Cavalluccio marino: il pesce più sorprendente del mondo
Il suo nome scientifico è Ippocampo e deriva da due termini greci: íppos (che significa cavallo) e kámpi (bruco, animale ricurvo). In questo articolo vi parleremo del Cavalluccio marino, un animale davvero affascinante, per tanti motivi. Siete pronti a scoprire le sue caratteristiche, il suo habitat e alcune curiosità su di lui? Iniziate a leggere!
Caratteristiche del Cavalluccio marino
Con più di 50 specie conosciute, l’ippocampo è un pesce molto diverso dagli altri. Per cominciare, il suo corpo si muove in verticale, come se stesse fermo. Viene spinto da una pinna dorsale (prima della coda) ed è in grado di girare, sfruttando l’azione di due pinne pettorali (situate sotto le guance).
Invece di avere una pinna caudale, come altri pesci, i cavallucci marini ha una coda prensile avvolta a spirale. Gli permette di aggrapparsi alle piante subacquee e ai coralli.
Ci sono poi alcune caratteristiche particolari dell’ippocampo:
- La respirazione avviene attraverso le branchie.
- E’ ricoperto da una sorta di “armatura” (anelli e piastre spesse che servono da protezione).
- Può mimetizzarsi tra le alghe (per fuggire ai predatori).
- Comunica con altri simili, facendo un rumore specifico muovendo la testa, come un cavallo in impennata.
- I due occhi si muovono in maniera indipendente.
- Non ha denti.
- Possiede una specie di marsupio.
- Possiede due narici che servono per filtrare l’acqua.
Tenete presente che questo pesce è molto piccolo e, solamente in alcuni casi, un adulto maschio può raggiungere i 30 centimetri di lunghezza. La sottospecie più piccola è di appena 14 millimetri.
Habitat e alimentazione del Cavalluccio marino
L’ippocampo abita in acque tropicali poco profonde e a temperature calde, tra i coralli, sia nell’Atlantico che nell’Indo-Pacifico e nel Mar Rosso.
Per quanto riguarda la loro dieta, i cavallucci marini sono predatori di piccoli invertebrati e si affidano ai loro occhi, che si muovono in maniera indipendente, per riconoscere le prede. Il muso allungato e un rapido movimento della testa permettono loro di “succhiare” il cibo e inghiottirlo intero, poiché non hanno i denti.
Dato che lo stomaco del cavalluccio marino è molto piccolo, questo pesce dall’aspetto strano è costretto a procurarsi cibo in modo costante, praticamente senza fermarsi mai.
L’unica specie in cui il maschio partorisce
Indubbiamente, uno dei motivi per cui l’ippocampo è considerato uno degli animali più curiosi presenti in Natura, è relativo al sistema di riproduzione. A differenza di quanto succede nella stragrande maggioranza delle specie, è il maschio che mette alla luce la prole.
Quando la temperatura dell’acqua aumenta, un maschio e una femmina eseguono una danza cerimoniale intrecciando le code e, dopo 20 minuti, ha luogo la fecondazione esterna.
A questo punto, succede qualcosa di assolutamente unico. La femmina deposita le uova nel “marsupio” del maschio. Un luogo sicuro e protetto dove potranno schiudersi senza problemi. L’intero processo dura solo sei secondi e mira a garantire la monogamia genetica. I figli generati saranno il frutto di un solo accoppiamento.
La gestazione può durare tra 10 giorni e le 6 settimane, a seconda delle specie di ippocampo e della temperatura del mare. Una volta trascorso questo tempo, il maschio si ancora con la coda a una qualsiasi sporgenza e contrae il corpo per espellere i piccoli. Può passare parecchie ore ‘sparando’ gli avannotti, che sono identici ai loro genitori, ma di massimo 11 millimetri di lunghezza.
Durante i primi giorni, questi cuccioli – da 10 a 400 esemplari – entrano ed escono dalla sacca del padre, a seconda dei pericoli.
Senza dubbio, il cavalluccio marino è un mix di animali differenti in un solo esemplare. La testa e il muso sono quelli di un cavallo, ha gli occhi del camaleonte, la pancia del canguro e una coda prensile come le scimmie. Inoltre, si muove dritto come una persona, sostenuto dalla sua spina dorsale.
Non c’è dubbio, siamo difronte a un essere vivente davvero unico e straordinario. Un vero miracolo della Natura.
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