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Meduse pettine: caratteristiche, habitat e comportamento

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Le meduse pettine hanno questo nome perché molte delle loro specie presentano la tipica forma ovale di altre meduse. Tuttavia, appartengono a un gruppo tassonomico diverso. Continuate a leggere e scoprite di più su di loro.
Meduse pettine: caratteristiche, habitat e comportamento
Cesar Paul Gonzalez Gonzalez

Scritto e verificato il biologo Cesar Paul Gonzalez Gonzalez

Ultimo aggiornamento: 04 giugno, 2023

Le meduse pettine, chiamate anche ctenofori, sono un gruppo di animali marini caratterizzati dalle loro morfologie particolari e traslucide. Di fatto, alcune sono persino bioluminescenti. Questo fenomeno ne risalta la presenza e le rende uno spettacolo della natura.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le meduse pettine non appartengono al gruppo degli cnidari, ma sono raggruppate in un phylum indipendente chiamato Ctenophora. Continuate a leggere questo articolo e scoprite di più su questi animali enigmatici.

Tassonomia delle meduse pettine

Secondo l’Integrated Taxonomic Information System, il gruppo Ctenophora comprende almeno 19 famiglie e circa 58 specie documentate. Tuttavia, alcuni documenti professionali, come The Light e Smith Manual: Intermareal Invertebrates from Central California to Oregon, menzionano che potrebbero esistere più specie sconosciute.

Sebbene si sappia poco sulle meduse pettine, le loro specie sono generalmente divise in due classi tassonomiche distinte: Tentaculata (tentacolati) e Nuda (atentacolati). Come si può intuire, la loro caratteristica distintiva è la presenza (Tentaculata) o l’assenza (Nuda) di tentacoli retrattili lungo il corpo.

Questi animali invertebrati sono considerati uno dei gruppi tassonomici basilari tra gli animali. Ciò significa che durante l’evoluzione del regno Animalia, i ctenofori furono uno delle linee evolutive sorte per prime. C’è tutt’ora un acceso dibattito tra gli specialisti se siano il primo taxon ad apparire o il secondo. Tuttavia, tutti concordano sul fatto che sono essenziali per comprendere la storia evolutiva del regno.

Habitat delle meduse pettine

Le meduse pettine abitano tutti i mari del mondo, compresi i poli, sebbene la maggior parte preferisca le acque temperate vicino ai tropici. Contrariamente agli cnidari, questi invertebrati vivono esclusivamente negli ambienti marini. Infatti, è comune trovarli su alcune coste, ma sono in grado di vivere dalla superficie fino ad arrivare a 2.000 o 3.000 metri di profondità.

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Grazie alla loro bioluminescenza, sono facilmente individuabili nelle profondità marine. Fonte: Wikimedia Commons.

Caratteristiche delle meduse pettine

Nonostante il loro nome, le meduse pettine possono presentare un’ampia varietà nelle forme del corpo. La maggior parte sono di forma sferica, a forma di campana, e ad occhio nudo assomigliano a una qualsiasi medusa del gruppo degli cnidari. Tuttavia, possono anche avere un aspetto lungo e appiattito, quasi come se fossero nudibranchi o larve.

Queste meduse sono di dimensioni piuttosto piccole rispetto ai loro lontani parenti, gli cnidari. Esistono specie che misurano appena pochi millimetri, fino ad arrivare ad esemplari di almeno 20 centimetri di diametro. Inoltre, i loro corpi sono generalmente traslucidi o trasparenti, una qualità che facilita il loro mimetismo nell’acqua.

Secondo l’Animal Diversity Web, gestito dall’Università del Michigan, le meduse pettine sono in grado di mostrare pigmentazioni colorate. L’unico problema è che sia il colore che la forma del loro corpo sono determinati dall’ambiente e dalla sua dieta, quindi non tutti i ctenofori mostrano queste sorprendenti caratteristiche.

I corpi di questi antichi organismi sono costituiti da mesoglea, uno speciale tipo di “muscolo” dalla consistenza gelatinosa. Sono dotati anche di 8 bande di ciglia (minuscoli “tentacoli”), il cui aspetto ricorda le setole dei pettini, che utilizzano per muoversi nell’acqua.

Di fatto, alcune specie, come Beroe cucumis, esibiscono una particolare iridescenza grazie alla struttura delle loro ciglia. Come citato da un articolo pubblicato sulla rivista Current Biology, questi “piccoli tentacoli” funzionano come una specie di cristallo fotonico generato dal movimento dei fotoni (luce). Di conseguenza, produce un effetto iridescente a seconda dell’angolo da cui si osserva.

La bioluminescenza dei ctenofori

Non tutti i ctenofori sono in grado di produrre bioluminescenza, ma esistono alcune specie che mancano degli enzimi necessari per generare questa reazione. Normalmente, la luce prodotta da questi animali trasparenti è blu-verde. Tuttavia, l’intensità e la durata possono variare a seconda delle condizioni dell’ambiente.

Secondo uno studio pubblicato sul Marine Biological Journal, l’emissione di luce delle meduse pettine dipende da quanto segue:

  • Temperatura.
  • Disponibilità alimentare.
  • Salute dell’esemplare.

Alimentazione delle meduse pettine

Le meduse pettine sono carnivore e si nutrono di piccoli crostacei, rotiferi e larve di altri animali (come vongole, cnidari o chiocciole). Mentre si nutrono, sono in grado di “sequestrare” alcune molecole dalla loro preda. È così che acquisiscono nuovi colori o meccanismi di difesa come le nematocisti, le strutture urticanti degli cnidari.

Per catturare la loro preda, i ctenofori usano i loro tentacoli o ciglia per creare correnti d’acqua che trasportano le loro vittime verso la bocca. Allo stesso modo, sia la bocca che i tentacoli sono composti da cellule note come colloblasti, capaci di secernere una sostanza adesiva che permette loro di catturare il cibo.

Sebbene non siano dotati di denti, i ctenofori “digeriscono” la loro preda intrappolandola nella bocca. Questa struttura è in realtà un’apertura mobile che si fa strada nel loro corpo, motivo per cui alcuni specialisti la chiamano “cavità digestiva”. Nel momento in cui il cibo entra al suo interno, vengono rilasciati enzimi e composti chimici che scompongono il cibo.

Infine, questo animale acquatico è dotato anche di un paio di “pori” o fori che servono per espellere ciò che non gli serve (pori anali). In questo modo, pur non avendo un apparato digerente, si liberano degli elementi di scarto senza processi metabolici complessi e senza danneggiare la propria integrità.

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Mnemiopsis leidyi. Sebbene siano in grado di “sequestrare” strutture come le nematocisti, le meduse pettine non sono in grado di usarle con facilità. Infatti, queste cellule urticanti rimangono nella “cavità digestiva” e contribuiscono solo alla digestione. Fonte: Bruno C. Vellutini/Wikimedia Commons.

Il comportamento delle meduse pettine

Poiché le meduse pettine mancano di un sistema nervoso complesso, il loro comportamento è semplice e si limita all’autodifesa e all’autoconservazione. Non hanno occhi, ma la parte superiore del loro corpo è dotato di strutture sensoriali specializzate che consentono loro di rilevare la luce, di orientarsi nello spazio e di localizzare le prede.

In genere, questi organismi si lasciano trasportare dalla corrente finché non percepiscono una preda o un predatore. Tendono ad essere solitari per la maggior parte del tempo. Tuttavia, possono essere visti in gruppi fitti quando si verificano “fioriture” (blooms), un fenomeno che aumenta notevolmente la loro popolazione in condizioni specifiche.

Riproduzione di meduse pettine

I ctenofori non hanno organi sessuali complessi, ma una parte delle loro cellule produce i gameti necessari alla loro riproduzione. I gameti, infatti, vengono rilasciati attraverso la bocca e sfruttano l’acqua per muoversi. È grazie a ciò che non hanno bisogno di strutture speciali per essere fecondati.

Inoltre, possono anche autofecondarsi, quindi non hanno bisogno di un partner per riprodursi. Questo è uno dei motivi per cui la loro popolazione può aumentare rapidamente quando sono presenti abbastanza risorse (cibo).

Una volta fecondati, i gameti femminili vengono rilasciati nell’ambiente e diventano larve ciliate (ricoperte di ciglia). Man mano che si nutrono e si sviluppano, i piccoli ctenofori raggiungeranno la loro forma adulta.

Animali enigmatici

Come potete vedere, le meduse pettine sono animali marini sorprendenti ed enigmatici che possono venire confusi con gli cnidari. Tuttavia, questi non rappresentano alcun rischio per la salute umana, poiché non “pungono” né provocano lesioni di importanza medica. Al contrario, la loro morfologia e bioluminescenza è talmente curiosa che sono in molti a cercare di assistere a questo fenomeno.


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