Scimmia urlatrice: tutte le caratteristiche della specie
Scritto e verificato il veterinario Eugenio Fernández Suárez
Avete mai sentito parlare della scimmia urlatrice? Con questo termine ci riferiamo al genere Alouatta. Ovvero, sono dei primati originari del Nuovo Mondo, caratterizzati dal fatto di comunicare attraverso uno dei più potenti richiami del regno animale. In questo articolo vi spiegheremo tutto ciò che bisogna sapere sulle scimmie urlatrici. Vedrete, vi sorprenderanno!
Caratteristiche della scimmia urlatrice
Questi primati sono caratterizzati perché hanno un osso ioide (situato alla radice della lingua) molto più sviluppato. Questa particolarità gli permette di eseguire questi potenti richiami. In pratica, tale osso agisce come una vera e propria cassa di risonanza naturale.
Queste scimmie possiedono narici appiattite e separate tra loro. Ciò gli conferisce un aspetto molto caratteristico. Hanno inoltre una folta pelliccia e una lunga coda prensile, simile a quella delle scimmie cappuccine.
Una delle curiosità di queste scimmie è che possono contare su una visione tricromatica. Si tratta di una grande differenza rispetto alla maggior parte delle scimmie nel Nuovo Mondo, che non percepiscono i tre colori primari. Inoltre, di solito si spostano sulle quattro zampe, usando la coda per tenersi sui rami.
Questa specie presenta un certo dimorfismo sessuale. Gli esemplari maschi e femmine presentano notevoli differenze. Principalmente, i maschi sono più grandi e pesano intorno ai 10 chili. Al contrario, le femmine solitamente non superano i 7 kg. In alcune specie, come la scimmia urlatrice nera, le femmine sono di colore giallo, mentre i maschi sono completamente neri.
Una curiosità è che la maggior parte delle scimmie del Nuovo Mondo non ha una visione a tre colori, mentre la visione delle scimmie urlatrici è pienamente tricromatica.
Comportamento delle scimmie urlatrici
Le urla di questa scimmia servono da avvertimento per i gruppi rivali e vengono eseguite da maschi e femmine, soprattutto durante il pomeriggio. A volte, questi mammiferi possono anche gridare di notte, specialmente in presenza della luna piena.
Sono uno dei pochi primati del Nuovo Mondo che mangiano foglie fresche, una digestione difficile che richiede adattamenti metabolici come la ruminazione. È un alimento che offre però poche calorie e, quindi richiede un consumo elevato. Una scimmia urlatrice mangia circa 2 kg di foglie al giorno, circa un terzo del suo peso. Inoltre, per evitare sprechi di energie, questi primati si muovono il meno possibile.
Da un lato, queste scimmie possono nutrirsi facilmente di foglie di cui la giungla è ricca. In cambio devono evitare un eccessivo dispendio di energie. Quindi, sono piuttosto inattivi e trascorrono molto tempo rimanendo a riposo.
Le scimmie urlatrici vivono in piccoli gruppi di circa cinque individui, sia maschi che femmine. A volte, però, questo numero può essere maggiore e raggiungere persino i 20 esemplari.
Habitat e conservazione della specie
L’habitat della scimmia urlatrice comprende diversi livelli di foreste tropicali. Principalmente si tratta di zone verdi dell’America centrale e del Sud America. Potrete facilmente trovarla dal sud del Messico fino al nord dell’Argentina, anche se le loro principali zone di distribuzione sono Bolivia, Venezuela e Brasile.
La maggior parte delle specie di scimmie urlatrici sono tuttora minacciate, sebbene il rischio di estinzione sia ancora basso. Vengono uccise per la loro carne o strappate al loro habitat per essere vendute, illegalmente, come animali domestici.
Per colpa dell’intervento umano, il loro habitat si sta riducendo notevolmente. Come altre specie di primati, le scimmie urlatrici possono trasmettere la febbre gialla, i cui focolai stanno emergendo di recente in paesi come il Brasile.
Occorre tenere presente che questa malattia non può essere trasmessa direttamente tra i primati, o almeno il rischio è molto basso. Infatti, la sua principale via di trasmissione è la puntura di una zanzara. Quindi, oltre a rappresentare un disastro ecologico, la caccia di questi animali rappresenta un rischio elevato per la trasmissione di febbre gialla e altre malattie, in seguito a morsi o graffi.
Un’altra curiosità interessante è che, durante la civiltà Maya, questi animali erano considerati sacri. Nel rapporto con l’essere umano, non sono scimmie aggressive ma, ovviamente, non sopportano la vita in cattività.
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