Tutto sull'affidamento condiviso degli animali domestici
Scritto e verificato l'avvocato Francisco María García
L’affidamento condiviso degli animali domestici è una soluzione giuridica relativamente nuova, che ha acquisito grande importanza in caso di divorzio. Il suo concetto giuridico, però, va oltre il famoso e gradevole “chi tiene il cane?”.
A seguire vi spieghiamo i principali casi in cui si applica l’affidamento condiviso degli animali domestici e in cosa consiste esattamente tale affidamento dopo la separazione di una coppia.
Legislazione sull’affidamento condiviso degli animali domestici
Siamo davanti a una fresca linea di interpretazione nel panorama della giurisprudenza. In presenza di una coppia che si vuole separare, litiga su ogni cosa e non riesce neanche a mettersi d’accordo sulla collocazione degli animali tenuti in casa, spetta al giudice fare chiarezza, applicando le norme previste per l’affido dei figli.
In passato, nonostante esplicita richiesta delle parti, molte sentenze non si sono pronunciate sull’argomento “animali domestici”. Molti tribunali hanno risposto ai coniugi di trovare una soluzione condivisa in ambito privato, al di fuori delle aule giudiziali.
A volte, ma esclusivamente in sede di separazione consensuale, il giudice, nonostante dimostri molta riluttanza, ha convalidato gli accordi tra marito e moglie rivolti a stabilire le regole di assegnazione relative all’animale domestico.
Nel nostro ordinamento non esiste una norma specifica che disciplini l’affidamento di un animale domestico in caso di separazione o divorzio dei coniugi o dei conviventi.
In alcuni, seppur pochi, casi si è approdati a una soluzione di affidamento condiviso del migliore amico dell’uomo, con divisione al 50% delle spese per il mantenimento. Il cane è stato costretto a vivere in periodi alterni un po’ con il marito, un po’ con la moglie.
Considerazioni sull’affidamento condiviso degli animali domestici
Il primo aspetto da tenere in considerazione è la disponibilità economica di entrambi i soggetti coinvolti. Questa è essenziale per determinare gli oneri di ogni affidatario in caso di finalizzazione dell’accordo. Aiuta anche a regolare le singole responsabilità nel mantenimento dell’animale.
Si dà per scontato che la partecipazione di ogni affidatario nella titolarità dell’animale sarà identica. Qualora così non fosse, le proporzioni corrispondenti a ogni padrone devono essere indicate nel contratto, insieme ai suoi obblighi e diritti distinti.
Nel caso in cui si verifichi un disaccordo tra i padroni e se vengono prese decisioni incoerenti o arbitrarie rispetto all’accordo previamente stabilito, ogni proprietario ha il diritto di procedere tramite azioni legali per abbandonare l’accordo e ricevere un indennizzo proporzionale alla sua quota nell’affidamento condiviso.
Condivisione degli animali in caso di divorzio
Attualmente esistono pochi casi di divorzio in cui è stata deciso un affidamento condiviso degli animali domestici, poiché vengono considerati come questioni “sentimentali” e non beni che possono essere condivisi tra le parti.
Sempre più coppie, di fatto, decidono di stilare un accordo sugli animali domestici al momento di formalizzare la separazione. In questo documento bisogna indicare in dettaglio le responsabilità e i diritti di ogni parte allo scopo di garantire all’animare le cure appropriate.
Come è logico, in questo tipo di documento bisogna anche indicare la divisione delle spese relative a cibo, igiene, benessere e medicina preventiva per l’animale. In altre parole, le spese di base.
Si stabiliscono anche le norme di affidamento condiviso affinché il vincolo affettivo non comprometta il diritto di ogni padrone di godere della compagnia del suo migliore amico.
In tal senso, si consiglia ai padroni di mettersi d’accordo prima su come condivideranno il tempo con i loro animali durante i giorni feriali e i weekend, ma anche di stabilire un punto di incontro dove prendere e lasciare l’animale, oltre a ulteriori questioni pratiche che evitano problemi futuri tra le parti.
Tutte queste questioni sono una novità in ambito giuridico, perché si smette di intendere l’animale attraverso un concetto materiale (di bene), per metterlo in una posizione simile a quella dei figli durante un divorzio. Oltre a offrire un trattamento più degno all’animale, questo potrebbe rappresentare un ulteriore passo verso il riconoscimento dei diritti degli animali.
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