La dura vita del pinguino imperatore
Il pinguino imperatore è un uccello marino non volatore che appartiene alla famiglia Aptenodytes forsteri. Appartiene a una delle 18 specie di pinguini tutt’ora esistenti e la maggior parte di loro si distribuisce in zone molto fredde. Come per esempio l’Antartide e l’oceano Meridionale. Ciò che sorprende di più, a parte la straordinaria resistenza al freddo, sono le dimensioni di questo animale, essendo il più grande e pesante di tutti i pinguini.
Adattato per vivere in Antartide
Il termine “imperatore” deriva infatti dalla stazza e dal peso di questo formidabile animale, capace di nuotare sott’acqua per oltre 18 minuti. Ovviamente, la vita al Polo Sud è tutt’altro che semplice, dal momento che bisogna resistere a temperature estreme anche inferiori ai 50 gradi sottozero in inverno. Non a caso, l’Antartide è considerata uno dei luoghi più inospitali della Terra. Il pinguino imperatore, fortunatamente, è riuscito a far fronte alle circostanze grazie a tecniche di adattamento psicologico e un comportamento sorprendentemente collaborativo.
Questa specie forma grandi colonie e crea una comunità dove si riproduce e ha escogitato un efficiente sistema per riscaldarsi a vicenda, basato su turni. Dopo aver formato un circolo, i pinguini si mantengono vicini e, a rotazione, quelli posti all’esterno si alternano in modo da offrire protezione a tutti.
In questo modo, i pinguini più esposti al freddo, sulla fila esterna, possono nuovamente trovare rifugio al centro del cerchio, dove si scaldano abbastanza finché sono di nuovo pronti a tornare in prima linea. Per interagire tra loro, usano una serie di suoni vocali che la comunità scientifica sta cercando di studiare e decifrare.
Il grande senso paterno del pinguino imperatore
Il pinguino imperatore trascorre la maggior parte della sua vita nel ghiaccio antartico e durante l’inverno rigido trascorre le sue giornate all’aperto, un periodo in cui avviene la riproduzione. Il ruolo della femmina è limitato a deporre l’uovo: è il padre a covarlo.
Mentre ciò avviene, la madre inizia un viaggio lungo e difficile per accumulare il cibo necessario per sostenere la sua famiglia. Può percorrere fino a 80 chilometri e, una volta in mare aperto, caccia pesci, calamari e krill. Una volta lì, può immergersi fino a 550 metri di profondità per una durata che, in alcuni casi, può raggiungere i 20 minuti.
Il pinguino è una specie monogama e avrà un solo compagno per tutta la vita, al quale sarà fedele e da cui otterrà la prole. Stranamente, le dinamiche di coppia di questa specie posizionano la femmina come cacciatore. Il maschio, d’altra parte, aspetterà pazientemente allo scoperto occupandosi della cova. Prima incubando il suo uovo e poi allevando il pulcino.
Per oltre due mesi, il maschio rimarrà senza mangiare e dipenderà interamente dal ritorno a casa del suo partner. La femmina accumulerà cibo nello stomaco che poi rigurgiterà solamente nella gola dei pulcini. Sarà allora che il maschio ritornerà in mare per cercare cibo per sé.
Il pinguino imperatore e il cambiamento climatico
All’inizio del 2017 migliaia di esemplari, appartenenti alla specie pinguino Adelia (Pygoscelis adeliae), sono morte in massa per cause legate al riscaldamento globale. Questi uccelli, situati nell’Antartide orientale, hanno le stesse abitudini alimentari e di riproduzione del pinguino imperatore.
La rivista Nature Climate Change ha pubblicato, a proposito, uno studio che prevede una drastica riduzione della popolazione dei pinguini imperatori. Prima della fine del secolo, due terzi delle colonie delle specie dell’imperatore subiranno una perdita di oltre il 50%.
Ma cosa c’è dietro questi dati catastrofici? Secondo l’Oceanographic Institution Woods Hello (WHOI), la sopravvivenza del pinguino imperatore e dell’adelia dipende dallo spessore del ghiaccio marino.
I modelli climatici dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), prevedono dati davvero tristi. Qualsiasi cambiamento del ghiaccio, per quanto lieve, può essere catastrofico: più è spesso, maggiore è la distanza che le donne devono percorrere per procurarsi il cibo. Nel caso contrario, uno strato di ghiaccio troppo sottile può uccidere l’habitat del krill, uno dei pilastri nella dieta dei pinguini.
Insomma, in entrambi i casi esiste il rischio concreto che la tragedia dei pinguini di Adelia si ripresenti e che migliaia di cuccioli muoiano di fame.
Cosa pensano le nazioni e le ONG?
Per questo motivo, l’ONG World Wildlife Fund (WWF) ha chiesto la creazione di un’area marina protetta nell’Antartide orientale. Il motivo è evitare un’ipotetica apertura di quest’area alla pesca del krill che ridurrebbe ulteriormente le risorse alimentari dei pinguini.
Anche se l’Australia e l’Unione europea premono sull’argomento da otto anni, ancora non esiste alcuna zona protetta. Una volta di più, il cambiamento delle temperature minaccia di porre fine alla ricca biodiversità del nostro pianeta. E’ necessario che istituzioni e cittadini facciano tutto il possibile per evitare una nuova tragedia. Il pinguino imperatore, purtroppo, sta per diventare l’ennesima e incolpevole vittima dell’egoismo e dell’inettitudine umana.
Autori delle foto: Fallschirmjäger, Hannes Grobe / AWI e Christopher Michel
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