Il gatto nella storia: dall'Antico Egitto al Medioevo
Scritto e verificato l'avvocato Francisco María García
Il gatto nella storia ha assunto diversi significati; da incarnazione di una divinità egizia a simbolo delle streghe. Com’è stata la vita dei nostri amici felini durante il corso dei secoli?
Per parlare di tutti i ruoli che ha ricoperto il gatto nella storia servirebbe molto più che un semplice articolo. Ecco perché il nostro obiettivo è di evidenziare in queste righe i momenti chiave che hanno contraddistinto la relazione tra uomo e gatto, partendo dall’antichità per arrivare ai giorni nostri.
Vediamo quindi i ruoli svolti dal gatto nella storia.
Il gatto nell’antico Egitto
Il gatto nella storia dell’antico Egitto è spesso legato alla figura della dea Bastet, conosciuta come “la stella Sirio”. Le rappresentazioni di questa divinità venivano associate proprio ai felini, tanto da essere raffigurata come una gatta nera o come una donna con testa di felino.
Il culto della dea Bastet era estremamente popolare soprattutto nell’antica città di Bubastis, dove vennero ritrovati numerosi gatti mummificati. Si stima che questi felini venivano considerati come l’incarnazione della stessa dea Bastet. Per questo motivo, una volta morti, erano degni del rituale della mummificazione, accessibile solo a nobili e faraoni.
Nell’antico Egitto, la dea Bastet era la protettrice della casa e delle donne incinte, con il potere di tenere lontani mali e spiriti. Bastet aveva una personalità a volte amorosa e pacifica, a volte feroce e ostinata.
Oltre che per il progresso dal punto di vista delle conoscenze, la civiltà egizia era nota anche per il profondo amore e rispetto che nutriva nei confronti degli animali. Diversi antichi popoli, come i greci, menzionano infatti l’abitudine degli egizi di condividere l’ambiente domestico con animali che venivano considerati, a tutti gli effetti, parte della famiglia.
Il tentativo più importante di addomesticamento eseguito nell’antico Egitto venne fatto proprio sui gatti. Il reciproco rispetto tra gatto e uomo in quanto a libertà e ad autonomia ha rappresentato la chiave per rafforzare il vincolo tra animale e umanità nella società egizia.
Il gatto nella storia del diluvio universale
Il diluvio universale è uno dei racconti biblici più conosciuti, dal quale sono state tratte tantissime rappresentazioni artistiche. Su tutte, la storia di Noè e della sua famiglia, che ricevette da Dio la missione di costruire un’enorme arca per salvare una coppia per ogni specie animale in previsione del grande diluvio che stava per colpire la terra.
Quello che in pochi sanno è come la storia dell’arca di Noé sia anche una delle più antiche versioni sulla nascita dei gatti. Se ci atteniamo al racconto originale, vediamo che Noè non fece mai salire sulla sua arca una coppia di gatti. E questo per una semplice ragione: a quei tempi, ancora non esistevano sulla terra esemplari di questa specie.
Si racconta però di come Noè rimase sorpreso dall’incredibile velocità con la quale si riproducevano i topi. Durante la traversata, questo fatto si tramutò in un vero e proprio problema per le limitate scorte di cibo. Senza sapere come risolvere la situazione, Noè chiese aiuto a Dio, che gli disse di accarezza la testa del leone per tre volte consecutive.
Senza ben comprendere l’indicazione divina, Noè accarezzò la testa del grande felino. Con sua grande sorpresa, il leone starnutì tanto forte da espellere, dalle possenti narici, una coppia di gatti.
Subito i mici compresero il loro ruolo sull’arca e poterono sfruttare il talento nella caccia per tenere sotto controllo il problema della sovrappopolazione di roditori.
Il gatto nel Medioevo
Il Medioevo è stato, senza ombra di dubbio, il periodo più crudele che i gatti si siano trovati ad affrontare. Per oltre 10 secoli i gatti, soprattutto quelli neri, furono infatti perseguitati e bruciati sul rogo a causa della convinzione popolare che li legava alla pratica della stregoneria.
Sono state perfino ritrovate prove di come nei periodi più bui questi animali fossero creduti “creature sataniche”. Il loro comportamento, le loro abitudini notturne e perfino il mito delle loro sette vite furono associati ai movimenti eretici.
Tra le tante false credenze sul gatto che circolavano nel Medioevo, vi era quella secondo cui i suoi occhi illuminassero le notti più scure per permettere alle streghe di portare a termine i loro rituali satanici. Un’altra leggenda comune raccontava di come il diavolo in persona assumesse la forma di un gatto nero per “infiltrarsi” tra gli esseri umani.
Incredibilmente, vi è tutt’oggi chi continua a temere i gatti neri proprio a causa delle false credenze che circolavano durante il Medioevo. Per questo motivo, spingiamo tutti a conoscere la vera storia del gatto e del suo linguaggio del corpo, attraverso il quale esprime la sua personalità.
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