qualsiasi cosa dai propri allenatori. Sono spinti dalla fame e sanno che obbedire è l’unico modo che hanno per ottenere cibo.
I delfini che vivono in cattività tendono ad essere aggressivi con la gente, con il proprio allenatore e con gli altri della loro specie.
Sono stati registrati anche casi di delfini che si sono lasciati morire, in seguito alla caduta in un profondo stato di depressione.
I delfinari sono una prigione trasparente
A prescindere dall’addestramento dei delfini, bisogna tenere a mente che gli animali non sono nati per essere rinchiusi ed essere usati per intrattenere le persone.
Orsi, scimmie o delfini che siano. Pensare che i cetacei possano essere “felici” di vivere in un recinto, una gabbia marina, in cui vengono nutriti e curati quotidianamente da persone interessate, è forse un modo per non pensare alle vere implicazioni della loro prigionia.
I parchi acquatici e i delfinari sono semplici zoo marini. Anche si cerca di offrirgli tutto il possibile, l’habitat ridotto e artificiale non potrà mai essere paragonato all’oceano aperto. Forse sono luoghi che servono da un punto di vista didattico e per avvicinare le persone alla natura. Ma il prezzo più alto lo pagano proprio i protagonisti di questi “spettacoli”.
Esiste comunque un’eccezione che è quella offerta da riserve o rifugi per animali in condizioni particolari. Qui, vengono accolti e curati delfini feriti, malati o orfani. La grande differenza sta nel fatto che, dopo il recupero, questi esemplari vengono restituiti al mare aperto. Che è, e resterà sempre, la loro vera casa.
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