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Influenza aviaria: impatto sulle aziende avicole

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Influenza aviaria: impatto sulle aziende avicole
Francisco María García

Scritto e verificato l'avvocato Francisco María García

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

L’influenza aviaria rappresenta una seria minaccia per la salute di animali e umani. Inoltre, ha avuto un impatto negativo sull’economia delle aziende avicole e sulla produzione di sussistenza, sia in Italia che all’estero. Vediamo di fare luce sull’argomento in questo articolo.

Che cos’è l’influenza aviaria?

L’influenza aviaria, detta anche peste aviaria, è una malattia virale, acuta e infettiva. Colpisce uccelli e mammiferi di diverse specie, compresi animali domestici ed esseri umani.

Fu riconosciuta per la prima volta in Italia all’inizio del XX secolo, ma si diffuse rapidamente in tutto il pianeta. A causa della sua mortalità e l’alto rischio di contaminazione, è considerata una zoonosi tra le più pericolose, da parte della sanità pubblica.

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La malattia viene provocata dai sottotipi H5 e H7 dei virus dell’influenza A appartenenti al genere A. Gli uccelli selvatici e domestici possono esserne infettati, ma sono quelli che appartengono al gruppo dei gallinacei ad essere particolarmente vulnerabili. Per questo motivo, spesso i mass media ne hanno parlato indicandola come “malattia dei polli”.

Forme di trasmissione

La diffusione e la trasmissione dell‘influenza aviaria è più frequente negli allevamenti intensivi di pollame. L’uccello, infetto, libera il virus principalmente attraverso le sue feci e dai suoi fluidi respiratori. Pertanto, la forma più frequente di trasmissione è il contatto diretto con le feci e le secrezioni di uccelli contaminati.

Tuttavia, le vie aeree sono anch’esse un importante diffusore di questi agenti patogeni. Come il contatto con cibo, acqua o oggetti già infetti.

Il pericolo del contagio umano

Normalmente, l’influenza aviaria non interessa gli esseri umani. Quando ciò accade, si deve a una mutazione anormale e imprevedibile di alcuni virus della famiglia influenzale.

I primi casi nell’uomo sono stati diagnosticati a Hong Kong, durante l’anno 1997. Il sacrificio di milioni di uccelli domestici ha impedito l’insorgere di una pandemia.

I sintomi iniziali ricordano l’influenza comune: tosse, mal di gola, dolori muscolari e febbre. Con la progressione della malattia aumenta il rischio di sviluppare gravi problemi respiratori, come la polmonite.

Attualmente, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) mantiene alta l’allerta per una possibile pandemia di influenza aviaria. La giustificazione è l’elevata migrazione dei sierotipi H5N1 del virus dell’influenza in tutti i continenti.

Effetti negativi sugli allevamenti di polli e galline

La malattia, essendo mortale, riduce notevolmente la popolazione di uccelli. A ciò si aggiunge la necessità preventiva di sacrificare molti uccelli contaminati. Un problema che interessa anche la sfera dell’alimentazione umana e il mercato.

La situazione ha colpito gravemente i paesi dell’Asia e dell’Africa, dove l’avicoltura è un’attività fondamentale per l’economia. Nel Continente Nero, il 70% della produzione di pollame deriva dall’allevamento domestico o da quello di sussistenza (autoconsumo).

Nuovi costi per la prevenzione e il controllo

Un altro aspetto preoccupante per questi produttori sono i costi per applicare le nuove misure di controllo e prevenzione della malattia.

Come possono queste aziende familiari competere con le grandi industrie? Gli alti costi di produzione creerebbero una disuguaglianza quasi impossibile da colmare. Questi piccoli allevatori di pollame sono stati letteralmente abbandonati a loro stessi. Collasso delle vendite, soppressione preventiva degli animali e riavviamento con spese che sono diventate esorbitanti.

Prestiti per i piccoli produttori rurali: un’altra minaccia?

La diminuzione del reddito dovuta alla mortalità degli uccelli infetti impedisce loro di disporre di capitale monetario. Pertanto, molti piccoli produttori di pollame finiscono per utilizzare prestiti con l’obiettivo di finanziare il debito.

Ciò, però, crea ulteriore pressione per questi agricoltori, poiché si trovano ad assumere un ulteriore debito a cui è assai complicato fare fronte. Il che significa più spese in un momento di budget ridotto.

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Si è generato uno squilibrio competitivo tra piccole e medie aziende agricole rispetto alla produzione industriale su larga scala. Multinazionali e compagnie hanno un’elevata liquidità finanziaria, essendo in grado di sopravvivere a periodi di bassa vendita o di diminuzione dei prezzi.

Impatto negativo dell’aviaria in Italia

In Europa, gli effetti negativi dell’influenza aviaria sono già avvertiti nelle zone di produzione rurale. Rapporti recenti confermano più di 2700 focolai ad alto rischio patogeno in quasi tutti i paesi europei.

La Francia e l’Ungheria presentano la più alta concentrazione di casi negli uccelli da riproduzione commerciali. Mentre la Germania ha il maggior numero di diagnosi negli uccelli selvatici. La Spagna ha 10 casi di alta patogenicità nel pollame domestico e 2 negli uccelli selvatici.

In Italia, negli ultimi mesi sono stati ancora registrati dei focolai di aviaria, specialmente in relazione al patogeno H5N8. Le regioni più colpite sono il Veneto e la Lombardia anche se l’Associazione filiere agroalimentari carni e uova a mezzo stampa ha più volte ribadito che i rischi per la popolazione italiana sono praticamente inesistenti.

Prevenire e combattere l’influenza aviaria è una questione importante della sanità pubblica, in cui tutti devono collaborare. Pertanto, è essenziale rafforzare le misure igieniche e scegliere consapevolmente dove acquistare i prodotti avicoli.

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.