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La formica proiettile: quanto è pericolosa?

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La formica proiettile è tra le specie di insetti più pericolosi al mondo a causa del dolore provocato dalle sue punture. Ecco dove rischiamo di incontrarla.
La formica proiettile: quanto è pericolosa?
Luz Eduviges Thomas-Romero

Scritto e verificato la biochimica Luz Eduviges Thomas-Romero

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

La formica proiettile è il nome comune della specie Paraponera clavata. Il soprannome di formica proiettile è dovuto al dolore intenso generato dalle sue punture, paragonato appunto a quello di un proiettile. A seguito di una puntura, la vittima prova un dolore terribile per le successive 12 o 24 ore, motivo per cui l’insetto è chiamato anche “formica 24”.

Oltre alla fama dovuta al dolore puro e intenso che provoca, secondo l’entomologo statunitense Justin Schmidt dell’Istituto Biologico dell’Università dell’Arizona, questa formica si caratterizza anche per la dimensione, misurando in media 2,54 centimetri.

Secondo la classificazione attuale, la formica proiettile fa parte del gruppo della Paraponera, della famiglia delle Formicidae e appartenente all’ordine Hymenoptera.

Per molto tempo questa è stata l’unica specie attribuita a quest’ordine, fino a quando nel 1994 non sono state trovate tracce del suo primo parente estinto. Il famoso fossile, classificato come Paraponera dieteri, è stato ritrovato nella Repubblica Dominicana.

La formica fossilizzata Paraponera dieteri visse durante il Mioceno inferiore, tra i 15 e i 45 milioni di anni fa. La buona conservazione del fossile ha consentito esaustivi studi di comparazione tra le due specie. Scopriamo in questo articolo caratteristiche e curiosità della formica proiettile.

Come riconoscere la formica proiettile?

Queste formiche sono distinguibili per la loro dimensione (gli esemplari della classe operaia arrivano a raggiungere una lunghezza compresa tra gli 1.8 e i 3 centimetri). A prima vista assomigliano a grosse vespe, di colore nero rossiccio e senza ali, con ognuna delle due antenne che forma un’ampia “V”.

Come tutte le specie simili, inoltre, questa specie non ha carattere polimorfo nella classe operaia. La regina non è quindi tanto più grande di quelle operaie.

È importante notare come la formica proiettile non sia per natura aggressiva, a meno che non si minacci il suo nido. Secondo alcuni studi, se messa sulla difensiva emette un suono stridente e comincia a pungere con ferocia.

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Dove rischiamo di incrociare la formica proiettile?

La formica proiettile si trova in tutta l’America centrale e del Sud, nell’ecozona neotropicale umida. Questo vuol dire che, nello specifico, potremmo imbatterci in questo insetto in Honduras, El Salvador, Nicaragua e Costa Rica, ma anche in Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia e Brasile.

In genere, le colonie di formica proiettile vivono sia in zone basse sia fino ai 750 metri di altezza sopra il livello del mare. Ciò nonostante, è stato avvistato qualche esemplare anche a 1.500 metri di altezza. In quanto al numero, le loro colonie possono essere costituite da poche decine di formiche proiettile fino ad un centinaio. Si tratta comunque di comunità piccole in confronto ad altre specie di formiche.

In genere, le colonie vengono costruite alla base degli alberi. La formica proiettile è principalmente insettivora e si ciba di linfa e nettare delle piante. È inoltre comune che le formiche operaie di questa specie perforino l’albero nell’area vicino alla colonia, alla ricerca di artropodi e nettare.

Qual è l’albero preferito per la nidificazione?

Gli studi sembrano suggerire che non esiste una specie di alberi preferita da questa formica per la nidificazione. In genere, la formica proiettile sceglie alberi con contrafforti basali e nettari extrafiorali che permettano l’accesso alla volta della foresta.

Due studi condotti in Costa Rica e sull’isola Barro Colorado hanno contato circa quattro nidi di formica proiettile per ogni ettaro di bosco. Sull’isola Barro Colorado, i nidi si trovano sotto 70 specie di alberi, 6 specie di arbusti, 2 specie di piante rampicanti e una specie di palma. I nidi erano più comuni sotto le foglie di Faramea occidentalis e Trichilia tuberculata, gli alberi più frequenti in quell’ecosistema.

In Costa Rica le colonie erano invece maggiormente frequenti in zone in cui abbondavano alberi di Alseis blackiana, Tabernaemontana arborea, Virola sebifera, Guarea guidonia e Oenocarpus mapora.

La temibile puntura della formica proiettile: dolorosa ma non mortale

Sappiamo bene che molte vespe, api e formiche (dell’ordine Hymenoptera) producono sostanze tossiche o velenose come tecnica di difesa. Le femmine di una gran numero di queste specie hanno sviluppato un pungiglione alla fine dell’addome, arma che costituisce un adattamento evolutivo del canale dedicato alla deposizione delle uova.

Risulta interessante sapere come le formiche della famiglia Formicidae attaccano generalmente tramite morsi. Alcune specie, tra cui le formiche proiettile, agiscono invece anche tramite punture. La puntura, per quanto dolorosa, non è comunque mortale per gli esseri umani.

Perché la formica proiettile provoca tanto dolore?

È importante tenere a mente che l’intensità del dolore causato da una puntura di insetto dipende da vari fattori, come le dimensioni dell’insetto, la quantità di veleno che inietta e, più importante di tutto, le proprietà chimiche dei costituenti induttori del dolore.

Tra le sostanze più conosciute contenute nella puntura delle formiche troviamo l’acido formico, presente anche nelle punture delle api. Ma non si tratta dell’unica sostanza presente; le formiche guerriero iniettano un alcolite del gruppo piperidina, la solenopsina.

Forse sarete familiari con gli effetti fisiologici di alcuni alcoliti come la morfina, l’efedrina e la nicotina. Le punture degli insetti che liberano acido formico e alcoliti non sono lontanamente paragonabili al dolore causato da quelle delle formiche proiettile. La tossina prodotta da queste ultime è infatti la poneratossina.

Cosa conosciamo di questa potente tossina?

La poneratossina è una piccola proteina che interferisce con la funzione del canale del sodio. La disfunzione di questo canale intacca, per esempio, la capacità delle cellule nervose di inviare segnali elettrici da un luogo ad un altro. Ricordiamo che i muscoli del corpo hanno bisogno del controllo neuronale per svolgere la loro funzione.

Così, quando un fattore interferisce sulla funzione delle cellule nervose vengono generati dolore e paralisi. Di fatto, esiste una sottile linea che separa il dolore dall’intorpidimento causato dalla disfunzione cellulare. Questa neurotossina può provocare picchi di dolore estremo, sudore freddo, nausea, vomito e perfino aritmia cardiaca.

La puntura attraverso questa tossina può provocare linfoadenopatia (disturbi nei gangli linfatici), edema, tachicardia e la comparsa di sangue nelle feci. Ad oggi, si stanno ancora cercando rimedi medici al pericoloso effetto di questa tossina.

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Uso rituale delle punture nelle comunità indigene

È interessante segnalare come alcune popolazioni indigene amazzoniche di Brasile e Guyana Francese usino la puntura di queste formiche intenzionalmente. Si tratta di veri e propri riti di iniziazione per bambini, per giovani in pubertà e riti praticati durante cerimonie per ottenere maggior prestigio sociale.

Per questo proposito, le formiche vengono prima addormentate immergendole in un sedativo naturale. Successivamente, lo sciamano ne infila 80 esemplari all’interno di guanti fatti di foglie, simili a guanti da forno, facendo attenzione a non toccare i pungiglioni. Quando le formiche riprendono coscienza, il bambino fa scivolare le mani dentro ai guanti.

L’obiettivo di questo rito di iniziazione è di mantenere il guanto per almeno cinque minuti. Una volta concluso il tempo, la mano del bambino e parte del suo braccio sono temporaneamente paralizzati a causa del veleno della formica e presentano tremolii che possono durare anche diversi giorni.

Curiosamente, i membri di questa tribù hanno una longevità piuttosto elevata. Questo probabilmente perché il veleno della formica proiettile produce effetti che rinforzano il sistema immunitario dell’essere umano.


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